Spazio satira
L'intervista
03.10.2023 - 10:00
Il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Gabriele Mattioli FOTO MASSIMO SCACCIA
Il 2 settembre scorso l'insediamento dopo il cambio di guardia con il colonnello Alfonso Pannone. A quasi un mese di distanza abbiamo fatto il punto con il colonnello Gabriele Mattioli, nuovo comandante provinciale dei carabinieri.
Una chiacchierata informale e qualche domanda per raccogliere le sue prime impressioni sulle emergenze del territorio che quotidianamente i carabinieri e tutte le forze di polizia cercano di contrastare mettendo in campo impegno e sacrificio.
La Ciociaria è sempre stata considerata una zona tranquilla, anche se i recenti fatti di cronaca, primo fra tutti l'omicidio di Thomas Bricca, sembrano smentire questa tesi. Quali sono le primissime impressioni sulla provincia di Frosinone?
«Ritengo che di isole felici ormai ce ne siano davvero poche. A partire da fenomeni come lo spaccio di droga e l'integrazione di persone straniere. Il Frusinate è ancora una terra che non ha fenomeni criminali importanti. Quello che è successo ad Alatri, molto probabilmente, secondo l'ipotesi investigativa raccolta, nasce nell'ambito dello spaccio di stupefacenti, uno scontro tra fazioni rivali per la gestione di piccole piazze di spaccio. L'omicidio di Thomas, di per sé, è stato una dimostrazione costata la vita a un giovanissimo».
Microcriminalità, furti, truffe agli anziani. Quali sono secondo lei le emergenze?
«I furti con strappo e le rapine sono poche rispetto ad altre realtà. La provincia di Frosinone è ancora un po' preservata da questo fenomeno. Per quanto riguarda invece le infiltrazioni malavitose, non possiamo nasconderci: ci sono. Cassino, ad esempio, risente della presenza della criminalità campana. La Ciociaria è una zona ricca e abbiamo visto, anche con i rapporti che fa la Guardia di Finanza, che il riciclaggio del denaro avviene. È chiaro che attaccare questo tipo di fenomeni non è semplice, perché la velocità della transizione e le attività delle società sono stati sempre difficili da scoprire. L'obiettivo di tutte le forze di polizia, quando si "attacca" un'organizzazione, è quello di farlo sia sul piano del contrasto operativo, in mezzo alla strada, sia su quello economico. Da una parte bisogna cercare di smantellarla, dall'altra devi portare via i soldi che hanno accumulato proprio per bloccarne l'attività».
Se da un lato sono diminuiti i furti con strappo e le rapine, dall'altro non si placano i raid nelle abitazioni…
«I dati raccolti dalle denunce sui furti in casa dimostrano che il fenomeno è in aumento. Stiamo tornando al periodo pre-Covid. I servizi vengono svolti ma ci sono diversi fattori che potrebbero aiutare a contrastare tali fenomeni».
Cosa si potrebbe fare?
«Le amministrazioni, ad esempio, potrebbero dare una mano con la toponomastica. Abbiamo molte strade senza numero civico, e questo rende più difficile individuare alcune zone. La videosorveglianza, poi, è fondamentale ma deve anche funzionare».
È importante la collaborazione dei cittadini, anche se spesso si "grida" alle ronde…
«Il cittadino può dare una mano, ma non con le ronde. Diventano pericolosissime perché girare confonde l'operatore di polizia. È importante, invece, avvisare subito le forze dell'ordine. Sarebbe opportuno, inoltre, aumentare le difese passive, tenendo le finestre chiuse e non lasciare le chiavi alla porta. Spesso si utilizzano i social per lanciare l'allarme. Va bene, ma la segnalazione va fatta prima alle forze dell'ordine, o anche contemporaneamente, e non prima sui social».
Un capitolo a parte è quello degli ecoreati...
«Il lavoro svolto dai reparti specializzati è molto importante. Penso al Nas, Nucleo antisofisticazione e sanità, al Nil, Nucleo ispettorato del lavoro, e al Noe, Nucleo operativo ecologico. C'è il contrasto al fenomeno del traffico dei rifiuti, piuttosto che all'inquinamento, e unendo anche le attività del Nipaaf, Nuclei investigativi di polizia ambientale, agroalimentare e forestale, le risposte ci sono. La chiusura, nei giorni scorsi, della cartiera a Isola del Liri è la prova del lavoro svolto da questi reparti».
Ha più volte ribadito la centralità che darà ai rapporti con le altre forze di polizia...
«Credo molto nel coordinamento tra forze di polizia, ovviamente nell'ambito delle diversità di ognuno».
Negli ultimi giorni avete incrementato i controlli sulle strade con il chiaro obiettivo di limitare gli incidenti dei più giovani. Il problema, però, è soprattutto culturale. Cosa si può fare concretamente?
«I controlli li facciamo. Nella stragrande maggioranza degli incidenti su strada interveniamo noi, la presenza c'è. Bisogna puntare molto sul discorso dei giovani e sull'educazione stradale. Fare incontri, mostrare loro immagini e video per aiutarli a capire cosa si rischia. L'inasprimento delle pene ci sta, ma si potrebbe fare qualcosa anche smettendo di esaltare le bravate, per esempio, alla guida, o seguire modelli sbagliati. Un problema culturale per il quale bisogna intervenire tutti, famiglia, scuola, oratorio».
Qualche settimana fa l'incidente ad Alatri, in diretta social, salito alla ribalta anche della cronaca nazionale e che vede indagato un ventinovenne...
«Il fenomeno di poter registrare e postare è diventato, purtroppo, qualcosa di normale, trasversale, in tutti i posti, anche in posti tranquilli come ritengo sia, fortunatamente, ancora questa provincia».
Quale messaggio si sente di mandare alle nuove generazioni?
«Nei giorni scorsi abbiamo onorato Salvo D'Acquisto e parlando agli studenti durante un incontro, ho detto: "Volete degli esempi positivi? Guardate Salvo D'Acquisto. È chiaro che non dovete donare la vostra vita agli altri, nessuno vi chiede questo, ma il fatto di dare qualcosa al prossimo è bello. Cominciate ad aiutare una vecchietta, ad aiutare mamma a casa, a difendere il ragazzo preso di mira dai bulli. Pensate ai Martiri di Fiesole, si sono costituiti sapendo che sarebbero andati a morte certa, ma avrebbero salvato delle persone"».
Recentemente ci sono stati due episodi distinti che hanno visto protagonisti un carabiniere di Vico nel Lazio salvare un uomo a Ferentino e un altro collega di Pontecorvo convincere un giovane a desistere dal compiere un gesto estremo…
«Queste sono azioni sicuramente positive. Un carabiniere libero dal servizio vede un signore che sta male e presta soccorso, dall'altra parte un'attività più specifica di negoziazione. Facciamo molti corsi in tal senso. A livello provinciale abbiamo figure specializzate per la negoziazione; non era questo il caso del maresciallo di Pontecorvo, ma il militare si è messo subito in contatto con i referenti negoziatori per capire come agire e la vicenda fortunatamente si è risolta positivamente. È stato bravo. Ed è stato molto bello quando ha detto: "Poteva essere mio figlio"».
A proposito di figli. I suoi ragazzi hanno seguito la sua stessa strada...
«Il maschio, ventunenne, ha terminato l'Accademia e ora è a Roma, sta completando il ciclo di formazione. La femmina, ventitreenne, è in servizio a Modena. Sono molto orgoglioso di loro».
Ha visitato alcune stazioni del territorio e, quindi, anche alcuni paesi della Ciociaria...
«La provincia di Frosinone mi piace molto perché è simile alla mia Umbria. Ci sono scorci caratteristici, un panorama davvero suggestivo da nord a sud».
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