Cerca

L'intervista

Lo spirito della ragion sociale. A tu per tu con il professore Lucio Meglio

I cambiamenti, lo studio dei processi di transizione, gli scenari futuri. E la crisi del mondo contemporaneo. Parla il professore di sociologia generale all'Università degli studi di Cassino

lucio meglio

Lucio Meglio, originario di Sora, insegna sociologia generale all'Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale

Lucio Meglio, sorano, professore di sociologia generale all'Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale, ci aiuta a comprendere con il suo spirito critico i fenomeni sociali che caratterizzano il nostro tempo.

Che cosa studia la sociologia?
«La sociologia è una riflessione critica sui problemi sociali intesi nei loro termini specifici. È una scienza che studia le trasformazioni sociali, ossia i cambiamenti che avvengono negli uomini del nostro tempo».

In che modo la figura del sociologo si inserisce nella società attuale?
«Contrariamente a quanto si creda, il pensiero sociologico è molto concreto poiché studia e favorisce i processi di transizione e consente il più delle volte di prevedere gli scenari futuri. Il sociologo, in pratica, può aiutare a sviluppare il nostro pensiero critico e può far maturare ogni individuo nella realtà in cui è inserito, aiutandolo a dotarsi di uno sguardo più approfondito su tematiche generali e, anche, più specifiche».

Quali sono i più recenti e rilevanti fenomeni sociali?
«Tecnologia, pandemia e guerra hanno totalmente stravolto il quadro sociale contemporaneo. Soffermandomi sulla prima, sicuramente la più trascurata dai media, il suo compito è di caratterizzare l'attuale stato della società, accompagnandone l'evoluzione. Il problema è che la tecnologia avanza con maggiore velocità rispetto alla società, risultando così determinante sulla stessa. Vita privata, vita pubblica, società, aziende sono totalmente assorbite dai cambiamenti tecnologici. Un cambiamento accelerato che non ammette ritardi nella sua gestione. Ecco, questo sicuramente è uno dei punti di debolezza del nostro territorio, dove la digitalizzazione in campo pubblico, sociale e culturale stenta a decollare».

In che modo il patrimonio culturale, ambientale e artistico di una comunità influisce sul benessere della società?
«L'Italia è il Paese con più beni riconosciuti dall'Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, ndr) al mondo. Eppure la capacità di valorizzare tale ricchezza, specialmente nelle aree periferiche delle regioni, è nettamente inferiore al suo potenziale. Per ottimizzare la gestione del patrimonio culturale è necessario adottare misure di corretta e proficua gestione dei beni che lo costituiscono, implicante la più ampia diffusione e divulgazione, anche conoscitiva, oltre che la conservazione, la gestione e la valorizzazione. Per questo servono figure professionali adatte da impiegare in questo settore economico e non semplici amanti di un territorio».

…quindi siamo in crisi…
«La crisi che oggi affligge la nostra società è più "immateriale" che "materiale". Una società non è esclusivamente la modalità di costruzione di un'autovettura, la capacità di una classe politica o di un'amministrazione, ma è anche e soprattutto la fiducia che le persone ripongono nel fatto che quella macchina sia affidabile, o che la classe politica che la governa sia fonte di garanzia. Quindi una società può entrare in crisi sia perché non riesce a esportare manufatti sia perché i suoi cittadini non hanno più fiducia nella loro bravura professionale o nelle sue istituzioni. E per far sì che la fiducia possa riprendere vigore, è obbligo restituire dignità culturale e sociale ai concetti di comunità e di solidarietà, troppo spesso trascurati».

Quali potrebbero essere le leve sociali per superare la crisi?
«I valori, quella bussola interiore che guida le nostre azioni, le opinioni e i sentimenti e che influisce direttamente sul grado di benessere di una società. Ma ci siamo mai chiesti quali siano i valori dei nostri giovani? Le istituzioni pubbliche hanno mai interrogato la popolazione giovanile esplorandone i disagi o le aspettative verso il futuro? Un compito che assume maggiore rilevanza in un territorio come la provincia di Frosinone che assiste da tempo non solo al calo demografico, ma soprattutto all'abbandono da parte delle nuove generazioni dei paesi di origine. Quale futuro ci aspetta se non poniamo la questione giovanile al centro delle politiche di welfare?».

A proposito di queste ultime, qual è lo stato di salute della politica italiana?
«In Italia la politica, nel senso greco del termine ossia comunità cittadina, si è chiusa a riccio in se stessa. Il crollo delle ideologie, intese come condivisione di ideali comuni, ha portato a un progressivo allontanamento della militanza, in special modo giovanile. I circoli politici di un tempo, fucina di idee e di pensiero critico, sono un lontano ricordo. I giovani non hanno alcuno stimolo a partecipare e condividere i problemi della polis. Del resto ne è prova il netto aumento dell'astensionismo, soprattutto giovanile, la vera maggioranza che si afferma a ogni tornata elettorale. Sono pessimista circa un ritorno agli ideali di un tempo, in special modo nell'epoca della politica da social. Ma il futuro si sa, può regalare inaspettate svolte storiche…».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione