Spazio satira
Il report
31.07.2023 - 13:00
Una terra, la Ciociaria, da dove si continua a emigrare. Dando uno sguardo ai numeri, recentemente pubblicati dal dossier del centro studi e ricerche Idos "Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio", dedicato prevalentemente a chi dall'estero arriva nel Lazio e in Ciociaria alla ricerca di un futuro migliore, c'è un capitolo dedicato a chi fa la scelta inversa. Ovvero ai tanti laziali che, ogni anno, decidono di rimettersi in gioco e farsi una vita lontano dalla terra in cui si è cresciuti.
Gli iscritti all'Aire, ovvero l'anagrafe degli italiani redenti all'estero, della provincia di Frosinone sono 57.854 con un incremento del 13% negli ultimi nove anni. In base ai dati del 2021, dalla Ciociaria sono emigrati (o sono nati all'estero) nell'ultimo anno considerato dalla ricerca in 1.487. Dopo quello di Roma è il secondo valore più alto del Lazio. Del resto anche per il numero totale degli iscritti all'Aire il Frusinate è secondo. Di questi 1.487, in 535 risultano essere espatriati, in 529 sono nati da iscritti all'Aire e in 423 sono all'estero per "altri motivi".
Numeri alla mano, ogni cento residenti nel Lazio, nove vivono all'estero. La regione è in controtendenza rispetto al resto d'Italia in quanto prevalgono i nati da iscritti all'Aire (55%) rispetto a quelli che espatriano (35%). Le donne sono il 48% in media col dato nazionale. Il 13% degli iscritti è minorenne, il 66% è in età da lavoro, il restante 20% è composto da over 65. Il 55% è stabilito in America, di cui poco meno della metà in quella centro-meridionale, poco meno del 38% in Europa e il restante 6,5% negli altri tre continenti. Un laziale su 5 vive in Brasile, uno su 7 in Argentina, uno su 11 nel Regno Unito con quote che variano da 97.224 del Brasile a 45.258 della Gran Bretagna. A seguire Stati Uniti e Francia oltre i 30.000 iscritti e Germania e Spagna sopra quota 20.000.
Idos divide l'emigrazione dal Lazio verso il mondo in cinque fasi (1876-1914, tra le due guerre, il dopoguerra, 1980-2006 e le nuove migrazioni dal 2007 al 2021). E in tutte c'è una consistente quota di cittadini provenienti dall'attuale Ciociaria i quali, soprattutto dalle aree interne, ma non solo, negli anni, prima con mezzi di fortuna, poi sui piroscafi ora più comodamente in aereo hanno viaggiato verso Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Venezuela, Australia e tante altre mete.
«Sono infatti 840.000 i cittadini laziali che, in quasi 150 anni di storia, hanno preso la via dell'emigrazione, un flusso solo in parte compensato dai 566.000 cittadini italiani di origine laziale (e non solo) che sono rimpatriati dall'estero per stabilirsi nella nostra regione», scrive Idos.
Quanto alle motivazioni, «ci sono infatti, fin dall'inizio, la povertà, le difficili condizioni economiche e sociali, la mancanza di lavoro, le guerre, le persecuzioni politiche e religiose». A sostenere l'immigrazione «logiche di solidarietà tipiche delle società rurali». Secondo il report, «nel secondo dopoguerra la riduzione della popolazione, particolarmente evidente - seppure con alcune eccezioni - nelle province di Viterbo, Rieti e Frosinone, ha prodotto seri problemi di spopolamento per le aree interne e montane».
Nella prima fase dell'emigrazione la scelta è per l'Europa ma anche per le Americhe: «L'area di partenza è prevalentemente la Ciociaria. A spingere ad emigrare all'estero è la disoccupazione, resa più acuta dalla pressione demografica». Nel secondo dopoguerra, «l'emigrazione torna ad essere l'unica alternativa agli stenti, anche a causa della distruzione lungo la linea difensiva tedesca "Gustav" di intere cittadine laziali sotto i bombardamenti alleati o a seguito del passaggio degli eserciti belligeranti (1943-1944). Negli anni '50 da queste aree, gravemente disagiate, molte persone, quasi tutte con un basso livello di istruzione, prendono la via dell'esodo, sostenute anche da compaesani e parenti già residenti all'estero. I gravi danneggiamenti di molte città e villaggi laziali si intrecciano con l'instabilità politica e sociale, un'alta inflazione, un elevato tasso di disoccupazione e una maggiore competizione nel mercato del lavoro». In questa terza fase «la provincia di Frosinone sarà ancora protagonista dei flussi in uscita fino agli anni '80, quando il boom economico ed edilizio richiamerà in patria molti emigrati». Poi, con la crisi del 2007 e le «nuove migrazioni», c'è chi ha scelto di ripercorrere le orme di nonni e bisnonni.
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