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Il processo

Foto hard e ricatti a dodici ragazzine, sfilza di testi

Tre accusati di revenge porn ed estorsione. Ieri in udienza sono state formalizzate le costituzioni di parte civile e depositate le liste testimonia

Foto hard e ricatti a dodici ragazzine, sfilza di testi

'ingresso del tribunale di Frosinone

Revenge porn ed estorsione nei confronti di dodici ragazzine. Accuse per cui sono finiti nei guai un ventinovenne di Ceccano, un trentatreenne di Castro dei Volsci e un trentaduenne di Roma.
Nell'udienza di ieri mattina sono state formalizzate le costituzioni di parte civile dell'associazione "Insieme a Marianna", con l'avvocato Antonella Liberatori, e di alcune ragazze, tramite gli avvocati Cristiana Sordi, Gianmarco De Robertis e Claudia Sorrenti. C'è stata, inoltre, l'ammissione dei testi. Le parti hanno depositato le lunghe liste testimoniali. Sfileranno, quindi, molti testimoni nel processo. Diversi anche gli psichiatri e gli psicologi per analizzare lo stato d'animo delle ragazze.
Si torna in aula il 24 novembre. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Fabio Vicano, Tony Ceccarelli e Pietro Polidori.

La ricostruzione
Le vittime, all'epoca dei fatti contestati minorenni, tra cui due tredicenni, pensavano che i tre fossero loro amici. Erano riusciti a conquistare la loro fiducia. Ma i tre, stando alle accuse, avevano architettato un piano solo per farsi consegnare foto hot che le ritraevano.
Sostenevano di essere dei "maghi" dell'informatica e di riuscire a entrare nei loro pc e nei telefonini senza il loro consenso, così da poter inviare immagini che le ritraevano nude ad amici, familiari, conoscenti. Anche sui social. E se qualcuna tentava di opporsi veniva minacciata di violenze sui familiari. Diverse foto sarebbero finite anche su siti pornografici.

Telegram e Instagram i canali utilizzati dai tre, per il loro piano, con falsi profili. «Se non mi mandi le foto e i video che ti chiedo, entro nel tuo telefono e le invio a tutti. Le stampo e le vengo a mettere nella cassette delle lettere di casa tua. Poi prosciugo il conto corrente dei tuoi genitori». Una delle frasi scritte per minacciarle.
I tre sostenevano che avrebbero potuto desistere soltanto se loro stesse avessero mandato foto hot sui loro cellulari. Solo in questo modo quelle immagini non avrebbero fatto il giro dei social e dei gruppi whatsapp ma sarebbero rimaste tra loro.
Per tentare di convincerle inviavano alle stesse foto di altre ragazze, dicendo loro che erano state "obbedienti" e avevano girato immagini e video.

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