Spazio satira
Il delitto
03.12.2023 - 13:00
La vittima Willy Monteiro Duarte
Accusati di falsa testimonianza al processo per l'omicidio di Willy, rischiano a loro volta di subirne uno.
È la storia che riguarda due dei tanti testimoni sfilati davanti alla Corte d'assise di Frosinone che ha giudicato e condannato i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia (per i quali c'è stata poi la condanna in Appello, in attesa della Cassazione) per l'omicidio del cuoco di Paliano Willy Monteiro Duarte.
Ieri, davanti al gup del tribunale di Frosinone Antonello Bracaglia Morante c'erano da valutare le posizioni di Faiza Rouissi, 27 anni, di Colleferro, difesa dall'avvocato Massimo Guadagno, e di Aldo Proietti, 32, di Artena, assistito dall'avvocato Nicola Ottavani. Nel corso dell'udienza, però, il giudice ha deciso che si debba procedere senza l'udienza preliminare e, quindi, ha rimesso gli atti al pubblico ministero Vittorio Misiti affinché valuti di procedere con la citazione diretta a giudizio.
Le due testimonianze, rese il 9 settembre e il 2 dicembre 2021, erano state tormentate. Quanto alla testimonianza della ragazza, a un certo punto il presidente della Corte d'assise, il giudice Francesco Mancini, aveva detto: «Il pubblico ministero, se riterrà, ne prenda atto». Per poi aggiungere: «È una deposizione al limite del fantastico, dice tutto e il contrario di tutto. Si è contraddetta anche oggi (il 9 settembre 2021, ndr). Tutto questo non è accettabile».
Secondo l'accusa formulata dalla procura di Frosinone il teste «affermava il falso e negava il vero intorno ai fatti sui quali era interrogata, fornendo dichiarazioni contraddittorie e illogiche rispetto sia all'accadimento dei fatti per i quali si procedeva, sia alle deposizioni rese dalla stessa indagata in sede di sommarie informazioni». Le incertezze nella deposizione si riferiscono al punto in cui Gabriele Bianchi avrebbe colpito Willy, pancia o petto, e anche sul ruolo di Marco Bianchi.
Per quanto riguarda Proietti, l'amico che raccolse da terra Pincarelli e lo riportò ad Artena dopo la rissa e l'aggressione a Willy, già durante l'esame in aula era stato ammonito dal presidente: «Si rende conto che è una deposizione monca, ha una memoria selettiva. Ricorda una discussione banale ma non vede nessuno, però ricorda di aver preso Pincarelli per il bavero. Ci vuole una logica per essere credibili».
A Proietti veniva contestato il fatto che, durante il viaggio di ritorno ad Artena, con Pincarelli non aveva affrontato l'argomento della rissa «No. Io non ho chiesto e lui non mi ha detto niente», disse a un certo punto il testimone all'avvocato Loredana Mazzenga della difesa Pincarelli. Anche al pm aveva risposto di non aver parlato di quanto accaduto a Colleferro poco prima «perché - aveva replicato - di solito non chiedo queste cose». E a un certo punto il pm era sbottato: « lei vede... una cosa che potrebbe sembrare una rissa. Va, interviene per difendere l'amico, perché lei ha a cuore il suo amico, lo prende per terra, lo porta in macchina e non le chiede niente, perché a lei non interessa?». Con il teste che si limitava a dire «non è che ho chiesto cosa è successo di nuovo». Tanto che, per la procura, si tratta di una dichiarazione «del tutto inverosimile in quanto egli stava conversando con uno dei protagonisti dell'aggressione».
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