Cerca

Il caso

Rifiuti, arriva la maxi stangata per i cittadini

Conguaglio di 14 milioni per il periodo 2019-2022. Negli ultimi due anni tariffa cresciuta di 66,04 euro a tonnellata. Saf al lavoro per rateizzare gli importi ai Comuni

saf

L'ingresso dell'impianto di Colfelice

Una stangata da 14 milioni di euro, che finirà a velocità della luce nelle bollette della Tari. Dunque, il conto lo pagheranno cittadini, famiglie e imprese. Come sempre.

Cosa è successo
Il presidente della Saf Fabio De Angelis ha parlato di questa tematica nel corso della riunione del Comitato provinciale per lo sviluppo. La Società Ambiente Frosinone ha quantificato il conguaglio relativo agli anni 2019-2022. Ha inviato tutto ai 91 Comuni soci, ma il quadro è chiarissimo. La Regione, con una determinazione del 24 febbraio 2023, ha approvato "l'aggiornamento a consuntivo della tariffa di accesso all'impianto Tmb della Saf spa di Colfelice per l'anno 2020". Con decorrenza 1° gennaio 2020. La tariffa approvata dalla Regione è pari a 161,47 euro a tonnellata, al netto di ecotassa, benefit ambientale ed Iva. I conti sono presto fatti, perché la Saf nel 2020 ha emesso fatture sulla base di una tariffa di 138,68 euro a tonnellata. Quindi è necessario provvedere alla quantificazione del conguaglio tariffario, che per il 2020 è pari a 22,79 euro a tonnellata e per il 2021 a 23,10 euro a tonnellata. Questi importi vanno moltiplicati per i quantitativi conferiti. Non è tutto: per quanto riguarda il 2022, la tariffa presentata, come riportato nella relazione di gestione al bilancio di esercizio di quell'anno (ed approvata dall'assemblea dei soci) è pari a 204,72 euro a tonnellata. Per semplificare: il costo è salito, a tonnellata, da 138,68 a 161,47 e poi a 204,72 euro. Un aumento di 66,04 euro in due anni. Naturalmente il conguaglio influirà sul costo di conferimento per i Comuni. Evidente che poi gli stessi Comuni non avranno altra scelta se non quella di aumentare la Tari. Inoltre bisogna considerare che mancano ancora i dati degli anni 2023 e 2024. Ci sono poi altre voci da tenere presenti. Per esempio, a seguito del decreto commissariale 15/2005, il conguaglio per il benefit ambientale relativo all'anno 2020 è stato aumentato del 15%. Pertanto, il conguaglio per il 2020 è pari a 11,59 euro a tonnellata, per il 2021 è di 11,64 euro a tonnellata, per il 2022 di 7,56 euro a tonnellata. Rileva inoltre la Società Ambiente Frosinone: «Inoltre, a seguito della deliberazione regionale n. 448/2023 si comunica che, per l'anno 2022, la società ha smaltito presso discariche fuori Ato (ndr: Ambito Territoriale Ottimale) il 32,50% del totale complessivo dei rifiuti in uscita. Pertanto, il 5% di maggiori costi sostenuti è pari a 3,33 euro a tonnellata». Infine, per il 2019 «il conguaglio relativo ai maggiori costi sostenuti per discarica e termovalorizzazione è pari a 4,665 euro a tonnellata, come indicato nella relazione di gestione al bilancio di esercizio 2019 ed approvato dall'assemblea dei soci».

Le possibili soluzioni
Il presidente della Saf Fabio De Angelis (eletto a luglio 2023) dovrà affrontare una situazione degli anni passati dunque. A questo punto il primo passaggio (in consiglio di amministrazione) sarà quello della fatturazione. A stretto giro di posta di questo tema verrà investita l'assemblea dei soci, che poi sono i Comuni. Dunque ad esprimersi dovranno essere i sindaci. La Saf sicuramente prevederà delle rateizzazioni del conguaglio. E questo è un discorso che riguarderà i 91 Comuni che conferiscono l'immondizia a Colfelice. A loro volta i Comuni dovranno coprire i maggiori costi e potranno farlo soltanto ritoccando al rialzo la Tari, la tariffa sui rifiuti. Come detto in apertura di servizio, parliamo di un conguaglio di 14 milioni di euro. Il conto per cittadini, famiglie e imprese sarà salatissimo.

Le cause
È chiaro che a pesare come un macigno sull'aumento (annunciato) delle tariffe sono vari fattori. Da diversi anni in provincia di Frosinone non c'è una discarica dei rifiuti operativa, in modo da chiudere il ciclo nel territorio. Per quasi due anni l'immondizia prodotta (200-230 tonnellate quotidiane) è stata smaltita a Viterbo. Quindi, dal novembre 2022, i rifiuti della provincia di Frosinone vengono trattati negli impianti di termovalorizzazione della Lombardia e dell'Emilia Romagna. Inevitabile l'aumento dei costi: dal trasporto a tutto il resto. E per quanto riguarda le procedure e l'iter per individuare una discarica sul territorio, la certezza è che i tempi non saranno affatto brevi. A gennaio la Provincia ha comunicato l'avvio della fase di valutazione delle osservazioni trasmesse. Significa che il percorso per la scelta di un sito idoneo è ancora lungo. E in ogni caso la competenza della scelta finale è della Regione Lazio, ma pure su questo versante i tempi non sembrano brevi.

Il tema degli impianti
Il presidente della Saf Fabio De Angelis, in occasione della riunione degli Stati Generali di novembre, disse fra le altre cose: «Oggi si parla tanto (giustamente) di economia circolare e di transizione ecologica ed energetica. Il paradosso, però, è che molti di quelli che sostengono queste tesi hanno poi posizioni contrarie agli impianti di trattamento. Parliamoci chiaro: non esiste economia circolare senza impianti di trattamento. Nel Lazio da anni pesa la situazione di Roma. Abbiamo avuto sindaci della Capitale che pensavano che tutto si potesse risolvere con la sola raccolta differenziata. Diciamo che determinate scelte sono state "pagate" da tutte le altre province. A cominciare da quella di Frosinone. Da tempo (ndr: un anno) tonnellate e tonnellate di rifiuti della Ciociaria vengono smaltite in impianti del Nord Italia. E questo ha dei costi enormi. Teniamo presente che i cittadini del Lazio pagano il 25% in più di Tari rispetto alle regioni del nord. La priorità è l'impiantistica. Tra pochi mesi ci sarà l'esaurimento dell'unica discarica operativa nel Lazio, quella di Viterbo. È un problema enorme. Il Lazio conferisce in discarica il 20% dei rifiuti prodotti (peraltro soltanto il 5% nel territorio regionale). Per avere un'idea, è importante il raffronto con altre realtà. In Lombardia finisce in discarica il 3,6% dei rifiuti, in Emilia Romagna il 5%. Parliamo di una materia assai delicata: a livello nazionale soltanto il 20% degli impianti progettati viene alla fine realizzato». E ancora: «Fino a pochi anni fa la Ciociaria chiudeva il ciclo dei rifiuti nel proprio territorio. Oggi questo non succede».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione