Spazio satira
L'allarme
12.11.2023 - 19:00
La linea di montaggio di Cassino Plant
Stellantis in primis: ma solo per il numero di operai coinvolti. Un triste podio nell'emergenza lavorativa di un'intera provincia. Non tanto e non soltanto per quei 2.900 lavoratori rimasti a Cassino Plant ma per altre migliaia di dipendenti disseminati nelle aziende dell'indotto metalmeccanico.
«Sarà un inverno gelido per molti lavoratori della provincia di Frosinone e le rispettive famiglie». Questo il monito lanciato dal segretario provinciale Ugl Frosinone Enzo Valente analizzando alcune delle vertenze che vedono coinvolte grandi aziende del territorio.
Cassino Plant
I venti di tempesta soffiano da tempo. Sul piatto della bilancia che pende verso il pessimismo c'è il numero delle tute rosse che continua a scendere ma anche la mancata comunicazione sui modelli che finiranno sulla Stla Large. Una piattaforma del lusso che deve essere ancora completata e che porterà la produzione a fermarsi per una lunga pausa natalizia di almeno 5 settimane, se non di più. «E si paventa anche il ritorno al turno unico a partire dal 2024. È vero che si stanno facendo investimenti per la trasformazione nell'elettrico ma i nuovi processi produttivi della mobilità del futuro ci fanno sempre più pensare che non possiamo continuare a ritenere che l'automotive possa essere il punto fermo dell'economia di questo territorio. Aspetto che l'Ugl sottolinea ormai da anni ai tavoli provinciali e regionali».
Per questo auspica che il presidente Rocca e l'attuale giunta regionale possano scrivere una nuova pagina per questa provincia, in discontinuità con quanto fatto nel passato: «Vanno bene i tavoli - dice il segretario provinciale - ma tutti quelli fatti in precedenza non hanno portato a nulla di concreto».
E, a proposito di tavoli, quello ministeriale resta vuoto. Il famoso "patto" per l'automotive non ha superato il confine delle intenzioni nonostante i sindacati si stiano sgolando.
Reno de Medici
Ma a tremare ci sono anche tanti altri lavoratori: il futuro delle oltre 300 persone impiegate, tra dirette e indirette, alla Reno de Medici è un'incognita.
«Non sembra esserci una via d'uscita in tempi brevi. Tolti i sigilli allo stabilimento, la palla in mano alla Regione Lazio. Non sappiamo in questo momento, in che direzione ci porteranno gli eventi futuri. In questa annosa vicenda che ci trasciniamo da tempo ci sono stati troppi rimpalli di responsabilità tra Consorzio Industriale che gestisce il depuratore consortile e l'azienda fino ad arrivare allo stato di oggi, con il sequestro degli impianti e pesantissime ricadute sull'occupazione».
Saxa Gres
Non serve spostarsi di molto: da Villa Santa Lucia a Roccasecca il tratto è breve, non tanto quello spaziale ma la linea immaginaria che unisce le due emergenze.
Alla Saxa Grestone la maggior parte dei lavoratori dal 2018 usufruisce di ammortizzatori sociali che scadranno questo mese e «del nuovo imprenditore che è stato annunciato nell'ultimo incontro in Regione dalla proprietà, non si vedono tracce. Non abbiamo belle sensazioni su questa vertenza. Domani ci torneremmo in Regione, il tempo sta per scadere. Al Mise e alla stessa Regione chiediamo si sapere se il progetto è ancora valido».
Un passaggio anche sulla Videocon: «La nuova governance del Consorzio Industriale, la Regione e le istituzioni tutte, richiamino l'attuale proprietà a riprendere fortemente in considerazione la promessa di ricollocare i disoccupati provenienti dallo stabilimento».
Un universo lavorativo che viaggia senza grosse risposte, da nord a sud. E le famiglie s'incamminano verso il Natale con stipendi poco degni di questo nome.
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