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L'emozione

Danilo Messore è sacerdote. Domenica la prima messa

La comunità di Vallemaio che l'ha visto nascere e crescere gli ha regalato la veste liturgica

Danilo Messore è sacerdote. Domenica la prima messa

Danilo Messore e il vescovo Antonazzo

Danilo Messore è sacerdote a tutti gli effetti. E la comunità di Vallemaio che l'ha visto nascere e crescere gli regala la prima casula. Per lui un weekend impegnativo. Il trentatreenne sarà ordinato sabato mattina presso il santuario di Canneto con l'imposizione delle mani del vescovo monsignor Gerardo Antonazzo nel corso di una cerimonia solenne alla quale parteciperanno anche numerosi fedeli di Vallemaio, tanti amici e parenti, che hanno organizzato un pullman per raggiungere Settefrati.
Domenica pomeriggio don Danilo celebrerà la prima messa nella parrocchia del paese.

Fitto il programma: alle 17.20 si recherà al cimitero per benedire tutti i defunti, quindi andrà in piazza per incontrare le autorità civili, il clero e i parrocchiani. Dopo l'ingresso ufficiale nella chiesa, che tante volte l'ha visto servire messa, pregare e riflettere, il neo sacerdote presiederà la celebrazione eucaristica. Al suo fianco il parroco titolare, don Marcelo Hoca. La serata terminerà con un momento di convivialità, durante il quale don Danilo vorrà salutare i presenti.

Intense le parole con cui don Danilo Messore - ultimo di sei figli, orfano di madre, sin da piccolo impegnato nella parrocchia di San Tommaso, fino all'incontro fondamentale con alcune figure sacerdotali, la prima a tredici anni: l'allora prete del paese don Gabriel Popa, fino allo stesso vescovo Antonazzo - ha spiegato così la sua scelta: «Essere prete per me significa stare vicino alle persone che vivono nelle paure e nelle incertezze; gioire della loro vita ed esserci per loro: nell'ascoltarli, nell'aiutarli perché non siano soli, in quanto Cristo si è fatto vicino, è nelle nostre storie. Significa celebrare l'Eucarestia con loro e per loro. Stare vicino ai malati. Parlare ai giovani e testimoniare che la Chiesa non è fuori dal mondo, come loro pensano, ma vive nel mondo e per il bene del mondo. La Chiesa, tramite ogni battezzato sta lì per loro, non giudica ma è attenta alle loro esigenze, anzi indica una via di Vita e li aspetta a braccia aperte».

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