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Economia

Confimprese, Guido D'Amico: «Il 65,4% delle piccole e medie aziende è in debito con lo Stato»

«La priorità è dare ossigeno al settore restituendo fiducia. La nostra proposta è un giubileo fiscale. Non si tratta di un condono e vi dico perchè»

Il presidente di Confimprese Guido D'Amico

Il presidente di Confimprese Guido D'Amico

«I dati sono allarmanti per le micro, piccole e medie imprese. Serve un nuovo patto per il rilancio del Paese e del settore». Non usa mezzi termini Guido D'Amico, presidente nazionale di ConfimpreseItalia. Il 16 giugno il consiglio direttivo dell'associazione di categoria ha analizzato la situazione nel dettaglio. Abbiamo intervistato Guido D'Amico.

Allora presidente, cosa sta succedendo?
«I dati che provengono dal nostro Centro Studi dimostrano che su un campione di 1.200 imprese su 109 Comuni, il 65,4% è in debito o presunto debito con lo Stato. Cifre e percentuali che vengono confermate dall'ultima analisi del Mef, dove si evince che i contenziosi tributari di primo e secondo grado ammontano ad oltre 20 miliardi di euro. E non è tutto».

Vale a dire?
«Vale a dire che se a questi dati aggiungiamo una sempre più marcata inflazione ed un cospicuo rialzo dei tassi di interesse, le aspettative per le nostre imprese di accedere al fido bancario risultano essere molto scarse. Lo dico senza filtri: siamo di fronte ad una reale e preoccupante crisi che investe il settore delle micro, piccole e medie imprese causata anche da una forte pressione del sistema fiscale post-rottamazione».

Confimprese cosa suggerisce e propone?
«Un giubileo fiscale».

Vi risponderanno che si tratta di un condono.
«Mi lasci finire. Un giubileo fiscale, una tantum, con la possibilità per le imprese di poter versare almeno il 20% dell'intero importo a debito, valutando caso per caso la posizione. Non si tratta di un condono, ma di uno strumento a stralcio che può far respirare le nostre imprese e dare loro fiducia. Insomma, è una possibilità di ripartire con fiducia e senza posizioni debitorie pregresse. Di questo si tratta. Il giubileo fiscale è da anni un cavallo di battaglia della nostra associazione. Il ragionamento è semplice e logico, oltre che concreto: una moratoria definitiva sui debiti di imprese e cittadini. Una pace fiscale con lo Stato. È fin troppo chiaro che tante imprese, in crisi ormai da anni, nella gran parte non saranno nelle condizioni di onorare i loro impegni fiscali. Con la nostra proposta invece, una parte viene comunque versata allo Stato e si dà ossigeno puro per una ripresa che avrà effetti positivi su tutto: dai consumi al resto. È l'unica soluzione praticabile».

Altre proposte?
«Certamente. Le presenteremo nei prossimi giorni alle Autorità governative. Per esempio l'attività di audit/compliance, una misura di prevenzione della salute dell'azienda. Si tratta di un'iniziativa preventiva e di confronto tra gli enti preposti all'imposizione fiscale, tributaria e contributiva e quelli competenti alla riscossione e i titolari di partita Iva. Oggi si dialoga solo con piattaforme telematiche. La ratio? La misura va considerata in un'ottica economica, sociale e di tutela del nucleo familiare. Ma di proposte ne abbiamo tante».

L'obiettivo finale?
«La pace fiscale deve essere il volano della ripresa. Altrimenti non si va da nessuna parte».

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