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Videosorveglianza. Luci e ombre per le indagini

Non sempre le telecamere hanno fornito elementi per chi indaga. Sono state utili nel caso dell'omicidio Bricca dove pure non sono mancati vuoti e malfunzionamenti

Videosorveglianza. Luci e ombre per le indagini

Videosorveglianza, croce e delizia dei cittadini e delle forze dell'ordine. Uno strumento che, spesso, è servito a far luce su fatti di cronaca, anche gravi, a scoprire autori di delitti, vandali che distruggono la cosa pubblica, automobilisti indisciplinati e perfino gli "allergici" alla raccolta differenziata che abbandonano qua e là l'immondizia. Ma non sempre l'occhio della telecamera è stato prezioso e in grado di immortalare elementi utili alle forze dell'ordine impegnate in un'indagine. E più di qualche investigatore se ne è lamentato.

Eppure si parla di città videoprotette o di città in video. Negli anni non sono mancate inchieste che hanno coinvolto questo specifico settore: basti pensare all'operazione "Occhio vigile", condotta nel capoluogo, che aveva messo nel mirino ztl e videosorveglianza, e sulla quale, recentemente, si è espressa anche la Corte dei Conti.

Ancora più recentemente, le telecamere sono state scandagliate al microscopio per risalire all'omicidio di Thomas Bricca, estendendo le ricerche oltre ad Alatri anche a Frosinone e Ferentino, con risultati non sempre apprezzabili da un punto di vista investigativo. Prima ancora i frame dell'occhio elettronico erano serviti a immortalare l'auto dei fratelli Bianchi arrivare a Colleferro negli istanti immediatamente precedenti l'aggressione costata la vita a Willy Monteiro, mentre inutile era stata ogni ricerca per trovare qualcosa per l'omicidio di Emanuele Morganti. Le telecamere avevano immortalato la fuga di Pietro Ialongo, arrestato per l'omicidio dell'ex fidanzata Romina De Cesare, avvenuto in un appartamento di via del Plebiscito, nel centro storico del capoluogo, nonché l'arrivo di lei a casa, una manciata di minuti prima di essere uccisa a coltellate. Sempre a Frosinone, e sempre in un caso di accoltellamento, invece, poco chiare erano risultate le immagini visionate dalla questura.

L'ultimo caso, in ordine di tempo, quello che ha fatto più rumore, è l'omicidio del diciannovenne Thomas Bricca, ad Alatri, lo scorso 30 gennaio al Girone. Scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di Roberto e Mattia Toson, accusati dell'omicidio del ragazzo: «La ricerca delle videocamere di sorveglianza pubbliche e private installate e in funzione nel territorio cittadino e l'esame delle immagini registrate consentiva con certezza di ricostruire il passaggio e gli spostamenti dello scooter utilizzato per compiere l'azione criminosa».

La ricerca delle telecamere, per verificare se avessero immortalato qualcosa di utile, veniva estesa anche ai comuni limitrofi ad Alatri. Sono diversi i frame estrapolati dai carabinieri per risalire al percorso effettuato dallo scooter nell'approssimarsi al luogo dell'agguato e nella successiva fuga. Dalla visione delle immagini gli investigatori si accorgono che lo scooter con a bordo l'omicida e il complice ha imboccato una strada che «permette di raggiungere il Comune di Frosinone e le contrade XII Marie, Vicero, Fraschette e Monte San Marino, del Comune di Alatri». Sempre dalla visione dei frame venivano esclusi eventuali percorsi alternativi. Mentre, seguendo il percorso che verosimilmente potevano aver fatto gli autori dell'agguato, gli investigatori scoprono però anche una serie di "buchi": sulle strade secondarie nelle contrade Vicero e Fraschette, fino al ricongiungimento con la Sp24 nel comune di Fumone (località La Mola), non vi erano videosorveglianze pubbliche o private», scrive ancora il gip. Stessa cosa dalla località Bitta di Alatri fino al cimitero di Ferentino.

L'unica, peraltro, potenzialmente funzionante, in zona Fumone, funzionava solo in modalità "live", senza registrare. Proseguendo, un'altra telecamera privata in zona circonvallazione, non funzionava. Più avanti, verso Tecchiena, le immagini di un bar non erano acquisite perché di «scarsa qualità». Continuando l'analisi, gli investigatori verificavano l'assenza di immagini nella zona tra la Ss155 e via Aldo Moro, mentre «il sistema di videosorveglianza installato sulla via Aldo Moro, all'altezza dell'isola ecologica comunale, risultava non funzionante». Spostando il raggio delle indagini sul capoluogo: «Il sistema di videosorveglianza del Comune di Frosinone, installato nei presso dell'incrocio di Madonna della Neve risultava in avaria», sempre il 30 gennaio, scrive ancora il gip.

«Non era in funzione», inoltre il sistema di videosorveglainza comunale nella zona del cimitero di Ferentino. Le uniche immagini utili da Ferentino erano quelle di un bar, ma come per Tecchiena, la scarsa qualità delle immagini inducevano i carabinieri a non acquisirle (anche se nel periodo di interesse non transitava alcun veicolo). Tuttavia, evidenzia il gip, «dalle immagini estrapolate era possibile stabilire alcuni dettagli utili all'identificazione dello scooter e degli occupanti».

Passando ad altro, la ricostruzione dell'omicidio del giovane cuoco di Paliano, Willy Monteiro Duarte, è stata condotta tenendo conto dei movimenti degli accusati attraverso le telecamere sulle strade della movida di Colleferro, dei carabinieri e del cimitero. E così è stato calcolato il brevissimo lasso di tempo (55 secondi circa) dall'arrivo dell'auto condotta dai Bianchi sul luogo del delitto, all'aggressione fulminea e alla successiva fuga verso Artena.

Per un altro omicidio, quello della ragazza molisana Romina De Cesare, undici minuti è il lasso di tempo che intercorre tra l'ultima immagine della giovane in vita e la fuga dell'ex fidanzato Pietro Ialongo, poi arrestato con l'accusa di omicidio volontario. I due sono stati immortalati dai video delle telecamere di sicurezza di via del Plebiscito, acquisiti dalla squadra mobile di Frosinone che ha indagato sul delitto di via del Plebiscito, avvenuto il 3 maggio 2022.

L'Audi A4 guidata da Ialongo viene ripresa più volte nel capoluogo, tra cui in un distributore di benzina sulla Monti Lepini nonché a Terracina e Sabaudia, dove poi verrà fermato.
Le telecamere, insieme agli accertamenti del Ris, sono risultati fondamentali nella ricostruzione della rapina, l'11 settembre 2021, alla gioielleria Cataldi di Fiuggi: le indagini dei carabinieri, infatti, si sono concentrate sulle immagini della videosorveglianza della gioielleria, del Comune di Fiuggi, del casello autostradale di Anagni e delle abitazioni vicine. Un lavoro che ha permesso di individuare le auto utilizzate per raggiungere Fiuggi e per allontanarsi dopo il colpo, una Jeep e un Doblò, la prima delle quali ritrovata quattro giorni dopo con all'interno una pistola Beretta.

Ma non sempre le telecamere sono risultate di aiuto come è successo per l'omicidio di Emanuele Morganti. Di quell'aggressione insensata non c'è traccia non solo tra la videosorveglianza pubblica ma nemmeno nei telefonini dei tanti che affollano piazza Regina Margherita.
Altre volte è capitano alle forze di polizia di andare alla ricerca, soprattutto di notte, di immagini da visionare, ma la scarsa qualità e il mancato funzionamento non ha consentito di utilizzarle a fini investigativi.

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