L'inchiesta
13.03.2024 - 12:00
Polizia e ambulanze sul luogo della sparatoria sabato scorso
Sessanta giorni per depositare i risultati dell'autopsia sul corpo di Kasem Kasmi. È il tempo che il medico legale Fabio Di Giorgio avrà per stabilire le cause della morte del ventisettenne albanese, colpito insieme al fratello e a un'altra coppia di fratelli sabato sera, allo Shake bar. Per questo fatto, la squadra mobile di Frosinone ha arrestato con l'accusa di omicidio volontario e triplice tentato omicidio il connazionale della vittima, il ventitreenne Mikea Zaka. Quest'ultimo, ormai braccato dalla polizia e senza via di scampo, considerato anche che l'intera scena era stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza, si era presentato in questura la stessa sera di sabato. E da allora è agli arresti.
Sempre ieri, la procura di Frosinone – a coordinare le indagini è il sostituto Samuel Amari – ha conferito l'incarico a un informatico per le copie forensi dei tre telefonini sequestrati al gruppo di albanesi presenti quella sera. Zaka, invece, il telefono non lo aveva.
Dai telefonini, invece, potrebbero arrivare utili elementi per stabilire il contesto nel quale è maturata la sparatoria. Se tra i due gruppi c'erano stati precedenti contrasti o se si erano dati appuntamento in quel bar. Il sospetto degli investigatori della squadra mobile frusinate, diretta dal vice questore Flavio Genovesi, è che i quattro stessero cercando Zaka. Resta il fatto che, non appena entrati nel locale, dopo aver lasciato l'auto, una Lancia Ypsilon presa a noleggio, parcheggiata vicino e con il motore acceso (altro elemento non trascurabile), i quattro, in fila indiana, si sono subito scontrati con il gruppo di Zaka, composto da cinque persone, già presente nel locale nella zona del dehor. Quasi all'istante Zaka ha estratto l'arma e ha fatto fuoco, uccidendo Kasmi e ferendo gli altri tre, di cui un altro in modo serio.
Una reazione particolarmente violenta che ha spiazzato tutti e per la quale gli investigatori stanno cercando di trovare una spiegazione. Al momento, sulla base di quanto dichiarato da Zaka nel primo interrogatorio (in quello di convalida, lunedì, si è avvalso della facoltà di non rispondere) lo scontro sarebbe riconducibile a una ragazza contesa. Un movente passionale sul quale, però, la procura è intenzionata ad andare fino in fondo, considerato che altre ipotesi, dalla droga alla prostituzione, non sono state ancora completamente escluse. Certo è che dietro a una reazione così sproporzionata si potrebbe nascondere un qualcosa di veramente importante. L'arrestato, che è assistito dall'avvocato Marco Maietta, si è difeso sostenendo di esser stato aggredito dal gruppo di Kasmi e di aver sparato per paura.
Intanto, l'arma del delitto, a lungo cercata dalla polizia con i vigili del fuoco nel fume Cosa nella zona del ponte di via Verdi, non è stata trovata. Ricerche senza esito, anche se sono diversi i dubbi che Zaka, come dichiarato dallo stesso sabato notte, l'abbia effettivamente lanciata da lì. Solo che, per non lasciare nulla d'intentato, si è cercato ancora.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione