Spazio satira
Il racconto
13.10.2023 - 18:00
Pellegrinaggio a Gerusalemme e in Terrasanta interrotto per una comitiva partita da Roma con due professoresse ciociare
Un viaggio programmato da tempo per visitare la Terrasanta ma interrotto per lo scoppio della guerra in Israele. Una disavventura a lieto fine per due insegnanti in pensione in viaggio con altre 45 persone nei luoghi della Natività con l'Opera romana pellegrinaggi. Sono tornate mercoledì sera, via Verona, con un volo da Tel Aviv, anticipando così il rientro. A bordo, i ciociari erano tre. Al gruppo di pellegrini si è aggiunta una squadra di archeologi della Sapienza con una studentessa di Veroli.
La paura sicuramente c'è stata come anche il disagio di aver interrotto il resto del viaggio a causa della guerra. Tanta anche l'apprensione dei familiari in Italia che vedevano ai telegiornali le scene di guerra dopo l'attacco di Hamas contro Israele. Certo quando sono partiti per il pellegrinaggio "Con Maria nella Terra di Dio", giovedì della passata settimana, nessuno poteva immaginare quanto sarebbe accaduto di lì a pochi giorni. Il gruppo di pellegrini era piuttosto eterogeneo. Guidati dal cardinale Enrico Feroci, parroco del santuario del Divino Amore di Roma, da padre Agostino Montan e dal cappellano del santuario don Andrea Valori con loro oltre alle due professoresse ciociare, c'era gente proveniente da varie parti d'Italia, dalla Sardegna e dalla Sicilia, da Bari, Milano, Parma, Bologna nonché alcuni turisti americani di origine italiana, presenti nel nostro Paese.
«Veramente non abbiamo percepito la situazione - spiega di ritorno a Frosinone la professoressa Marina Biondi - Noi non sapevamo granché. Ci hanno informato dall'Italia di quanto stava accadendo anche perché solo a Betlemme abbiamo potuto vedere Rai1. Anche se sentivamo gli aerei passare».
Com'è stato il viaggio?
«All'inizio è andato tutto bene. Siamo stati a Nazareth. Poi quando siamo arrivati a Betlemme è successo quello che è successo. Il nostro programma di viaggio prevedeva di restare a dormire per cinque giorni a Betlemme, ma visto che ci trovavamo in territorio palestinese con il rischio di chiusura dei check point ci hanno trasferito a Gerusalemme».
Una situazione comunque non facile. Tutto intorno c'era la guerra...
«Un giorno mentre eravamo al Santo Sepolcro è scattato l'allarme aereo e ci siamo dovuti rifugiare. I locali non mi sembravano molto spaventati, però i negozi erano quasi tutti chiusi. I pellegrini, quelli rimasti, erano pochi. Un altro giorno abbiamo sentito tre tonfi in lontananza. Poi ci hanno spiegato che era il sistema antimissilistico che era entrato in azione. Non ci hanno fatto andare in giro: del muro del pianto, della spianata delle moschee, che avremmo dovuto visitare, neanche a parlarne. Ci siamo limitati a rimanere nelle strette vicinanze dell'albergo».
Giovedì era l'ultimo giorno della vacanza, ma a quel punto è iniziata la ricerca di una soluzione per rientrare in Italia. Giusto?
«Da quanto sappiamo, Ita si è rifiutata di venirci a prendere e così la Farnesina si è rivolta a una compagnia privata, la Neos, che però è atterrata a Verona. L'aereo ha fatto tutto un giro passando per il Libano e la Giordania. È stata una cosa avventurosa. Sull'aereo con noi c'erano pure otto ragazzi della Sapienza che stavano facendo degli scavi archeologici, tra cui una ragazza di Veroli».
In aeroporto che situazione avete trovato?
«In aeroporto c'erano migliaia di persone che aspettavano di partire per tutto il mondo, da Brasilia a New York. Tra l'altro a un certo punto è scattato l'allarme, ma siccome è stato dato con l'altoparlante, non conoscendo la lingua, all'inizio non abbiamo capito. Poi abbiamo seguito la gente e ci siamo messi sotto una tettoia. Diciamo che grosse cose non ne abbiamo viste».
Il viaggio in aereo è stato solo una parte del rientro in Italia.
«Da Verona siamo tornati a Roma col pullman. Siamo arrivati alle 4 di mattina. L'Opera romana pellegrinaggi è stata veramente lodevole. Hanno fatto di tutto. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare in Isarele tre persone. Una è stata ricoverata all'ospedale americano per cui sono rimaste la sorella e un'amica. Ora se ne occuperà il consolato. Ci siamo trovati nel bel mezzo di una guerra».
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