Spazio satira
Il processo
18.11.2023 - 18:12
Il tribunale di Cassino
Aveva deciso di rilevare una attività economica per realizzare il suo sogno. Ma le cose non sono andate proprio come aveva immaginato. E dopo aver corrisposto una prima trance di 29.000 euro, aveva accettato di sottoscrivere cambiali per far fronte al pagamento dei macchinari, necessari a lavorare. Ma le somme da corrispondere sono diventate sempre più esose. E la professionista di Cassino ha chiesto a due persone che riteneva fidate un "aiuto". Queste due persone, madre e figlio, sono finiti ora in aula con l'accusa di usura. Un processo non facile, in cui la professionista - assistita dallo studio legale Cassone, difesa in udienza dall'avvocato Simona Amen - si è costituita parte civile.
Attraverso le udienze dibattimentali si vuole infatti ricostruire l'intera vicenda che ha coinvolto la donna dal 2008 sino al 2013. Come accertato dalla Guardia di finanza di Cassino, è proprio nel 2008 che la professionista decide di acquistare i macchinari per mettersi in proprio. Una scelta ponderata, certo. Con una prima tranche di 29.000 euro data subito e il resto in cambiali. Il problema sarebbe sorto quando una forte contrazione degli incassi avrebbe indotto la parte offesa a rimodulare gli accordi. Con la stipula di nuove cambiali a firma (ritenuta dagli inquirenti falsa) anche della madre e del padre. Con l'applicazione di un tasso di interesse annuo calcolato dalle Fiamme gialle pari al 47,87%. Tasso considerato superiore a quello garantito dalla legge. Poi nel marzo del 2013 il pignoramento di tutti i beni.
Nell'udienza che si è tenuta nei giorni scorsi a Cassino, davanti al Collegio, è stato sentito il consulente della difesa oltre all'esame dell'imputato. E il pm Mattei ha richiesto - per la successiva udienza - di sentire nuovamente il consulente della procura in contraddittorio con quello della difesa a seguito di incongruenze emerse tra le perizie. Si torna in aula il prossimo 20 febbraio.
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