Spazio satira
Il report
15.07.2024 - 17:00
Oltre 141 milioni di euro. A tanto ammonta il calo dei prestiti bancari alle imprese in provincia di Frosinone, registrato nell’ultimo anno.
A proporre un’analisi in merito l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che prende in esame l’andamento degli impieghi vivi alle imprese tra aprile 2023 e aprile 2024.
In Ciociaria la variazione in questo arco di tempo è stata del -4,9%, passando da 2.892.300 euro a 2.750.300 euro. Situazione pressoché in linea con l’andamento nazionale, che fa registrare una diminuzione del credito alle aziende del 4,7%.
In termini assoluti nell’ultimo anno in Italia il calo è stato pari a 32,2 miliardi di euro, confermando il trend iniziato dodici anni fa, che ha fatto registrare fino a oggi una caduta del 27% di impieghi vivi, pari a -247 miliardi.
Preoccupante in questo quadro, come sottolinea la Cgia di Mestre, il relativo aumento del rischio di infiltrazioni delle organizzazioni criminali nell’economia reale del Paese. «In questi momenti così particolari, infatti – sottolinea l’ufficio studi – sono gli unici soggetti che dispongono della liquidità necessaria per “aiutare” chi si trova in difficoltà economico-finanziaria, in particolare nei settori ad alta intensità di contante (ristorazione, intrattenimento e sale giochi), in
quelli che richiedono il controllo del territorio (edilizia) e nei comparti meno innovativi che non richiedono competenze specialistiche».
Lo scenario
Per quanto riguarda la diffusione del fenomeno a livello territoriale, la Banca d’Italia, attraverso uno studio condotto verso la fine del 2021, ha rilevato che la penetrazione mafiosa non riguarda soltanto il Sud Italia. Anche alcune aree del Centronord, infatti, mostrano un indice di presenza mafiosa molto preoccupante, in particolar modo le province di Roma, Latina, Genova, Imperia e Ravenna. Sempre nella ripartizione centrosettentrionale, meno colpite, ma comunque con forti criticità, anche le provincie di Torino, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Varese, Milano, Lodi, Brescia, Savona, La Spezia, Bologna, Ferrara, Rimini, Pistoia, Prato, Firenze, Livorno, Arezzo, Viterbo, Ancona e Macerata. A risentire in misura minore del fenomeno, invece, le province del Triveneto, con leggeri segnali in controtendenza a Venezia, Padova, Trento e, in particolar modo, Trieste. Anche la Valle d’Aosta e l’Umbria presentano un livello di rischio molto basso. Nel Mezzogiorno, infine, gli unici territori verosimilmente meno interessati dalla presenza del fenomeno mafioso sarebbero le province di Matera, Chieti, Campobasso e le realtà sarde di Olbia Tempio, Sassari e Oristano.
I reati spia
A livello territoriale, dunque, come rileva la Banca d’Italia, sebbene vi sia una presenza particolarmente radicata e diffusa delle organizzazioni criminali nel Mezzogiorno, ormai il fenomeno risulta esteso in modo preoccupante anche nelle regioni economicamente più avanzate del Centronord. «La letteratura specializzata – si legge nell’analisi della Cgia – evidenzia che, storicamente, i territori dove l’economia locale è fortemente condizionata dalla spesa pubblica e il livello di corruzione della pubblica amministrazione è molto elevato sono più vulnerabili al potere corruttivo delle mafie». Elemento rilevante è poi la presenza di determinati reati che possano fungere da spia dell’infiltrazione mafiosa.
Territori con un elevato numero di denunce per estorsione, racket, usura, lavoro nero e gestione illecita dei rifiuti, infatti, presentano una maggiore probabilità di penetrazione delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Di conseguenza, l’analisi territoriale dei reati spia consente di individuare aree geografiche più a rischio rispetto ad altre.
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