Cassino
31.08.2024 - 18:00
Era nell’aria già da giorni e ora è certezza: il Plant cassinate non riaprirà i suoi cancelli neppure il 9 settembre. Tutto rinviato in avanti. Il motivo? Mancano gli ordini e, dunque, le ferie forzate dei lavoratori si allungano ulteriormente.
È dal 31 luglio (lastratura e verniciatura dal 29), infatti, che le tute rosse non varcano gli ingressi uno e due dello stabilimento che ha fatto la fortuna del territorio a partire dagli anni Settanta. Anima produttiva di un’intera regione ora silente e ferma, una “macchina” che continua a rallentare la sua corsa tra blocchi, cassa integrazione e contratti di solidarietà nonostante gli annunci roboanti della trasformazione del Plant in un Hub del lusso, con modelli premium destinati al mercato di tutto il mondo. Che a partire dal 2025 tuttavia arriveranno. Ma l’attesa è pesante per il territorio. E, intanto, ieri la più laconica delle comunicazioni: «Stellantis comunica una fermo produttivo dal 9 al 13 settembre. Si riprenderà lunedì 16». E ancora: «Per quanto riguarda le attività di avvio impianti dei vari reparti invece sarà fatta comunicazione personale». Dunque, 47 giorni di “fermo” complessivi tra ferie ordinarie e blocchi: mai visti prima!
Dalla Fim Cisl
Non possono stare zitti i sindacati. «Stiamo battendo tutti i record negativi della storia dello stabilimento», ha subito commentato Mirko Marsella, segretario provinciale Fim Cisl.
«Ormai - ha aggiunto - il grido d’allarme lo abbiamo lanciato quando c’è stato il tavolo in Regione, lo abbiamo lanciato al ministero, lo stiamo lanciando - chiaramente - a livello territoriale. Veramente credo che ci sia bisogno di chiarezza per quanto riguarda gli stabilimenti italiani, le produzioni future e, soprattutto, i tempi di partenza dei nuovi modelli per le fabbriche e, in particolare, per Cassino Plant. E veramente necessario capire i tempi e le strategie future sul nostro territorio non solo dello stabilimento ma anche dell’indotto».
Dalla Uilm
Duro, durissimo anche l’intervento del segretario provinciale Uilm Gemmaro D’Avino, che già aveva anticipato un simile scenario. «Basta annunci, basta silenzi, basta assenze. È una bomba ad orologeria con il timer in scadenza.
Stellantis ha dichiarato altri 5 giorni di fermo, si rientra al lavoro dal 16 settembre e non più dal 9, è dal 28 luglio che i cancelli sono chiusi.
La Uilm continua a sollecitare il Governo centrale, tutte le istituzioni e gli Enti preposti a interventi seri a sostegno della occupazione nel territorio.
Crediamo sia urgente organizzare un tavolo per individuare le soluzioni per la salvaguardia dell’occupazione e la crescita economica.
Servono modelli e produzioni che garantiscano il futuro anche dell’indotto che, come tutto il tessuto sociale, è allo stremo.
Le aziende dell’indotto sono in grave difficoltà: per i continui tagli da parte di Stellantis, per le continue mancate produzioni e perchè gli ammortizzatori sociali non saranno più disponibili a breve. Dalle voci siamo passati alle conferme da parte di alcune aziende: come la Uilm aveva già detto solo qualche giorno fa, alcune aziende della filiera dei componenti stanno valutando la chiusura o il trasferimento dei lavoratori.
Parliamo di un settore, qual è l’automotive, che è sempre stato un fiore all’occhiello del Made in Italy.
Dobbiamo ritrovare orgoglio e ridare dignità alle persone e alle loro famiglie.
Stellantis deve assumersi la responsabilità sociale di un territorio che negli anni, non solo ha contribuito in maniera importante al Pil nazionale, ma che ha anche consentito all’azienda stessa di diventare uno dei brand più appetibili sul mercato».
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