Spazio satira
La vittoria dello Stato
17.01.2023 - 16:00
Il generale Pasquale Angelosanto
L'ultimo stragista è stato catturato dopo trent'anni di latitanza in una clinica di Palermo dal comandante del Ros, il generale Pasquale Angelosanto, e dai suoi uomini. Matteo Messina Denaro, uno degli ultimi veri boss di mafia, è stato preso grazie a una straordinaria operazione che porta la firma di un figlio eccellente del Cassinate, già a capo di operazioni straordinarie e che ieri ha nuovamente acceso gli animi dei cittadini di Sant'Elia Fiumerapido – suo paese di origine, con il fratello Roberto alla guida del Comune – e di tutte le persone perbene d'Italia.
«Bravi, bravi!» hanno urlato gli altri degenti della clinica Maddalena tra gli applausi mentre il latitante, dopo aver cercato di fuggire nella zona del bar, non ha opposto resistenza. Un'operazione da togliere il fiato, che fa il paio con altre di assoluto spessore portate a termine dal generale Angelosanto come quella che ha permesso negli anni 90 di mettere fine alla latitanza di Carmine Alfieri, allora punta di diamante della camorra. Ancora suo il merito delle decine di arresti di mafiosi e 'ndranghetisti. E di altre imponenti attività d'intelligence.
«Non era un uomo distrutto né in bassa fortuna. Lo abbiamo trovato perché si è esposto per problemi di salute», hanno spiegato i membri del pool ieri durante la conferenza stampa. Denaro non era armato né indossava giacche antiproiettile, "solo" un orologio da oltre 30.000 euro. Per tutti era Andrea Bonafede, sessantenne in cura nella struttura, elegante e molto generoso. Per tutti, ma non per gli uomini delle istituzioni che stavano stringendo sempre di più il cerchio. Più fasi per arrivare a questo punto fino a ieri: due livelli di cinturazione – condivisa tra Gis e Ros – poi un'azione studiata dalla punta coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
«Il latitante non ha opposto resistenza, non ha tentato di dichiarare che non fosse lui – spiegano ancora dal pool antimafia – avrà cercato di adottare delle cautele ma non ha considerato che la zona era presidiata a più ampio raggio dai militari. E non c'è stato scampo». Erede di Provenzano e di Riina, il legame stretto dei Messina Denaro con Riina lo confermò lo stesso nei suoi colloqui con il compagno di detenzione, intercettati in carcere nel 2013. Secondo il racconto dei pentiti la contabilità ufficiale delle persone ammazzate da Denaro sarebbero equivalenti ad almeno venti ergastoli per altrettanti delitti tra i quali pure quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato per vendetta dopo il pentimento del padre Santino, un "manovale" della strage di Capaci.
I pizzini utilizzati per comunicare, la bella vita, le ipotizzate operazioni chirurgiche per cambiare volto e sfuggire alla cattura ma senza mai staccarsi troppo dalla sua terra: mafioso, figlio d'arte con il padre Francesco, detto Ciccio, morto in latitanza e il cui corpo fu trovato in casa per le esequie. Una scomparsa celebrata ogni anno con un necrologio su un giornale locale, nel quale non mancava la sua firma. Attento agli affari, in grado di individuare sempre nuove opportunità, in bilico tra assassino sanguinario e manager, capace – oltre che nel mercato della droga – di mettere il naso anche nei finanziamenti pubblici, tra energie rinnovabili e sanità privata. Catturato grazie al "metodo Dalla Chiesa".
«Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle regioni amministrative per portare all'arresto di ieri mattina» ha detto il comandante dei carabinieri Teo Luzi. «Una grande soddisfazione perché è un risultato straordinario» ha aggiunto. Tanti, tantissimi i messaggi di congratulazioni: da quello della premier Giorgia Meloni, volata a Palermo, che ha detto di voler proporre il 16 gennaio come «il giorno di chi combatte la mafia», a La Russa, che ha ribadito: «La lotta alla mafia non conosca tregua». «Un grande successo delle autorità di polizia italiane: Messina Denaro era nell'elenco dei più ricercati d'Europa» ha sottolineato Anitta Hipper, portavoce della Commissione Europea per gli Affari interni. Per Messina Denaro è stato deciso il trasferimento in un carcere di massima sicurezza. Ora parte la seconda fase: quella per individuare i fiancheggiatori.
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