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La requisitoria

Autorizzazioni ambientali. Il pm chiede cinque condanne

La pratica Dobfar è l'unica che non si è prescritta. Sollecitati tre anni e quattro mesi per l'ex commissario Patrizi

provincia

Le Aia rilasciate dall'amministrazione provinciale tra il 2012 e il 2014 sono al centro del processo

Diciassette capi d'imputazione del processo principale più altri due per effetto della riunione con un procedimento proveniente da Roma. Ma, dato il trascorrere del tempo, trattandosi di fatti risalenti nel tempo, anche al 2012, è quasi tutto prescritto. Tranne due ipotesi di corruzione e altrettante violazioni ambientali riferibili alla pratica Acs Dobfar di Anagni.

Nel procedimento per le autorizzazioni integrate ambientali rilasciate dalla Provincia al tempo in cui era commissario straordinario Giuseppe Patrizi, il pubblico ministero Samuel Amari formula cinque richieste di condanna: tre anni e quattro mesi per lo stesso Patrizi, un anno e quattro mesi per gli allori dirigenti del settore Ambiente della Provincia Umberto Bernola e Ferdinando Riccardi, quindi tre anni e sei mesi per Valentino Piergianni, direttore dello stabilimento Dobfar, e un anno e otto mesi per Marco Falciani, rappresentante legale e presidente del cda della Dobfar negli anni 2007-2014. Le parti civili, l'ex dirigente all'Ambiente Angelo Fraioli, l'amministrazione provinciale e l'associazione Tolerus di Ceccano propongono un maxi risarcimento danni per 220.000 euro.

Per il pm non sono prescritti i reati di corruzione contestati a Patrizi e Piergianni per la modifica sostanziale dell'Aia per l'inserimento dello spandimento dei fanghi di depurazione dietro l'assunzione nella stessa Dobfar di un nipote dell'ex commissario straordinario. Identica cosa per lo spandimento dei fanghi. Secondo la procura «quanto letto nel capo d'imputazione ha linearità e coerenza tra condotte e interessi». Quindi Amari aggiunge: «Il dato storico ha la sua consistenza che ritengo provata. Il punto di partenza sono gli interessi personali di Patrizi e l'asservimento di Bernola agli interessi di Patrizi».

E poi argomenta: «l'ultima proroga all'autorizzazione della Dobfar scade il 30 giugno 2011 e fino al 7 agosto 2012 la Dobfar ha sparso i rifiuti illegittimamente, tanto che il 7 agosto la Provincia intima di sospendere l'attività». Ordine avallato - rimarca il pm - anche da Tar e Consiglio di Stato. «La pg calcola il risparmio di spesa. In base al quantitativo speso per lo smaltimento dei fanghi presso terzi la società ha avuto un guadagno di almeno 330.000 euro». E poi: «Per quanto riguarda la corruzione per l'Aia alla Dobfar occorre fare riferimento alla nota dell'Arpa di parere negativo di modifica sostanziale. Nel verbale della conferenza dei servizi - insiste l'accusa - Bernola dà atto di un parere favorevole che non esiste nelle note precedenti».

Il pm richiama le intercettazioni telefoniche: «È Bernola stesso che dice di esser stato preso a male parole per "una autorizzazione che gridava vendetta"». Amari cita poi il carteggio tra Arpa e Dobfar con parere negativo della prima, controdeduzione della seconda e nuovo parere negativo: «Il verbale della conferenza dei servizi non riporta il secondo parere negativo dell'Arpa sulle controdeduzioni della Dobfar». Per il pm le intercettazioni sulla Dobfar sono «molto rilevanti» e rileva i ringraziamenti tra Patrizi e Piergianni. Come pure il caso della «dipendente Dobfar che informa Patrizi del controllo della Forestale». Per l'attività organizzata di smaltimento di rifiuti, il pm ricorda che «la procura di Roma ha sequestrato i terreni della società».

A seguire l'intervento dell'avvocato Giuseppe Dell'Aversano per la parte civile: «Fraioli è un zelante funzionario verso cui ci sono le ire funeste. Nell'applicare rigorosamente le regole lo fa nell'interesse dell'ente e della collettività. La valle del Sacco è tristemente nota per lo sversamento di rifiuti. Fraioli subisce pesanti pressioni dal commissario Patrizi che dovrebbe teoricamente garantire il rispetto delle leggi. Fraioli non cede alle pressioni per il rilascio dell'Aia. È stato fatto fuori con la scusa ridicola della spending review. Ciò conferma il danno subito da Fraioli per aver preteso il rispetto delle norme ambientali. Le imprese volevano spendere il meno possibile per inquinare il più possibile. Ecco perché siamo parte offesa in questo procedimento». Da qui la richiesta di una provvisionale di 100.000 euro.

Per la Provincia, i due avvocati costituti per i due procedimenti riuniti, gli avvocati Daniele Colasanti e Paola Pagliarella chiedono entrambi una provvisionale di 50.000 euro. L'avvocato Chiara Masi per Tolerus ne sollecita 20.000. L'avvocato Gianpiero Quadrini per Masssimiliano Ricci, all'epoca direttore dell'Asi chiede l'assoluzione nel merito e non la prescrizione. Qui si parla di autorizzazione agli scarichi per il depuratore Asi. «Ricci - commenta il legale - è la persona che con tutte le sue forze cerca di risolvere un problema noto per il quale nessuno prima aveva speso energie».

Quello degli scarichi che, pur rispettando i parametri nazionali, non rispettavano quelli più stringenti della Regione per cui serviva un adeguamento. Il difensore afferma, sulla falsariga dell'avvocato Vincenzo Galassi, difensore di Claudio Ferracci, tecnico del'Asi, che «la soluzione alternativa era la chiusura del depuratore di Ceccano che serve circa duecento fabbriche, cinque tra i comuni più importanti della provincia e avrebbe provocato una catastrofe a livello occupazionale». Anche per Ferracci suggerita l'assoluzione piena e non la prescrizione. «Il fatto non sussiste» secondo l'avvocato Angelo Testa per un'autorizzazione unica a una ditta di Morolo. Prossima udienza il 31 ottobre per il proseguo delle discussioni delle difese.

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