Sono trascorsi quattro anni dalla tragedia che si è consumata nel "tempio del degrado". Degrado che ancora avvolge il centro "Serapide" mai ultimato. Pio Polsinelli, papà di Andrea che in nel 2018 trovò la morte nel complesso ex Tomassi dopo un volo di oltre cinque metri, non si dà pace. «Domani,nella ricorrenza del quarto anniversario dell'indimenticabile Andrea - annuncia il padre - noi familiari, con immutato affetto, lo ricorderemo con una messa nella chiesa parrocchiale di Carnello, alle 17».

Non è soltanto il ricordo struggente di suo figlio ad addolorare Pio Polsinelli. «Dopo quattro anni, fiaccolate, appelli alle istituzioni, chiamate alle forze dell'ordine per segnalare quel maledetto cancello troppo spesso aperto, è rimasto tutto così - sottolinea sconsolato l'uomo - Nessuno spiraglio di luce. Si dice che alla fine di un tunnel c'è sempre la luce, eppure in questa triste storia nulla è cambiato, e la luce non c'è».

Per questo motivo Pio è affranto, lui che per anni ha combattuto affinché quel luogo, tristemente noto come "il mostro di cemento", avesse il riscatto che merita. «Volevo che nessun'altra famiglia soffrisse come la nostra - spiega - Ho chiesto, supplicato le autorità affinché fosse finalmente riqualifica l'area, con una cancellata sicura, invece quel maledetto cancello è sempre accostato, rendendo possibile l'accesso a chiunque. Ogni volta che ci passo e lo vedo aperto chiamo polizia e carabinieri. Ci sono le vite spezzate dei nostri figli dentro quel "mostro".

Faccio un nuovo appello, a un giorno dalla ricorrenza della scomparsa di Andrea: che il "Serapide" non sia più un luogo di degrado, di morte, di sofferenza, di perdizione, ma di vita, sicurezza, rinascita. Abbiamo il cuore ormai segnato per sempre, non vogliamo che altre famiglie soffrano. Più sicurezza, più attenzione. No bisogna voltare la testa dall'altra parte perché la città ha un "buco nero" e lo sappiamo tutti, ma nessuno fa niente di concreto». E c'è anche tanto degrado intorno al "Serapide": sacchi si spazzatura lanciati dai finestrini delle auto all'interno del recinto. È la terra di nessuno.