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L'intervista

Turismo sostenibile. La Ciociaria guarda all’Oriente

Quali sono gli scenari in vista del Giubileo. Guido D’Amico propone un tavolo per adeguare l’offerta

Turismo sostenibile. La Ciociaria guarda all’Oriente

Il presidente nazionale di ConfimpreseItalia Guido D’Amico

Allineare l’offerta turistica alle nuove tendenze e intercettare nuovi flussi di incoming. Questa è la sfida della Ciociaria, in vista del grande appuntamento del Giubileo del 2025 e dell’importante occasione rappresentata dal G7, in cui, per la prima volta nell’ambito della presidenza italiana, è stato creato un tavolo sul turismo.
Di questi obiettivi si fa promotore il presidente di ConfimpreseItalia Guido D’Amico, che sottolinea l’urgenza di fare sistema e lavorare per potenziare l’offerta turistica, modulandola sulle specifiche esigenze cui, per le sue caratteristiche, è in grado di rispondere meglio di altre mete.
Un caso specifico, come sottolinea D’Amico, che abbiamo intervistato, riguarda il turismo orientale, rispetto al quale la provincia di Frosinone risulta essere particolarmente competitiva.

Presidente, quali sono gli obiettivi da perseguire per potenziare l’offerta turistica della Ciociaria in vista del Giubileo?
«Il Giubileo è oggi e non è solo Roma. Tutta l’accoglienza deve essere fatta in modo progettuale, programmato per dirigere i pellegrini verso tutta l’Italia, verso quelli che sono percorsi alternativi legati alla spiritualità che convergono alla fine o all’inizio su Roma ma che allo stesso tempo permettano di visitare l’Italia. Va valorizzata tutta l’accoglienza lungo la via Francigena. È previsto l’arrivo di trenta milioni di pellegrini, che Roma da sola non potrà assorbire, e che la Ciociaria può e deve attrarre».

Qual è la direzione da seguire per intercettare questi flussi?
«La parola d’ordine è sostenibilità. C’è bisogno di un investimento sul territorio sul turismo sostenibile per far sì che le strutture possano rispondere a una domanda sempre più improntata sull’ecologia e sulla biodiversità dei luoghi. E in questo senso devono essere adeguati i servizi e le infrastrutture, ad esempio attraverso linee di treni storici dedicate per percorsi alternativi, per un turismo green che scopra le località di nicchia offrendo servizi e comodità nello spostamento, dal treno delle valli con percorsi per bikers e cicloamatori ai treni per i weekend in montagna. La sostenibilità è un costo e le imprese che vogliono mettersi a norma ed eseguire una riconversione green vanno aiutate. Esistono delle linee di sostegno ministeriali per la riconversione. È necessario adeguarsi perché il pubblico sceglie in base all’offerta ecologica, è molto più attento e informato degli stessi albergatori e crea la sua vacanza in base alla biodiversità dei luoghi, all’impronta ecologica al consumo di prodotti bio e organici a km 0 e alla possibilità di visitare luoghi immersi nella natura».

Chi sono i potenziali turisti sui quali la Ciociaria può avere maggiore appeal?
«In Italia il pubblico internazionale vanta sempre il primato americano. Al secondo posto i tedeschi, che però prediligono le mete del centro sud. Il mercato francese può essere una risorsa che è stata trascurata negli anni, ma sicuramente il mercato più appetibile da “aggredire” è quello cinese, rispetto al quale attualmente sono due i motivi ostativi: i visti e i tour operator qualificati che hanno portato in Italia nel 2023 solo 3.000 presenze. Il primo punto è all’ordine del giorno dei ministeri del Tursmo e degli Esteri, in quanto è necessario da un lato fornire ad ambasciata e consolato italiani in Cina più personale, considerando che ad oggi sono tre gli operatori che evadono le migliaia di richieste. Inoltre è in scadenza la commessa estera per la gestione telematica del visto che dovrebbe essere affidata a una struttura più efficiente, visti anche i problemi di natura diplomatica. Per quanto riguarda il problema dei tour operator in Italia attualmente opera soltanto la major C-Trip, che è esclusivista per via del rapporto diretto con le strutture governative. Sarebbe necessario l’accreditamento di strutture europee che sappiano gestire il turismo “di massa” o per lo meno all’inizio quello “luxury”, adeguatamente. E ciò significa investire in guide, traduttori e operatori trilingue».

Perché guardare al mercato cinese?
«Quello orientale è un turismo che privilegia zone come quelle della Ciociaria, apprezzandole maggiormente rispetto alle zone di mare e eccessivamente assolate. In particolare i cinesi, sono attratti dalle mete artistiche, culturali e naturalistiche. La Ciociaria offre tutto questo. Penso per esempio a città come Anagni, alle abbazie, alle mura ciclopiche. Essendo imminente la possibilità di avere un turismo cinese molto superiore a quello che abbiamo attualmente, bisogna cominciare subito a ragionare su un’offerta dedicata. E per cogliere queste opportunità, è necessario un coordinamento tra tutte le istituzioni coinvolte nel settore turistico».

Quali sono gli attori da coinvolgere?
«Bisogna creare un tavolo permanente sull’offerta turistica, in particolare legata all’anno giubilare, del quale mi farò promotore. È necessario che tutti gli stakeholder facciano sistema in questa direzione, a partire dalla Provincia e dalla Camera di commercio alle maggiori associazioni di albergatori e ristoratori, oltre a tutti gli assessori al turismo dei diversi Comuni, per fornire un’offerta integrata e una promozione unica. Il 2025 è arrivato. Non abbiamo molto tempo, bisogna fare in fretta».

Verso quali altre tipologie di turismo si può indirizzare la proposta turistica?
«È importante il cosiddetto turismo delle radici, cioè quello relativo all’engagement dei turisti di seconda e terza generazione che tornano nei luoghi natali dei nonni, non solo per visitare le città delle radici ma anche per installare attività di impresa. A volte proprio nel settore agricolo-ricettivo sfruttando eredità e lasciti. Per turismo delle radici si intende anche quello nazionale di ritorno da nord a sud o quello dei graduati di alto livello che tornano carichi di esperienza per intraprendere nei borghi natali attività di nuova concezione spesso applicando strumenti e conoscenze di marketing ed ecommerce. Poi c’è il turismo dei matrimoni. La nuova tendenza estera è quella di venire in luoghi, preferibilmente piccoli borghi caratteristici e non solo le grandi città d’arte, dove convolare a nozze. La necessità in questo senso è quella di fornire adeguata accoglienza e servizi di tipo business e luxury. Un’altra categoria importante è quella della degli italiani all’estero. Si tratta della comunità più grande al mondo, che va coinvolta con iniziative di ritorno strutturate. Va valorizzato il senso di appartenenza alla nazione, che spesso è molto presente e caratterizza le associazioni all’estero. Deve essere valorizzata l’italianità anche nella promozione di circuiti e percorsi, così come delle esperienze turistiche».

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