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L'inchiesta

Inchiesta su aste e bonus edilizi. Revocati i domiciliari a Rinaldo Scaccia

Il gip ha tolto la misura all'ex direttore generale della Banca Popolare del Frusinate. Martedì per l'annullamento della misura si discuterà il ricorso al Riesame

bonus edilizi

Anche l'amministratore delegato e direttore generale dimissionario della Banca popolare del Frusinate lascia gli arresti domiciliari. Nuovo cambio di misura nell'inchiesta della procura di Frosinone, su tre associazioni a delinquere, che ipotizza tutta una serie di reati tra i quali il falso, il riciclaggio, l'autoriciclaggio, l'intestazione fittizia di valori.

Ieri sono stati discussi al tribunale del Riesame i ricorsi presentati dall'immobiliarista frusinate Angelo De Santis, dal suo principale collaboratore il ceccanese Marino Bartoli, e dai notai romani Roberto e Federico Labate, assistiti dagli avvocati Angelo Testa, Sandro Salera, Paolo Marandola, Alberto Bonu e Massimo Mercorelli. In attesa di conoscere la decisione del Riesame sui primi ricorsi dopo l'operazione scattata due settimane fa con l'esecuzione di nove misure cautelari e sequestri di beni per 10,6 milioni di euro, ieri pomeriggio è giunta la notizia della sostituzione della misura degli arresti domiciliari per Rinaldo Scaccia. Nel frattempo, il dirigente si era dimesso dai suoi incarichi nell'istituto di credito che, al pari dell'altro funzionario coinvolto nell'inchiesta, Lino Lunghi, era stato sospeso.

Sulla base della documentazione presentata dall'avvocato Pierpaolo Dell'Anno, il gip Ida Logoluso ha sostituito la misura nei confronti di Scaccia che, così, lascia i domiciliari con il solo divieto di andare in banca. Il legale, comunque, discuterà martedì il ricorso al Riesame con il quale ha chiesto l'annullamento della misura a carico di Scaccia. Sempre martedì il Riesame esaminerà il ricorso di Lino Lunghi, difeso dall'avvocato Massimiliano Contucci.

A Scaccia il pm Adolfo Coletta, sulla base dei risultati delle indagini condotte da squadra mobile della questura e dal nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle, contesta il reato di associazione a delinquere insieme, tra gli altri, ad Angelo De Santis e al notaio in pensione Roberto Labate. In particolare l'accusa è quella di aver erogato finanziamenti finalizzati all'acquisizione all'asta di immobili pignorati. Tutte operazioni che, invece, secondo le difesa, sarebbero state regolari e coperte da una serie di contratti di affitto dei capannoni poi acquistati all'asta.

Tra l'altro la stessa Banca popolare del Frusinate, che si considera parte offesa e ha nominato a tal fine l'avvocato Vincenzo Galassi, in una nota, nei giorni scorsi, ha affermato che «le operazioni di finanziamento oggetto d'indagine sono state poste in essere nel rispetto del regolamento crediti, del rapporto rata/reddito, del rapporto valore dell'immobile/importo erogato e in genere degli indici e degli indicatori della vigilanza. I finanziamenti risultano adeguatamente presidiati da congrue garanzie».

Va aggiunto che, per De Santis, che ha risposto all'interrogatorio di garanzia e fornito una serie di elementi difensivi, il gip ha cambiato la misura dal carcere agli arresti domiciliari. Mentre nei giorni successivi agli interrogatori di garanzia, i domiciliari (peraltro fissati con una durata di due mesi finalizzata all'acquisizione delle prove) erano stati tramutati in divieto di dimora per il notaio Federico Labate e l'ex funzionario della BpF Luca Lazzari, difeso dall'avvocato Fabiano De Santis.

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