Cerca

Le testimonianze

Omicidio di Thomas Bricca. Da quella sera Roberto Toson chiudeva con la catena

Un carabiniere riferisce delle precauzioni. Il medico legale Bolino si concentra sulle ferite mortali

Omicidio di Thomas Bricca. Da quella sera Roberto Toson chiudeva con la catena

Gli avvocati dei Toson Angelo Testa e Umberto Pappadia ieri in aula nel tribunale di Frosinone

Il carabiniere, con la bodycam, filma la scena subito dopo lo sparo che provocherà la morte di Thomas. Gli stessi militari che aiutano i barellieri a portare il ferito sull’ambulanza. Il medico legale che ricostruisce le lesioni. Roberto Toson che si barrica in casa e, dalla sera dell’omicidio, chiude il cancello con un catenaccio. E ancora gli amici dei Toson che parlano di quel 30 gennaio 2023 e uno di questi che denuncia le minacce ricevute, anche alla processione di San Sisto. Questo e altro all’udienza davanti alla Corte d’assise nel processo contro Roberto e Mattia Toson, imputati dell’omicidio di Thomas Bricca. Sentiti diversi carabinieri di Alatri, il maresciallo Claudio Gentili sulle risse nei due giorni precedenti l’omicidio alle quali «Thomas non prende parte attiva». Il brigadiere Ciro Scarano sul controllo a Roberto Toson, all’epoca sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di rincasare alle 21. L’appuntato Alessio Di Marco con la sua bodycam accesa riprende i soccorritori di Thomas e i presenti in quel momento al Girone. Lo stesso riferisce, sul controllo a Roberto Toson, intorno alle 22.40 di quella sera, che «differentemente dai giorni precedenti il cancello era chiuso dall’interno con catena e lucchetto. Appoggiato sul lato della porta c’era un paletto a T. Da quella sera ha sempre messo la catena che, c’era sempre stata, ma nei giorni precedenti non impediva l’accesso».

Il brigadiere Luca Di Nocera spiega che fu Paolo Bricca, padre di Thomas, a portare in caserma gli «abiti appallottolati tutti insieme ed esposti a contaminazione importante» e il cellulare della vittima. Ricorda la perquisizione del 20 febbraio a casa del nonno Mattia per prelevare la memoria della videosorveglianza che però era stata rimossa. Il professor Giorgio Bolino, medico legale osserva: «Il proiettile era regolare, con ogni verosimiglianza, non ha avuto ostacoli né deviazioni altrimenti si sarebbe deformato». Definisce poi «eroico» il tentativo dei medici del San Camillo di strappare Thomas alla morte, sopraggiunta il 1° febbraio. Sentiti alcuni del gruppo dei Toson, coinvolti nelle risse dei giorni precedenti, destinatari di un decreto penale di condanna. Alexandru Negru si avvale della facoltà di non rispondere. Cristian Belli, invece, risponde e spiega di esser corso in ospedale perché temeva che il ferito fosse Mattia Toson, suo amico d’infanzia. Aggiunge di aver provato a contattarlo con delle videochiamate su Whatsapp.

Ma la circostanza gli è stata contestata dal pm Rossella Ricca in base alla perizia sui cellulari: da quello di Belli non c’è traccia di videochiamate, mentre se ne trova una di Mattia verso Belli senza risposta e una delle 21.12 di Belli, di 51 secondi, a Mattia. Ma poi quando racconta di essere andato alla festa all’agriturismo di Veroli e di non aver parlato della sparatoria a cena con i Toson, il presidente della Corte lo rimbrotta: «Perché dice che non se ne è parlato? È inverosimile». Infine, Belli riferisce di aver ricevuto delle minacce e aggressioni e di averle denunciate. Le denunce sono state acquisite dalla Corte.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione