Spazio satira
L'intervista
07.11.2023 - 16:00
Il commissario della Asl di Frosinone Sabrina Pulvirenti FOTO MASSIMO SCACCIA
Ieri è entrata per la prima volta nell'ufficio del direttore generale della Asl di Frosinone in via Armando Fabi. Da commissario straordinario. È determinata a non essere di passaggio. Anzi, a lasciare il segno. Sabrina Pulvirenti, romana di nascita, sottolinea il legame con la Ciociaria: «Mia nonna era di Fontechiari». Il suo curriculum racconta chiaramente di una vasta esperienza nel mondo della sanità. Perfettamente consapevole che la sfida non sarà semplice. Ma la sensazione che trasmette è che non ci sono alternative a vincerla. La sfida naturalmente. L'abbiamo intervistata.
Dottoressa Pulvirenti, in 24 anni alla guida della Asl di Frosinone si sono alternati in 18 tra direttori generali, commissari e manager facenti funzione. È qui per restare?
«Questo non dipende soltanto da me. Posso dire che sono qui per restare per un po' di tempo. Non certo per andare via. Svolgerò l'incarico nell'ottica di mettere in campo tutto il possibile per rilanciare la sanità in una provincia estesa e complessa, anche e soprattutto sul piano orografico. Certamente la sanità ha bisogno di un rilancio dopo la stagione del Covid e perfino nella prospettiva del Pnrr. Questo è il momento della programmazione e dell'inversione di tendenza, del presente e del futuro. Chi decide di lavorare nella sanità sa di avere davanti una sorta di missione. Ecco, l'approccio non può che essere questo».
Che tipo di sanità ha in mente?
«Oggi la centralità non è più (soltanto) dell'ospedale ma del territorio. Poi è evidente che dovremo centrare l'obiettivo del Dea di secondo livello per il Fabrizio Spaziani. E dobbiamo lavorare molto sul versante della migrazione. Sì insomma, della mobilità passiva. Un fenomeno che ha anche dei costi notevoli. Bisogna porsi degli obiettivi anche con un certo orgoglio: curarsi nel territorio è un diritto dei cittadini. La sanità pubblica ha il dovere di creare le condizioni affinchè questo possa avvenire nel modo migliore. Peraltro non dobbiamo mai dimenticare che dietro ogni paziente che soffre ci sono delle famiglie che affrontano quotidianamente una situazione difficile e complessa. Ecco perché l'obiettivo va centrato».
Ha visitato l'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone?
«Certamente e mi ha fatto un'ottima impressione. Ho visitato pure la centrale del 118. Ci sono delle ottime basi di partenza. Vedo i presupposti per portare avanti un buon lavoro».
Senta dottoressa, resta però il tema principale: servono medici e infermieri.
«Ne sono perfettamente consapevole. Ci attiveremo per reperire medici, ma dobbiamo anche avere una visione. Mi spiego: la Asl di Frosinone dovrà essere attrattiva. Ci sono tanti giovani medici di questa provincia che hanno studiato e studiano a Roma: devono sapere che alla Asl di Frosinone c'è posto per loro. Mi farebbe piacere che questa Azienda Sanitaria diventasse una sorta di "vivaio" per i nostri medici. Devono sapere che qui è casa loro. Poi naturalmente so che bisogna fare i conti con le risorse che ci sono e con i procedimenti di tipo amministrativo. Però è importante partire con le idee chiare e con la volontà di ottenere dei risultati. Medici, infermieri e ausiliari sono l'anima della sanità».
Quale sarà la sua prima mossa?
«Quella che ho sempre definito il "tempo zero": capire cosa serve, quali sono le priorità e quali le risorse, a che punto siamo. Sia per quanto riguarda
la linea amministrativa che le
risorse del personale. Sono consapevole che sarà necessario avviare una serie di confronti con tutti. Ma i tempi dovran-
no essere necessariamente stretti».
Proviamo ad elencare alcune tematiche che intende affrontare per rilanciare la sanità territoriale?
«Ho intenzione di investire molto nelle telemedicina, nella digitalizzazione, nell'abbattimento delle liste di attesa. Proprio nell'ottica di quello che dicevo prima: il territorio al centro. Sarà molto importante definire bene e operativamente l'appropriatezza dei percorsi: tra ospedale e territorio e fra territorio e ospedale. Faccio un esempio: i controlli attraverso il telemonitoraggio possono abbattere i tempi delle liste di attesa. Insisterò molto sul concetto della presa in carico del paziente: non soltanto e non necessariamente in ospedale ma anche nel territorio. Ecco perché l'appropriatezza dei percorsi. Bisogna arrivare (in tempi rapidi) ad un sistema nel quale si sappia immediatamente chi fa che cosa, come, dove e quando. Le emergenze e le urgenze sono diverse: pensiamo all'infarto, oppure alla necessità di intervenire subito chirurgicamente. I percorsi appropriati possono e devono fare una grande differenza. Lavoreremo molto su questo aspetto. Se lo aspettano i cittadini ma pure gli operatori sanitari».
In questo momento si parla moltissimo del ruolo della sanità pubblica e del rischio fuga di tanti medici dal Servizio Sanitario Nazionale. Lei che visione ha della sanità?
«Guardi, io sono un medico ospedaliero. Nella mia visione di sanità il settore pubblico non è soltanto centrale. Ma essenziale e perfino irrinunciabile. Direi che la sanità pubblica è sacrosanta. Noi siamo chiamati a dare risposte ai nostri cittadini. Quando ci sono dei problemi la gente si reca al Pronto Soccorso immediatamente. È una responsabilità che abbiamo e che dobbiamo avvertire come un imperativo categorico. Per quanto riguarda la sanità privata accreditata, la stessa ha rapporti di committenza con quella pubblica, sia a livello locale che con la Regione. Svolge un ruolo importante, ma è evidente la centralità della sanità pubblica».
C'è un argomento in particolare che vorrebbe affrontare con successo alla guida della Asl di Frosinone?
«Ce ne sono diversi. Mi soffermo su uno in particolare: il trasporto e perfino la logistica che attengono alla cura dei pazienti oncologici. Bisogna essere in grado di dare risposte importanti e serie a questi pazienti e alla loro famiglie nel territorio. I percorsi di cura sono articolati e complessi, ma le risposte vanno date».
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