Spazio satira
Le conclusioni
07.10.2023 - 13:00
Sei anni e sei mesi è la richiesta avanzata dalla procura di Frosinone ieri nel corso della discussione in un processo per violenza sessuale
Sei anni e sei mesi. È la richiesta della procura di Frosinone per le violenze sessuali contestate a un degente di una Rsa nei confronti di tre diverse pazienti.
Ieri, davanti al tribunale di Frosinone, presieduto dal giudice Francesco Mancini, l'udienza è stata dedicata alle conclusioni del pubblico ministero Vittorio Misiti. Considerate le aggravanti equivalenti alle attenuanti, l'accusa ha chiesto così sei anni e mezzo. E.R., 63 anni, era nella Rsa per scontare una pena in detenzione domiciliare, sempre per reati sessuali, tanto che gli è stata contestata la recidiva.
Delle tre vittime, originarie di Boville Ernica, Torrice e Colleferro, una è deceduta nel corso delle indagini. Le donne che, come ricostruito dall'accusa nel corso delle precedenti udienze, per le particolari condizioni in cui erano costrette per motivi di salute, non erano in grado di opporre resistenza alle aggressioni sessuali.
Le vittime si sono costituite parte civile con l'avvocato Giovanna Liburdi. Parte civile anche un'associazione, "Insieme per Marianna", rappresentata dall'avvocato Antonella Liberatori. L'uomo, invece, è difeso dall'avvocato Giulia Giacinti.
L'inchiesta è nata su segnalazione del responsabile della struttura sanitaria che ha raccolto una serie di testimonianze, di altri pazienti, sui comportamenti poi finiti al centro delle indagini che la procura ha delegato ai carabinieri. In aula nel corso del procedimento sono stati sentiti oltre ai carabinieri, responsabili e dipendenti della struttura sanitaria.
Il primo fatto contestato a carico di E.R. è risalente al 22 agosto del 2020. È accusato di essersi introdotto nella stanza di una donna, colpita da ictus, e di averle infilato la mano sotto i vestiti toccandole le parti intime per poi prenderla e trascinarla per le gambe con l'intento di strusciarsi sulla malcapitata. Per la repentinità dei gesti e lo stato di salute, la donna non avrebbe avuto margine di reazione.
Sempre ad agosto, l'uomo è finito nel mirino della procura per aver infilato la mano sotto la camicia da notte di un'altra degente, affetta da sclerosi multipla e tetraplegia. Nonostante la richiesta di lei di essere lasciata in pace, le avrebbe toccato insistentemente le parti intime. Secondo la procura l'uomo avrebbe approfittato della condizione di inferiorità fisica e psichica della donna. In più la repentinità del gesto, come nell'altra occasione, avrebbe impedito alla vittima di sottrarsi.
Tra dicembre 2019 e agosto 2020 si sarebbero verificati i fatti oggetto della terza imputazione. L'imputato avrebbe avvicinato una donna affetta da sindrome di down con deficit cognitivo per poi infilarle la mano sotto la maglietta e palpeggiarla ripetutamente sul seno. Quindi, sempre secondo le accuse, in un'altra circostanza, «con violenza consistita nella repentinità dei gesti che non consentivano alla vittima margine di reazione» la costringeva a subire atti sessuali consistiti nell'infilare la mano sotto i vestiti della donna e palpeggiarla ripetutamente». La discussione proseguirà con gli interventi delle altre parti a gennaio.
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