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Il quadro

Liste d'attesa: il 36% dei cittadini ha difficoltà a prenotare

Secondo un'indagine di Cittadinanzattiva il mancato rispetto dei tempi delle prestazioni è la regola. Otto proposte per l'inversione di tendenza

Liste d'attesa: il 36% dei cittadini ha difficoltà a prenotare

La sanità laziale? Un mondo da rivedere. Il 36,5% dei cittadini segnala difficoltà a prenotare prestazioni sanitarie; il 17,6% riscontra, in particolare, due distinte problematiche: tempi lunghi di attesa al Cup per parlare con operatori e mancato rispetto dei codici di priorità previste (Urgente, Breve, Differita e Programmata). Il 10,8% delle segnalazioni riguardano il medico che non prenota/prescrive successivi controlli.

A certificare una situazione di sofferenza per il sistema sanitario laziale sono i risultati di un monitoraggio condotto da Cittadinanzattiva Lazio, tra il 15 e il 25 febbraio, cui hanno partecipato 534 cittadini: il 68,1% donne, il 49,3% over 65; il 19,2% ha un'età compresa tra 55 e 64 anni; il 17,8% ha tra i 45-54 anni; il 12,3% ha tra 31-44 anni. Il 79,7% risiede nella provincia di Roma; l'8,1% risiede nelle province di Latina e Frosinone, il 4,1% dalla provincia di Viterbo. Non ci sono risposte dalla provincia di residenti nella provincia di Rieti.

Con il 42,5% gli esami diagnostici sono la prima voce come maggiormente problematica segnalata dai cittadini seguita con il 28,8% delle prime visite specialistiche, con l'8,2% degli interventi chirurgici, 5,5% visite controllo/Follow up, 4,1% Screening Oncologici e via via tutte le altre voci. Il mancato rispetto dei tempi è sostanzalmente la regola se si pensa che per tutte e quattro le tipologie di prescrizioni (U urgente entro 3 giorni, B Breve entro 10 giorni, D Differibile entro 30 giorni, P Programmata entro 120 giorni) la non osservanza dei tempi è la regola con un rapporto che va da 1 rispettata ogni 2 non rispettata Urgente; 1 a 3 per Breve; 1 a 5 Differita; 1 a 2 Programmata. Rispetto alla distanza dal luogo di residenza di quello della prestazione, il 35,7% dei rispondenti è dovuto andare in una Asl differente dalla propria; il 28,6% è andato in un Distretto della propria Asl, ma non nel proprio di residenza; il 21,4% ha trovato la prestazione nel proprio Distretto di residenza.

Cittadinzattiva ha, poi, chiesto se la prestazione sia stata fatta o meno. Il 41,4% ha fatto la prestazione nel pubblico; il 20% l'ha fatta in intramoenia; un altro 20% non ha fatto la prestazione; l'8,6% ha fatto la prestazione in extramoenia; il 5,7% ha fatto la prestazione fuori regione. Via via le altre voci con percentuali più basse. Per chi non ha fatto la prestazione quale è stato il motivo? Per il 50% distanza troppo importante dal luogo di residenza; per il 18,4% la disponibilità economica; per il 15,8% la disponibilità di tempo.

Per chi ha fatto la prestazione in intramoenia: il 79,3% ha fatto la prestazione in intramoenia perché non aveva garanzia che nel pubblico avrebbe fatto in tempo la prestazione; il 13,8% è stato inviato dal Cup per tempi lunghi nel pubblico; il 6,9% ha fatto intramoenia per libera scelta.

«Tre anni fa - dice Cittadinanzattiva - avevamo lanciato delle proposte sul governo delle liste di attesa. È necessario procedere con l'immissione in servizio di un numero di operatori sanitari sufficiente a garantire le attività sanitarie di diagnosi e cura altrimenti tutte le proposte si scontrano con l'insufficienza dovuta alla situazione decennale del blocco turno over, in via di risoluzione ma ancora pesantemente presente; in particolare si rileva come il fabbisogno di medici specialisti sia un obiettivo prodromico a qualsiasi operazione di abbattimento e governo delle liste di attesa. L'attività intramoenia deve essere costantemente monitorata e eventualmente bloccata se supera una percentuale di prestazioni del 5% sul totale. Quindi chiediamo che venga espressa chiaramente una percentuale di attività intramoenia rispetto alle normali attività e che questa sia visibile anche nei siti aziendali. Va attivata una procedura di corretta informazione sui percorsi di accesso, sui codici prescrittivi (U, B; D, P) con relative campagne informative da divulgare presso tutti gli studi dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta, strutture sanitarie pubbliche e private, siti aziendali e della regione al fine di rendere edotti i cittadini dei corretti percorsi».

«Vanno - prosegue Cittadinanzattiva - prolungati gli orari degli ambulatori e dei luoghi dove effettuare visite ed esami diagnostici: tale azione deve diventare la normale attività del servizio sanitario regionale e non una situazione una tantum. Per le persone affette da patologie croniche vi deve essere la reale presa in carico e la gestione diretta da parte del servizio sanitario con la diretta prenotazioni di tutti gli esami senza alcun tipo di attività da parte del cittadino. Queste persone devono afferire direttamente ai servizi di diagnosi e cura con lista di esami da svolgere comprensiva di orari, luoghi e quant'altro dove afferire durante il corso dell'anno. Ogni anno le persone in questione devono ricevere tutti gli appuntamenti inerenti la loro patologia, in modo da non dover accedere mai al servizio Recup. Si chiede di strutturare il servizio di accesso ai servizi diagnostici e terapeutici direttamente tramite gli operatori prescrittori, senza che i cittadini passino dal Recup, per le prescrizioni con priorità U, B e D. Mentre per le P il cittadino contatterà il sistema Recup. Ciò significa che il servizio sanitario regionale deve avere necessariamente tutte le agende, pubbliche e private accreditate, immediatamente disponibili anche per i medici prescrittori, i quali, nel momento della prescrizione possano prenotare loro la prestazione sanitaria. Le sanzioni: ai DG spetta il controllo primario, in subordine alla Regione con sue strutture di missione. A tal fine si chiede che gli Osservatori aziendali e l'Osservatorio regionale si riuniscano obbligatoriamente ogni due mesi per verificare andamento e per portare soluzioni alle criticità rilevate. Nel caso di inottemperanza dei tempi massimi si prevedono sanzioni di tipo economico verso i Responsabili di ogni livello e, nei casi più gravi, la immediata rimozione dall'incarico. Negli Osservatori aziendali e in quello regionale devono essere obbligatoriamente presenti esponenti delle organizzazioni di tutela dei diritti dei cittadini».

«Obbligo di fornire e comunicare da parte delle Asl e delle AO, anche attraverso i siti istituzionali, tutte le informazioni relative al raggiungimento o meno degli obiettivi di governo delle liste di attesa» chiude Cittadinanzattiva il suo carnet di proposte per migliorare i servizi.

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