Spazio satira
L'iniziativa
04.06.2023 - 13:00
Il sindaco Enzo Salera con l'assessora Maria Concetta Tamburrini
Una sedia bianca, vuota, posizionata nel centro della piazzetta Michele Giordano. È il posto simbolicamente occupato da Yirel Peña Santana, la trentaquattrenne dominicana violentemente uccisa sabato scorso in via Pascoli. Qualcuno di tanto in tanto si avvicina, lascia un mazzo di rose rosse, poi torna tra la numerosa folla che ieri mattina ha deciso di scendere in piazza per ricordare Yirel e ridare quella dignità ad una donna che la furia omicida ha invece voluto cancellare con quelle barbare coltellate.
Per questo la città si ritrova a manifestare per urlare il suo "No" alla violenza sulle donne. Lo fa con un'iniziativa promossa nel parco Baden Powell dall'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune, dall'associazione "Risorse donna" e dal Centro antiviolenza di Cassino, in sinergia con una rete di associazioni e realtà del territorio, tra cui "Se non ora quando", le Democratiche, la Consulta delle elette, la Cgil Frosinone Latina, l'Alma mater e Primavera Studentesca.
«Questa è la manifestazione più bella ma anche la più dura che abbiamo mai organizzato», scandisce l'assessora Maria Concetta Tamburrini. «La più bella perché vedo in voi tante persone che vogliono mostrare vicinanza, solidarietà e hanno voglia di cambiare le cose. La più dura perché siamo qui per ricordare l'ennesimo atto di violenza. Una donna che viene uccisa brutalmente è un femminicidio: non ci sono razze o occupazioni che possano crearci un alibi. Yirel è morta e noi siamo qui come città, come donne e come uomini ad urlare la nostra voce, un urlo che parte dalla consapevolezza che, piano piano, le cose possono davvero cambiare».
Gli fa eco il sindaco Enzo Salera: «Abbiamo riattivato con mille difficoltà il centro antiviolenza. Ogni giorno noi abbiamo il dovere morale di lanciare un messaggio per concretizzare la lotta alla violenza, in particolare contro le donne».
Antonella Capaldi, presidente del Centro antiviolenza, ha sollecitato: «Noi possiamo fare qualcosa, ma dobbiamo riflettere dove abbiamo sbagliato. In primis sulla prevenzione, che deve essere capillare, a cominciare dalla scuola d'infanzia. Noi abbiamo fallito e con noi lo Stato. Abbiamo pensato a lavorare molto sulle donne, ma tralasciando il maltrattante che deve essere portato a fare un percorso su se stesso, deve tentare di uscire dalla violenza che esercita sulle donne. Su questo dobbiamo lavorare».
Elisa Viscogliosi, responsabile della casa rifugio, ha aggiunto: «"Lo sapevamo tutte": questa è la frase che leggo sui giornali, come se ad un certo punto abbiamo cominciato ad immaginare i possibili finali delle violenze. Però è importante il messaggio che lanciamo all'esterno e in questo è fondamentale che la stampa sia nostra alleata perché il femminicidio va raccontato così com'è e non come un fenomeno che racconta di morti di seria a e di serie b.
Allo stesso tempo bisogna portare avanti un messaggio legato alla parità e ai diritti delle donne». All'interno della struttura, sono state accolte un grande numero di donne. Numerose le testimonianze raccolte dalle operatrici, alcune delle quale sono state lette dalle volontarie dell'associazione "Risorse donna" nel corso dell'evento. In chiusura dell'iniziativa, i presenti si sono recati in via Pascoli, dove, insieme alle amiche di Yirel, hanno depositato alcuni mazzi di fiori.
Le indagini
Intanto procede il lavoro di ricostruzione portato avanti dagli inquirenti. Il giudice delle indagini preliminari, Alessandra Casinelli, ha confermato la custodia cautelare in carcere per Sandro Di Carlo, il presunto omicida, che, probabilmente per ragioni di sicurezza, è stato trasferito al penitenziario di Regina Coeli. Continua a negare. Intanto la difesa non esclude di ricorrere al Riesame.
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