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L'inchiesta

Frosinone a mano armata, guardia alta. Organizzazioni da mappare

Il questore Condello: «La sparatoria un caso isolato. Ma le avvisaglie e gli atteggiamenti violenti c'erano stati»

Frosinone a mano armata, guardia alta. Organizzazioni da mappare

La polizia e le ambulanze in via Aldo Moro, sabato scorso, dopo la sparatoria costata la vita a Kasem Kasmi

Frosinone a mano armata. È la realtà emersa dopo gli spari di una settimana fa allo Shake bar, costati la vita all'albanese Kasem Kasmi, di 27 anni, e il ferimento del fratello di questi e di un'altra coppia di fratelli, cugini dei primi. Una realtà ora costantemente monitorata dalle forze dell'ordine, come traspare dalle parole del questore Domenico Condello.
Con l'inchiesta in corso e in attesa di capire i reali motivi dell'omicidio per il quale è stato subito arrestato dalla polizia Mikea Zaka, 23 anni, difeso dall'avvocato Marco Maietta, che ha parlato di motivi legati a una donna contesa, traspare in questi giorni, ma anche da passate operazioni, che ci sono gruppi criminali che girano armati. Che hanno facilità nel reperire armi e che, a volte, possono usarle. Come successo a luglio in tre distinte occasioni, a mo' di avvertimento, e adesso, tragicamente.

C'è chi ha parlato di un salto di qualità della criminalità presente sul territorio. Tuttavia, l'episodio di sabato, avvenuto nell'ora del passeggio, davanti alle telecamere e a un marea di testimoni, lascia perplessi. Perché tanta violenza? Come osservato da più di qualcuno, un criminale esperto non avrebbe sparato davanti a tutti, probabilmente si sarebbe limitato a uno scontro fisico, come quello appena accennato che si vede dalle telecamere, e poi, magari, si sarebbe vendicato notte tempo, lontano da occhi indiscreti.

Le precedenti sparatorie, invece, riportano allo scorso luglio, quando in pochi giorni vi furono tre episodi. Il primo con dei colpi esplosi in aria allo Scalo. Il secondo, il 21 di sera, vicino Porta Campagiorni con cinque-sei colpi sparati da un'auto. Tre giorni dopo, in viale Grecia, in pieno giorno, un uomo, sceso da una mini-car, aveva esploso in aria cinque colpi.

Che le armi girino a Frosinone è confermato dai recenti sequestri di polizia e carabinieri, soprattutto nel corso di operazioni antidroga. A inizio mese, a breve distanza dall'omicidio dello Shake bar, i carabinieri del Norm avevano sequestrato un po' di droga e una Glock con matricola abrasa, caricatore e colpo in canna, più dei proiettili di un'altra arma a due albanesi, da poco arrivati a Frosinone, e subito arrestati.

Risale, invece, a novembre del 2023 un'operazione della squadra mobile in via Firenze: oltre alla droga i poliziotti sequestrarono 50 grammi di cocaina e un'arma. In arresto finirono due albanesi. Il mese prima, il questore aveva emesso il daspo Willy a un albanese che si era seduto a consumare in un bar con una pistola giocattolo priva del tappo rosso. A luglio, invece, di nuovo la squadra mobile aveva fermato un albanese e un marocchino. Anche allora furono sequestrati droga e una pistola.

Intanto, il questore Domenico Condello con una serie di dichiarazioni rilasciate all'Adnkronos, ha fatto il punto così: «Un gruppo di albanesi seduto a un bar è stato affrontato da altri connazionali, si è iniziato con le minacce, le offese fino alla reazione molto violenta da parte di uno degli albanesi. Se a sparare fossero stati gli aggressori, dall'esterno, le conseguenze sarebbero potute essere decisamente peggiori».

All'Adnkronos il questore di Frosinone sulle bande armate ha aggiunto: «La sparatoria in pieno centro è stato un caso isolato, per fortuna, anche se avevamo avuto in passato delle avvisaglie, atteggiamenti violenti da parte di bande criminali non italiane che tendono a impossessarsi del territorio soprattutto nell'ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti, dello sfruttamento della prostituzione e per commettere reati predatori e non solo».

Quanto al contrasto dei gruppi armati, Condello ha concluso: «L'attività di prevenzione è costante, quello che si è verificato è un po' la punta dell'iceberg, ora cerchiamo di mappare queste organizzazioni per cercare di disarticolarle e sono convinto che otterremo dei grossi risultati a breve».

Non scema invece l'attenzione sul video uscito dal Centro elaborazioni dati del Comune e finito sull'edizione online del Corriere della Sera prima di essere rimosso. Il Comune di Frosinone, con il sindaco Riccardo Mastrangeli, ha presentato l'indomani un esposto in questura. Ma non solo. «Entro 24 ore dalla notizia della pubblicazione del video ripreso dalle telecamere di videosorveglianza dell'ente, dalla stessa amministrazione è stata fatta la notifica al Garante della privacy, l'unico che ha potere istruttorio e sanzionatorio», spiega il Dpo del Comune l'avvocato Matteo Perlini. Sarà il Garante a stabilire se c'è stata una grave violazione della privacy. Oltre ai profili di violazione della privacy, di competenza dell'Authority, andrà valutata anche se c'è stata una violazione del segreto istruttorio, considerato che le immagini erano state acquisite dalla procura.

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