Spazio satira
L'operazione
16.02.2024 - 17:00
Il giorno del blitz effettuato da guardia di finanza e polizia che ha portato a nove arresti e sequestri per oltre dieci milioni di euro
Arresti nell'inchiesta per associazione a delinquere che tocca anche la BpF, fissati i primi ricorsi davanti al tribunale del Riesame. Mercoledì prossimo, 21 febbraio, si discuteranno i ricorsi presentati per il frusinate Angelo De Santis e il ceccanese Marino Bartoli, gli unici in carcere, e il notaio Roberto Labate, ai domiciliari, dagli avvocati Angelo Testa, Sandro Salera e Paolo Marandola. L'obiettivo è la modifica o l'annullamento delle misure.
De Santis e Bartoli, nell'interrogatorio di garanzia, hanno fornito la propria versione e elementi per contrastare le accuse raccolte, in quattro anni di indagini, dalla squadra mobile e dal nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle di Frosinone.
Agli unici due in carcere, l'accusa, così come formulata all'esito di questa prima fase delle indagini preliminari coordinate dal sostituto procuratore Adolfo Coletta, è di far parte della terza delle tre associazioni sui quali si è concentrata l'attività di poliziotti e finanzieri. Un'associazione allo scopo di compiere - sostiene l'accusa - reati quali intestazione fittizia di beni e denaro nonché riciclaggio e autoriciclaggio. Per l'accusa sarebbe De Santis, imprenditore attivo nel settore delle compravendite immobiliari, ma che si muoveva anche come mediatore creditizio, pur non avendone titolo (e la procura gli contesta pure l'abusivo esercizio continuato dell'attività) il promotore e organizzatore dell'associazione con il principale apporto organizzativo di Bartoli.
«Costoro coordinano e gestiscono di fatto le attività di varie società di capitali che, pur essendo intestate a terzi, sono nella loro piena disponibilità e da loro vengono utilizzate per varie attività illecite (molteplici operazioni di cessione di falsi crediti d'imposta generati attraverso fatturazioni per operazioni inesistenti e/o false dichiarazioni reddituali e indebite compensazioni Iva, ipotesi di falsi e truffe pluriaggravate concretatesi nella erogazione da parte di Poste italiane di importi riconducibili alla cessione di falsi crediti d'imposta collegati ai bonus fiscali, efficientamento energetico, sisma bonus, bonus facciata, superbonus 110% e altri; ipotesi di bancarotta per alcune delle società da loro gestite e fittiziamente intestate ad altri; ipotesi di reati inerenti fatturazioni per operazioni inesistenti ed utilizzazione di false fatture)».
Il gip aveva disposto nove misure cautelari, di cui sette ai domiciliari, tra cui il direttore generale e amministratore delegato della Banca popolare del Frusinate Rinaldo Scaccia, l'avvocato Gennaro Cicatiello, l'imprenditore Paolo Baldassarra e l'altro funzionario di banca (ufficio Fidi) Lino Lunghi. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Pierpaolo Dell'Anno, Giorgio Igliozzi, Alberto Bonu, Massimiliano Contucci, Massimo Mercorelli e Fabiano De Santis.
Nel frattempo, c'è già chi ha lasciato i domiciliari. Il notaio Federico Labate, il 12 febbraio, ha avuto revocati gli arresti domiciliari dallo stesso gip. Stessa cosa per uno dei due funzionari di banca: sostituita la misura per il romano Luca Lazzari all'epoca dei fatti all'ufficio Corporate della Banca popolare del Frusinate. Per entrambi c'è il divieto di dimora a Frosinone. Anche Lunghi è stato autorizzato a uscire di casa per motivi familiari.
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