Spazio satira
La vicenda
15.07.2023 - 15:00
Il Tribunale di Frosinone
Mazzette per il morto, a processo Pietro Corsi, tecnico necroforo e Patrizia Menichini, assistente necrofora, entrambi del capoluogo.
Il pm ha chiesto 6 anni di reclusione per il sessantaduenne e quattro anni per la sessantenne. Il giudice ha rinviato per la discussione al prossimo 29 settembre. In quella sede è prevista la sentenza. Nel corso del processo sono stati revocati i domiciliari a Corsi e l'obbligo di dimora a Menichini.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Tony Ceccarelli e Alfredo Magliocca. Una delle parti offese, il titolare di un'agenzia funebre, si è rivolta all'avvocato Antonio Ceccani. Il difensore ha chiesto la condanna degli imputati con provvisionali di 5.000 euro da devolvere in beneficenza.
La ricostruzione
"L'operazione caffè", così denominata perché il "caffè", secondo quanto ricostruito dagli investigatori, era quello che i frusinati avrebbero preteso alle agenzie di pompe funebri sotto forma di regalie, dai 20 ai 50 euro a pratica fino a salire a 100 euro in alcuni casi, porta la firma dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Frosinone. Gli accertamenti erano scattati a dicembre 2019 in seguito a un'informativa su presunte illegittime richieste di denaro da parte degli operatori della camera mortuaria nei confronti delle agenzie di onoranze funebri. Tutto è partito con una denuncia del responsabile di una ditta funebre che aveva dichiarato di essere vessato, da molti anni, e costretto a devolvere sotto forma di regalie somme di denaro agli operatori, in cambio del loro aiuto nella gestione della salma. Secondo il denunciante, come riferito agli inquirenti, analoghe richieste sarebbero state fatte anche ad altre agenzie funebri.
Secondo l'ipotesi investigativa, il sistema escogitato in danno delle agenzie funerarie andava avanti da 20 anni. Secondo le accuse, in qualche caso sarebbe stata indicata ai parenti dell'estinto un'agenzia piuttosto che un'altra, mentre laddove la scelta era libera, la ditta prescelta era lo steso obbligata a versare il "caffè". In pratica i titolari delle agenzie per il timore che venissero attuati espedienti per rallentare lo svolgimento del servizio funebre erano costretti a pagare quello che nell'ambiente era chiamato, appunto, il caffè.
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