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L'inchiesta

Tentò di uccidere un ex poliziotto. Estradato

Il 23 dicembre l'accoltellamento in strada. Rintracciato in Spagna un albanese di 30 anni. È stato individuato dalla squadra mobile anche grazie ai post che faceva

Tentò di uccidere un ex poliziotto. Estradato

La polizia sul luogo dell'accoltellamento del dipendente della questura lo scorso dicembre

Estradato l'albanese Enlir Cafi, 30 anni, accusato del tentato omicidio di un ex poliziotto, ora nei ruoli civili della questura. L'uomo è stato consegnato all'Italia dalle autorità spagnole che lo hanno fermato sin esecuzione di un mandato d'arresto europeo. Lunedì alle ore 13 l'uomo, difeso dall'avvocato Marco Maietta, comparirà davanti al magistrato per l'interrogatorio di garanzia.

L'albanese è accusato di tentato omicidio, aggravato dai futili motivi per aver accoltellato il frusinate, per questioni di viabilità stradale, colpendolo prima a un braccio mentre si trovava ancora all'interno della vettura e poi ripetutamente quando l'ex agente era uscito dalla vettura e aveva cercato riparo all'interno di un esercizio commerciale di via Puccini. L'assalitore si dileguava su un'Alfa Romeo 159. Subito sono state attivate le indagini dalla squadra mobile che in breve ha identificato l'assalitore che, peraltro, ha anche filmato con il cellulare l'aggressione. Secondo i testimoni la lama utilizzata era piuttosto lunga e l'aggressore sembrava agire "come se lo volesse ammazzare".

La vittima forniva una precisa descrizione dell'accoltellatore e affermava di non averlo mai visto prima. In pratica, secondo il racconto della persona offesa, l'albanese si trovava in mezzo alla strada, inveendo contro gli automobilisti in coda per il traffico e brandendo un coltello, lo stesso con cui colpiva il dipendente della questura che lo aveva inviato a farsi da parte per consentirgli di passare. L'aggressione proseguiva per diversi minuti, anche all'interno di un negozio di fiori e poi nuovamente all'esterno lungo la strada fino a quando l'aggressore si dileguava sull'Alfa. In ausilio della squadra mobile oltre ai testimoni oculari c'erano le immagini della videosorveglianza di un'attività commerciale della zona che riprendeva l'albanese, uscito da un bar in stato di alterazione fisica. Inoltre, le telecamere comunali consentivano di identificare la vettura, l'Alfa, utilizzata nella fuga verso via Fontana Unica. La polizia, risalita all'identità del presunto autore, peraltro in Italia da irregolare, lo andava a cercare in viale Spagna dove risiedeva, ma non lo trovava, essendosi reso irreperibile. Nel frattempo veniva emesso dal pm titolare dell'indagine un decreto di fermo. Poco dopo, la squadra mobile, diretta dal vice questore Flavio Genovesi, riusciva a scovare l'uomo che, contando su alcuni connazionali, si era rifugiato in Catalogna, a Girona. Stante la gravità del fatto, ricondotto nell'ipotesi del tentato omicidio per le modalità con le quali si è estrinsecata l'azione, la squadra mobile non ha mai smesso di dare la caccia all'uomo, sfruttando anche le nuove tecnologie. Infatti, gli agenti sono riusciti a rintracciarlo grazie a dei post messi in rete sotto falso nome. E sempre sotto falso nome si nascondeva in Spagna, dove a, fine maggio, è stato fermato, a Salou, vicino Tarragona, dalla polizia con un documento romeno. Peraltro lo stesso era già stato fermato in precedenza dalle autorità iberiche per un furto. A quel punto sono state avviate le pratiche per l'estradizione che hanno portato alla consegna dell'uomo alla polizia italiana che lo ha condotto nel carcere di Frosinone a disposizione del magistrato che dovrà sottoporlo all'interrogatorio di garanzia per effetto dell'ordinanza di custodia per i reati di tentato omicidio e porto abusivo di un coltello con una lama di circa 10 centimetri.

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