Spazio satira
L'analisi
25.02.2024 - 12:00
Un'immagine dell'assemblea dei sindaci del luglio scorso
L'assemblea dei soci della Saf si terrà lunedì 11 marzo. Lo ha anticipato ai sindaci il presidente della Società Ambiente Frosinone Fabio De Angelis, nella pec indirizzata sul tema del conguaglio degli anni 2019-2022. Rileva De Angelis: «Nel restare a disposizione per ogni eventuale chiarimento, si invitano i Comuni soci a valutare idonee proposte di rateizzazione delle somme - oggetto del conguaglio - da sottoporre alla prossima assemblea dei soci che, con successiva formale comunicazione, verrà convocata in data 11 marzo».
La situazione
Sarà importante definire bene i termini del problema. Intanto a convocare l'assemblea dei soci della Saf è il presidente della società. Non quello della Provincia, come invece più di qualcuno ritiene. In secondo luogo la determinazione delle tariffe e quindi l'ammontare del conguaglio non sono operazioni di competenza dell'assemblea dei soci. È stata la Regione Lazio, con una determinazione del 24 febbraio dello scorso anno ad approvare "l'aggiornamento a consuntivo della tariffa di accesso all'impianto Tmb della Saf spa di Colfelice per l'anno 2020". Con decorrenza 1° gennaio 2020. Vale la pena aggiungere che la tariffa di accesso all'impianto è stata calcolata secondo il calcolo MtR-2 definito dalla Arera. La tariffa approvata dalla Regione è pari a 161,47 euro a tonnellata, al netto di ecotassa, benefit ambientale ed Iva. I conti sono presto fatti, perché la Saf nel 2020 ha emesso fatture sulla base di una tariffa di 138,68 euro a tonnellata. Quindi è necessario provvedere alla quantificazione del conguaglio tariffario, che per il 2020 è pari a 22,79 euro a tonnellata e per il 2021 a 23,10 euro a tonnellata. Questi importi vanno moltiplicati per i quantitativi conferiti. Non è tutto: per quanto riguarda il 2022, la tariffa presentata, come riportato nella relazione di gestione al bilancio di esercizio di quell'anno (ed approvata dall'assemblea dei soci) è pari a 204,72 euro a tonnellata. Per semplificare: il costo è salito, a tonnellata, da 138,68 a 161,47 e poi a 204,72 euro. Un aumento di 66,04 euro in due anni. Naturalmente il conguaglio influirà sul costo di conferimento per i Comuni. Evidente che poi gli stessi Comuni non avranno altra scelta se non quella di aumentare la Tari.
Perché le cifre cresceranno
Il presidente della Saf Fabio De Angelis ha detto a Ciociaria Oggi: «Occorre innanzitutto rilevare che nell'anno 2020, nei primi sei mesi, era funzionante la discarica di Roccasecca, limitrofa all'impianto Saf, nella quale venivano conferiti i sovvalli e gli scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani, trattati nel nostro impianto. Con la chiusura della discarica di Roccasecca la Saf è stata autorizzata dalla Regione Lazio a conferire i propri scarti di lavorazione alla discarica Ecologia Viterbo, agli impianti di Peccioli, in provincia di Pisa, ed Atri, in provincia di Teramo, con un aumento dei costi sia per lo smaltimento che per il trasporto. Tale condizione ha determinato un extracosto di circa 30 euro a tonnellata, non presente nell'attuale piano tariffario». Proseguendo: «Anche il costo di recupero energetico è aumentato. Mi riferisco al costo sostenuto nel 2020 per il termovalorizzatore di San Vittore del Lazio: 127,20 euro a tonnellata. Mentre il costo nel 2023 è di 140 euro a tonnellata, oltre a 8,20 euro per il trasporto, con un incremento pari a 21 euro a tonnellata. Inoltre è stato deciso dalla precedente "governance" di garantire lo smaltimento del Cdr-Css prodotto dal nostro impianto con la stipula di contratti dedicati a tale scopo, in particolare con A2A, impianto di Brescia ed Hera Ambiente per un costo complessivo, sostenuto per il trasporto e il recupero energetico, non ancora inserito in tariffa, di circa 50 euro a tonnellata». Dunque ci sono ulteriori extracosti (30 euro a tonnellata e 50 euro a tonnellata) che non sono ancora inseriti in tariffa. Ma inevitabilmente si dovrà provvedere a farlo e questo comporterà un ulteriore conguaglio. Come del resto avvenuto anche negli anni passati. Le cifre da fronteggiare per i Comuni sono alte. Per quanto riguarda Frosinone, il totale complessivo del conguaglio è pari a 956.904,59 euro. A Cassino parliamo di 837.066,29 euro. A Sora di 619.861,56 euro. A Pontecorvo 668.931,93 euro. Ad Alatri 434.674,01 euro. Ad Anagni 396.360,03 euro. Veroli: 447.395,76 euro. Ceccano: 383.883,82 euro. Ferentino: 534.670,46 euro. Isola del Liri: 256.603,58 euro. Il conguaglio del periodo 2019-2022 riguarda l'extracosto per i Comuni nei confronti della Saf.
Cosa può succedere
È già evidente in questo momento che la cosa più semplice da fare è quella di buttarla in caciara. D'altronde il clima politico è incandescente, anche sul piano trasversale. Ma bisognerà necessariamente porsi il problema che questa situazione affonda le radici nella mancanza di una discarica operativa nel territorio. E che in questi anni è stato necessario smaltire i rifiuti prodotti in Ciociaria in altre Regioni e adesso perfino in Austria. Il dibattito politico ci sta, ma il problema è tecnico ed impiantistico. Per quanto concerne le procedure e l'iter per individuare una discarica sul territorio, la certezza è che i tempi non saranno affatto brevi. A gennaio la Provincia ha comunicato l'avvio della fase di valutazione delle osservazioni trasmesse. Significa che il percorso per la scelta di un sito idoneo è ancora lungo. E in ogni caso la competenza della decisione finale è della Regione Lazio. Pure su questo versante i tempi non sembrano proprio rapidissimi. L'assemblea dei sindaci potrebbe valutare una forte azione congiunta sul piano "politico", per sollecitare Regione e Provincia a dare riscontri in tempi rapidi. Ma i segnali che arrivano non sembrano essere diversi da quelli del recente passato. Ha rilevato la Saf: «Inoltre, a seguito della deliberazione regionale n. 448/2023 si comunica che, per l'anno 2022, la società ha smaltito presso discariche fuori Ato (ndr: Ambito Territoriale Ottimale) il 32,50% del totale complessivo dei rifiuti in uscita. Pertanto, il 5% di maggiori costi sostenuti è pari a 3,33 euro a tonnellata». I numeri hanno la testa dura.
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