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Il racconto

A piedi da Sora a Capo Nord. L'avventura di Davide e Alex

Davide D'Arrigo e Alessandro Alati compiono l'impresa: sono giunti a destinazione. Un viaggio di 210 giorni attraverso sette Paesi. Sempre insieme all'inseparabile lievito madre

A piedi da Sora a Capo Nord. L'avventura di Davide e Alex

Davide D'Arrigo e Alessandro Alati messi a dura prova dal gelo artico durante il loro cammino da record

Sette mesi, 210 giorni, 6.376 chilometri percorsi, sette nazioni attraversate: Italia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia. Davide D'Arrigo e Alessandro Alati da Sora fino a Capo Nord. Rigorosamente a piedi. Hanno raggiunto la loro meta condividendo un'avventura da guinnes dei primati, un'esperienza dura ma di profondità umanità. Sono partiti da Sora il 5 marzo scorso, dal castello di San Casto e Cassio, e sono arrivati a destinazione alle 11.40 di mercoledì scorso. Un viaggio documentato via social con foto e riflessioni.

I due ragazzi sono tornati ieri a Sora per riabbracciare i familiari e i loro affetti più cari. Hanno vissuto grandi emozioni e non è mancato lo stupore, un pizzico di paura, ma anche la serenità guadagnata strada facendo e la forza del cammino che saranno la loro stella polare per altri straordinari viaggi. Questo, durato ben sette mesi, è stato il primo. E lo racconteranno nelle scuole. Li abbiamo intervistati.

Alessandro, perché lasciare tutto e partire?
«L'idea è maturata durante il lockdown, un periodo segnato dalla solitudine. Abbiamo pensato di unire le forze e di partire. Il mio sogno era realizzare un viaggio con il lievito madre che avevo realizzato, per continuare a sperimentare durante il cammino la sua evoluzione. È incredibile, ma così è stato. Mi riporto un bagaglio di esperienze che basta odorarlo per capire di cosa ha bisogno e cosa riesce a fare. Questo lievito madre è nato a Sora, grazie alle acque delle nostre sorgenti, farina di un mulino della zona e anche un pizzico di miele locale; è stato impastato la prima volta al castello di Sora e l'abbiamo portato con noi. Durante il viaggio sono riuscito a panificare, l'avanzo giornaliero lo abbiamo dato agli animali che incontravamo per strada. Ho condiviso la mia acqua con il lievito per non farlo morire. E tante volte ha dormito nella nostra tenda, con me nel sacco a pelo, per non gelare. È stato un vero compagno di viaggio, in realtà eravamo in tre».

Davide, tu perché sei partito?
«La motivazione nasce dal progetto che feci due anni fa, "Castello di Sora 365", per mettere in luce questo luogo incredibile fatto di storia e tradizione. Vedendo Capo Nord su siti e riviste, mi sono chiesto se fossi riuscito a tirare una linea dal nostro castello fino a lì, a piedi. È iniziato tutto così, nella mia immaginazione. Poi con Alessandro abbiamo progettato il percorso dall'inizio alla fine. Abbiamo portato con noi una bandiera, firmata da molti sorani, che tanti altri hanno firmato durante il viaggio. Così abbiamo fatto conoscere la nostra città».

Davide, com'è stato questo lungo cammino?
«Pensavamo di farcela in sei mesi, invece è stato veramente dura e ci ha messo anche in difficoltà. Ci abbiamo sempre creduto e la fede per andare avanti non è mai mancata. Abbiamo fatto sognare tante persone perché ogni giorno ho scritto un diario di bordo pubblicandolo sui social».

E per te, Alessandro?
«La convivenza per tutti questi mesi, a stretto contatto, si è fatta sentire. Ma è stato un viaggio che ci ha fatto bene; quando sei con un amico è come quando ti trovi davanti allo specchio, dici la verità».

Che cosa farete... da grandi?
Davide: «Sono un assistente specialistico di una cooperativa in scuola con ragazzi speciali, alunni autistici, ed è la mia passione. Un contratto a tempo determinato. Non so cosa mi proporrà la vita nel futuro, ma sono pronto a cogliere quello che arriverà». Alessandro: «Ho fatto il cuoco lavorando in molti Paesi e da qualche anno sono un cuoco autonomo. Il lievito madre potrebbe essere alla base di un progetto per una panetteria o anche per la sua produzione e commercializzazione. Vedremo».
 

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