La vicenda
11.11.2023 - 13:00
Il tribunale di Frosinone
Una notte da incubo quella tra il 27 e il 28 settembre 2022 per una ragazza allora di 26 anni, violentata e picchiata dal fidanzato mentre con l'auto andavano in giro per tutta la provincia. Per quegli episodi per i quali l'uomo, un trentaquatrenne di Piglio, ora agli arresti domiciliari, era accusato di violenza sessuale e lesioni, è arrivata la sentenza di primo grado. Il tribunale di Frosinone (presidente Mancini) gli ha inflitto una condanna a cinque anni e mezzo di reclusione. Il pubblico ministero ne aveva chiesti sette e mezzo.
Tutto inizia nella notte del 27 settembre. I due ragazzi sono in auto e da Piglio viaggiano verso Anagni e Frosinone. Secondo la denuncia presentata dalla ragazza all'indomani dei fatti, l'uomo, dopo averla colpita con schiaffi e pugni al volto, alla testa, alle gambe e al braccio, la minacciava di ucciderla, mostrandole un coltellino, dicendo che l'avrebbe gettata nel vuoto dagli Altipiani di Arcinazzo, la costringeva a compiere e a subire atti sessuali. La costringeva a un primo rapporto mentre la filmava con la minacciava di inviare il video al fratello - in base a quanto contestato dalla procura di Frosinone - successivamente dopo un paio di ore pretendeva un nuovo rapporto completo che consumava mentre umiliava la donna con insulti e sputi.
Inoltre, una volta riaccompagna a casa, avrebbe minacciato la ragazza di ritorsioni se avesse denunciato. Da qui la contestazione di violenza sessuale con l'aggravante di aver commesso il fatto per motivi di gelosia e con uso d sostanze stupefacenti nei confronti di persona con la quale era legato da un rapporto affettivo e approfittando delle condizioni di tempo, luogo e della persona tali da ostacolarne la difesa. Sempre per quegli episodi la procura ha contestato al trentaquattrenne di Piglio le lesioni anche con riferimento a un'altra aggressione, il 3 settembre precedente a Ceccano.
Nel corso della discussione l'accusa ha ritenuto provati i fatti e attendibile il racconto della ragazza. La difesa, rappresentata dagli avvocati Luigi Tozzi e Giulio Gasbarro, ha contestato il fatto che non ci siano riscontri precisi, anche con riferimento al referto di pronto soccorso e che la denuncia è avvenuta per ritorsione perché l'uomo, che è autorizzato a lavorare, sarebbe ritornato da una vecchia ex. Al termine del verdetto, la difesa ha preannunciato ricorso in appello, confidando in una diversa valutazione del caso.
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