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L'inchiesta

Nigeriano ucciso. A gennaio le analisi sui telefoni cellulari

Altro incidente probatorio per chiarire le circostanze della morte di Kelvin Mene

Nigeriano ucciso. A gennaio le analisi sui telefoni cellulari

I carabinieri con il Ris il giorno dell'incidente probatorio

Il 12 gennaio ci sarà l'incidente probatorio sui telefonini per far luce sulla morte del nigeriano Kelvin Mene. Accolta la richiesta avanzata dalla difesa che rappresenta le due nigeriane indagate dalla procura di Frosinone. Mene era stato ritrovato a terra in una pozza di sangue in via Ferrarelli, ferito con un'arma da taglio, mai trovata, il 6 ottobre scorso. A dare l'allarme alcuni passanti. Il ferito aveva dichiarato ai carabinieri e ai medici che si era ferito da solo.

Una versione ritenuta poco credibile dagli investigatori che, a seguito della morte, dodici giorni dopo il ricovero all'ospedale Fabrizio Spaziani, hanno iniziato a indagare per omicidio. Così sono stati disposti l'autopsia, i sequestri degli indumenti del morto, della cartella clinica e dell'appartamento (poi restituito) dove, secondo le accuse, sarebbe avvenuta l'aggressione. La procura ha poi indagato due connazionali della vittima, la fidanzata (ora irreperibile) e la donna che lo ospitava.

Un primo incidente probatorio aveva interessato proprio l'appartamento di via Ferrarelli incarico affidato al maggiore del Ris Cesare Rapone. Gli accertamenti erano finalizzati alla ricerca di tracce biologiche ed ematiche all'interno della casa e alla ricerca dell'arma del delitto, probabilmente un punteruolo, un coltello o un paio di forbici.

Le difese hanno impugnato al riesame i sequestri disposti dalla procura, ma il tribunale ha rigettato le richieste. Nel frattempo, l'indagine, con il pm Beatrice Neroni e i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile, è andata avanti. Ora il passo successivo riguarderà l'analisi sui cellulari delle due donne in modo da verificare i contatti con la vittima e la presenza di chat o telefonate che posano far luce sul caso. Le due nigeriane sono difese dagli avvocati Alfredo Frasca, Pierluigi Taglienti e Paola Fedele.

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