Spazio satira
Il punto
13.11.2023 - 18:00
Sono stati soltanto 265 i Comuni italiani che nel 2022 hanno partecipato all'attività di accertamento fiscale e contributivo in collaborazione con l'Agenzia delle entrate. Frosinone rientra tra questi, ma guardando i numeri, non trova posto tra i più "virtuosi". Nella graduatoria dei comuni capoluogo si piazza al cinquantesimo posto, vale a dire poco prima di metà classifica. Poco male, verrebbe da dire, se non fosse che a saltare all'occhio nella seconda parte della classifica sono i tanti "0". Al capoluogo ciociaro, infatti, per il 2022, è stato riconosciuto un contributo di soli 185 euro.
A fornire il quadro della situazione l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che riporta anche le somme recuperate dai Comuni negli anni precedenti. Nel 2016 per Frosinone erano stati erogati 12.835 euro, 740 nel 2019 e 370 nel 2020.
L'attività
I Comuni sono chiamati a fornire "segnalazioni qualificate" facendo la loro parte nella lotta all'evasione e mettendo, al tempo stesso, in cassa il 50% dell'imposta recuperata. Si tratta di un'azione antievasione che riguarda soltanto alcuni tributi statali, come l'Irpef, l'Ires, l'Iva, le imposte di registro, ipotecarie e catastali, grazie alla quale, nel 2022, sono stati recuperati 6 milioni di euro, cioè lo 0,007% per cento dei 90 miliardi di euro evasi ogni anno. Nel 2023, infatti, lo Stato centrale ha erogato la metà, poco più di 3 milioni di euro, alle amministrazioni comunali, quale contributo per la loro partecipazione all'attività di accertamento fiscale relativa al 2022.
Di questi, 2,1 sono stati erogati in virtù delle segnalazioni fatte dai Comuni capoluogo di
provincia, mentre i rimanenti 0,9 dalle altre amministrazioni comunali.
I 265 Comuni che hanno contribuito a recuperare almeno un euro sono pari al 3,3% dei 7.901 Comuni italiani. E ciò significa che sono stati ben 7.636 quelli che non hanno messo in cassa nemmeno un euro.
Con i suoi 185 euro, Frosinone, seconda solo a Roma (18.277 euro), a livello regionale va comunque meglio delle altre province del Lazio. Per Viterbo sono stati infatti erogati soltanto 25 euro (0 nel 2016, 150 nel 2019, 2.950 nel 2020), mentre Latina e Rieti, con quattro colonne di 0, non hanno recuperato nemmeno un euro in nessuna delle annualità prese in considerazione.
La classifica
Nel 2022 il Comune più "virtuoso" è stato Genova, che ha ricevuto un contributo per la sua attività di contrasto all'evasione erariale pari a 863.459 euro. Seguono Milano con 367.410 euro, Torino con 162.672 euro, Prato con 147.243 euro e Bologna con 99.555 euro. Tra le prime dieci posizioni a livello nazionale spiccano i risultati conseguiti dalle amministrazioni comunali di Maclodio, in provincia di Brescia, e Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, che hanno ricevuto rispettivamente 47.660 e 45.087 euro. Cifre, queste, che stridono con i 1.892 euro recuperati a Messina, i 1.458 euro a Palermo, i 651 euro a Napoli o i 301 euro ad Agrigento.
Altro dato che emerge è che dei 265 Comuni che hanno ottenuto un contributo nel 2022, soltanto 38 sono ubicati nel Mezzogiorno. Due sono abruzzesi (su un totale Comuni a livello regionale pari a 305), tre sono campani (su un totale di 550), altri tre molisani (su un totale di 136), quattro sono pugliesi (su un totale di 257), sei sono sardi 6 (su un totale di 377), otto sono calabresi (su un totale di 404) e dodici sono siciliani (su un totale di 391).
Le modalità
Le "segnalazioni qualificate" che i Comuni devono comunicare all'Agenzia delle entrate riguardano ambiti di intervento quali urbanistica e territorio, proprietà edilizie e patrimonio immobiliare, residenze fittizie all'estero e disponibilità di beni indicativi di capacità contributiva.
Le informazioni che le amministrazioni trasmettono al fisco sono, dunque, riconducibili prevalentemente alle fonti di reddito immobiliari, già oggetto di accertamento definitivo ai fini dei tributi locali.
Secondo lo studio condotto dalla Cgia, però se i Comuni partecipano a questo tipo di attività in così scarsa misura, una delle ragioni è da individuare nella carenza di personale, che risulta essere un problema cronico di molte amministrazioni locali.
«Se, invece, le competenze sono disponibili – si legge nel documento – in massima parte vengono utilizzate per "recuperare" l'evasione dei tributi locali in capo ai Comuni; come l'Imu, la Tari, la Tosap, l'imposta sulla pubblicità e quella di soggiorno».
E aggiunge un'altra ipotesi: «Per molti sindaci scatenare una "campagna" contro gli evasori o gli abusivi potrebbe essere addirittura controproducente. In molte aree del Paese, infatti, il consenso politico a livello locale si "acquisisce" e si "consolida" anche "trascurando" questi reati; "consentendo", ad esempio, a chi non ha una casa di costruirsene una abusivamente o a chi non ha un'occupazione stabile di "sopravvivere", esercitando un'attività lavorativa irregolare».
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