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L'inchiesta

Appalti Anas, gli indagati non rispondono al gip

Sono coinvolti insieme a Tommaso Verdini e altre quattro persone anche l'ingegnere ciociaro Luca Cedrone

guardia di finanza

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip del tribunale di Roma gli indagati dell'inchiesta condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura della Repubblica della capitale sulle commesse dell'Anas. Sono coinvolti Tommaso Verdini, figlio dell'ex deputato Denis Verdini, anche lui indagato, il suo socio della Inver Fabio Pileri, i consulenti Antonio Samuele Veneziano, Stefano Chicchiani e Angelo Ciccotto e due funzionari dell'Anas, l'ingegnere atinate Luca Cedrone e Paolo Veneri.

Verdini, Pileri e gli altri consulenti si trovano agli arresti domiciliari, mentre per Cedrone e Veneri il gip Francesca Ciranna ha disposto la sospensione per un anno dall'attività in Anas Spa Gruppo Fs Italiane. Tra i reati contestati agli indagati a vario titolo figurano corruzione, turbativa d'asta e traffico di influenze illecite.

Ieri mattina, al termine dell'udienza, l'avvocato Alessandro de Federicis, difensore di Pileri, ha spiegato il perché della scelta di non rispondere al giudice: «Questa indagine è durata due anni, il giudice ha impiegato cinque mesi per scrivere l'ordinanza: la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere era obbligata. Abbiamo visto molte cose sulle quali avremmo da dire, ma in questa fase dobbiamo prima verificare l'entità dell'accusa».

Accuse raccolte in un voluminoso faldone di circa settemila pagine che ora i difensori degli indagati dovranno esaminare. «In questa inchiesta ci siamo dimenticati tutti della presunzione di innocenza e che i processi in Italia non si riescono più a fare a piede libero», ha aggiunto polemicamente l'avvocato de Federicis sulle misure restrittive disposte dal gip.

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