Spazio satira
La vicenda
05.11.2023 - 13:00
La capretta era viva quando è stata persa a calci e buttata giù da un muretto durante una festa lo scorso 27 agosto in un agriturismo ad Anagni, durante una festa di compleanno? È l'interrogativo al quale le procure di Frosinone e di Roma (per i minorenni) stanno cercando di dare risposta. Ma non si potrà contare sul corpo del reato. La carcassa della capretta non c'è più. Sembrerebbe sia stata mangiata da altri animali, forse cinghiali, come avrebbe dichiarato ai carabinieri il titolare dell'agriturismo.
Trattandosi di corpo di reato, era stato disposto il sequestro della carcassa dell'animale per accertamenti tecnici. Accertamenti necessari a chiarire se la capretta fosse già morta per cause naturali, come sostengono i giovani indagati, quando è stata presa a calci e la scena ripresa e diffusa sui social. Si prospetta, ora, una guerra tra le parti: il titolare dell'agriturismo e le parti sotto accusa. Nei guai sono finiti 14 giovani, tra i 17 e i 22 anni, residenti ad Anagni e Fiuggi.
La storia era ben presto divenuta virale con la pubblicazione di un video sul web tra l'indignazione generale e perfino manifestazioni di protesta in piazza ad Anagni. Un diciassettenne è accusato di aver colpito e ucciso la capretta, mentre un coetaneo avrebbe ripreso la scena con il telefonino. Gli altri, invece, avrebbero avuto un ruolo minore avendo istigato i primi. Dopo l'ispezione dei carabinieri, finalizzata a verificare lo stato dei luoghi, si cerca di chiarire anche la posizione e quanto dichiarato dal titolare dell'attività dove si è verificato l'episodio finito alla ribalta della cronaca nazionale.
«La nostra linea difensiva, fin dall'inizio, ha messo in discussione il fatto che la capretta fosse viva perché, anche se il gesto dei ragazzi può essere condannato, essendo stato colpito ripetutamente l'animale morto, il reato non sussisterebbe, manca la prova che in quel momento fosse viva - dice l'avvocato Giampiero Vellucci, difensore del diciassettenne, principale indagato - Il proprietario dell'agriturismo dovrà spiegare agli inquirenti perché non ha tempestivamente denunciato il fatto, ma solo dopo che il video è diventato virale e, soprattutto, perché non ha chiesto l'intervento sul posto dei carabinieri, unitamente al servizio veterinario. Attendiamo la chiusura dell'indagine per poi intraprendere una azione legale nei confronti di chi ha dato per scontato che la capretta fosse viva non avendone fornito la prova».
I difensori, gli avvocati Giampiero Vellucci, Filippo Misserville, Daniele Natalia, Pietro Polidori e Francesca Ruggeri ora fanno leva sulla mancanza di una prova certa dell'esistenza in vita della capretta al momento dei calci e del trasporto sulla carriola.
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