Spazio satira
L'udienza
06.10.2023 - 13:00
La difesa di Pietro Ialongo punta a fare cadere una delle tre aggravanti contestate e a dimostrare che la capacità di intendere e volere al momento dell'omicidio dell'ex fidanzata Romina De Cesare era grandemente scemata.
Sono questi i passi lungo i quali i difensori dell'imputato per il femminicidio di via del Plebiscito del 2 maggio 2022 si stanno muovendo con il chiaro obiettivo di scongiurare un'eventuale condanna all'ergastolo. Ieri, davanti alla Corte d'assise presieduta dal giudice Francesca Proietti, è proseguita l'escussione dei testi della difesa. Sentiti il fratello dell'imputato e il consulente tecnico lo psichiatra Ferdinando De Marco.
Preliminarmente, gli avvocati di Ialongo, Vincenzo Mercolino e Riccardo Di Vizio, hanno chiesto una modifica del capo d'imputazione. Per la difesa sarebbe venuta meno l'aggravante della relazione affettiva ragion per cui, allo stato, resterebbe quella del rapporto di convivenza, oltre che quella per gli atti persecutori. In tal senso, il pubblico ministero Vittorio Misiti si è riservato una decisione in sede di conclusioni. Lo stesso pm di fronte alla consulenza tecnica presentata dalla difesa ha preannunciato da parte sua e delle parti civili (avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio per i De Cesare e Maria Calabrese per un onlus) una richiesta di consulenza tecnica d'ufficio con la Corte che convocherà alla prossima udienza come perito il dottor Peppino Nicolucci. A quest'ultimo sarà affidato il mandato di valutare la capacità di intendere e volere dell'imputato al momento del fatto.
Sentito come teste Guido Ialongo, fratello dell'imputato, chiamato a ripercorrere i rapporti con la coppia anche durante il periodo trascorso a Parigi. «Erano come tutte le coppie che litigano si lasciano e si riprendono - ha detto - Se avessi saputo, avrei fatto qualcosa. Pensavo alla classica litigata». Una parte della deposizione è stata dedicata all'incidente che, in passato, ha visto coinvolti i due fratelli. «Siamo rimasti toccati dall'incidente avuto un po' di anni fa. Questo purtroppo ti cambia vita. Lui (Pietro, ndr) aveva sedici anni. Ci portarono in due sale operatorie differenti e ancora oggi sento le sue urla. Il problema è molto complesso». Del periodo parigino, il teste ha ricordato che «Pietro lavorava come autista e Romina in banca». Poi anche lei ha lasciato quel posto per rientrare in Italia con Pietro.
È stato quindi sentito il consulente tecnico della difesa, il dottor Ferdinando De Marco secondo il quale «gli eventi salienti che hanno condizionato lo sviluppo psicologico di Pietro Ialongo sono stati la balbuzie e l'incidente stradale quando aveva sedici anni». Quanto alla prima, secondo lo psichiatra, ha provocato «un progressivo isolamento nel contesto scolastico» al punto da dover abbandonare «la sua passione per l'avvocato per poi concentrarsi sull'attività manuale».
L'incidente è stato considerato quindi uno «spartiacque». Da collegare anche al «continuo cambiamento dell'attività lavorative». Il dolore e il disagio fisico sarebbero alla base, secondo il consulente, anche del «lungo peregrinare dall'Italia alla Francia e dalla Francia all'Italia». Nel frattempo, Pietro in tutti i modi aveva continuamente cercato di «superare il problema motorio». Tanti gli interventi e i consulti medici ai quali si è sottoposto.
Il consulente ha concluso, pertanto, per un «disturbo della personalità "Nas" (non altrimenti specificato, ndr), passivo-aggressivo e depressivo. Aveva bisogno di sentirsi accettato dall'altro».
Ad opinione del consulente «di fatto non aveva amici». Quindi il dottore ha fatto riferimento alla vita all'interno del carcere: «Era disponibile con i compagni di cella, divideva il cibo, ma poi non ha visto il ritorno da parte loro che si aspettava. Lui è stato sempre disponibile verso l'altro. Quando ha deciso di andare via da Frosinone si aspettava un ritorno dalla compagna che, invece, si era ambientata. Non sapeva come comportarsi, aveva timore di essere abbandonato. È stato un crescendo di angoscia e paura di abbandono». Da qui la conclusione per «una compromissione delle capacità».
Il pm avendo eccepito il mancato deposito della consulenza tecnica nei sette giorni precedenti l'udienza si è riservato il controesame alla prossima udienza, salvo far notare al dottore che tra la documentazione medica esaminata, solo due arri hanno un'attinenza psichiatrica.
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