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L'intervento

Moschea e insulti, Imane Jalmous: difendo la libertà di culto

L'esponente del Pd è finita nel dossier sugli amministratori sotto tiro per le minacce ricevute. «Sul centro culturale islamico non si è mossa una pietra»

Imane Jalmous

Imane Jalmous, esponente del Partito democratico e della comunità islamica di Frosinone finitra nel rapporto “Amministratori sotto tiro” per le minacce ricevute sulla questione della moschea

È tra i politici minacciati finiti nel rapporto "Amministratori sotto tiro" di Avviso pubblico.

Imane Jalmous, esponente del Pd e di Legambiente, torna sulla vicenda, la costruenda moschea di Frosinone, a causa della quale ha ricevuto le minacce oggetto dell'attenzione di Avviso pubblico. «Questa mattina (ieri, ndr), aprendo il giornale Ciociaria Oggi - scrive Jalmous - trovo il report di Avviso Pubblico che riporta il dato relativo alle minacce, che io ed altri sette politici del Lazio abbiamo ricevuto, per la nostra attività politica e quindi contro la nostra libertà di pensiero, espressione ed azione».

Jalmous osserva: «Trovo assurdo come in un paese democratico, come l'Italia, sia ancora difficile o a volte pericoloso prendere posizioni impopolari o minoritarie, anche se legittime, senza che arrivino minacce attraverso vari canali o peggio "de visu"».
Jalmous, candidata alle ultime amministrative nel capoluogo, riflette sul fatto che la questione moschea, da un anno è ferma: «Devo ribadire inoltre che, dopo undici anni di amministrazione di destra, prima con il sindaco Ottaviani ed ora con Mastrangeli, al Comune di Frosinone, sul centro culturale islamico "non si sia mossa una pietra" nonostante ci sia una delibera di Ottaviani che dava l'ok alla permuta e si sia identificato lo spazio, in zona Selva Polledrara, in cui realizzarlo».

Jalmous si dice «indignata sia come cittadina italiana perché, nonostante io viva in un paese democratico non posso esprimere liberamente un mio pensiero senza che giungano offese e minacce, sia come cittadina di Frosinone, militante e membro del direttivo del Partito Democratico del circolo di Frosinone oltre che attivista in ambito sociale ed ambientale, ma soprattutto essendo io una cittadina di seconda generazione di fede islamica socialmente utile nella nostra città, sono stanca di attendere, da undici lunghi anni, che venga realizzato il centro culturale islamico».

Da qui la domanda, a nome della comunità islamica, «a chiunque abbia capacità decisionale sulla questione ma soprattutto all'amministrazione Mastrangeli, che ha preso in eredità una promessa fatta alla comunità islamica della nostra città, circa 1.500 (su 43.120) cittadini. Possibile che per una minoranza religiosa non valgano gli stessi principi di tutela costituzionale e libertà di culto e di espressione? Possibile sia così difficile comprendere il bisogno di un luogo dove trasmettere la cultura di origine ai propri figli cittadini italiani? Possibile che sia così inaccettabile per alcuni ammettere e rispettare la pluralità religiosa? Se non vogliamo farlo per gli immigrati che consideriamo cittadini di serie B allora facciamolo almeno per quei giovani, figli di questa terra, nuove generazioni, come me, di italiani di fede islamica che avranno pure qualche diritto nel loro paese, l'Italia».

In attesa di «una risposta soprattutto alla vigilia di una delle feste più importanti per noi, "Eid al adha" anche quest'anno saremo costretti a festeggiare in un seminterrato. Capisco sia complicato a seguito della proposta di legge del parlamentare FdI Foti (proibire sale di preghiera e culto senza destinazione d'uso), palesemente anti islamica, esporsi e mantenere fede alla promessa fatta ma voglio sperare che non sia così».

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