Canile in Località Radicina: programmata la terza fase, ma la seconda è ancora da iniziare. La evangelica "non sappia la destra cosa fa la sinistra" è quanto mai appropriata, nella vicenda riguardante il canile municipale. La vicenda ebbe inizio nell'anno 2006, quando la protesta di alcuni cittadini, chiaramente montata ad arte per problemi politici, costrinse l'amministrazione Noto a spostare il canile programmato nei pressi della Via Morolense fino ai bordi della ex discarica di Radicina. L'impresa incaricata dei lavori realizzò quanto previsto (recinzione e strutture in calcestruzzo), in attesa del secondo finanziamento che avrebbe consentito la prosecuzione dei lavori.

La giunta Bassetta, ottenuto il contributo regionale del 50%, emanò il bando per il secondo lotto e la gara fu vinta dalla ditta Tavani di Anagni. L'indisponibilità immediata della somma venne risolta con l'accensione di un mutuo ma, a detta dell'imprenditore, alla data odierna non gli è stato ancora consentito di avviare il cantiere previsto. Intanto, come se i lavori fossero stati iniziati e conclusi, l'amministrazione comunale ha inserito nel piano triennale della opere pubbliche il terzo lotto del canile. Una soluzione al problema dei randagi, però, a quanto pare ritenuta assolutamente inidonea dal servizio veterinario della Asl.

Pare infatti che il dottore Cesare Giacomi, referente della Aslper il distretto Anagni-Alatri, consideri un errore la realizzazione di un canile. Il Comune di Anagni, allo stato, è gravato dall'esborso di 3.50 euro giornalieri per oltre centoventi cani ospitati presso strutture private.
Una somma considerevole, oltre centomila euro l'anno, difficilmente pareggiabile con il costo di un canile gestito in proprio. Esistono in zona esempi di "canile sanitario" e di "canile rifugio", non sempre gestiti in modo accettabile, mentre i comuni appaiono pigri o insensibili nei riguardi dell'unico metodo che può far sperare nel ridimensionamento della popolazione canina spontanea: la sterilizzazione.