A tutto campo. E senza un attimo di tregua. Il piano vaccinale della Regione Lazio non si ferma. E intanto si registra anche il parere favorevole dell'Istituto Spallanzani sullo Sputnik. Non si ferma neppure la Asl di Frosinone. Ieri il direttore generale, dottoressa Pierpaola D'Alessandro, ha firmato un avviso per l'acquisizione di adesioni di medici volontari per la campagna di vaccinazione anti Covid-19 sull'intero territorio provinciale. I requisiti richiesti sono la laurea in medicina e chirurgia e l'abilitazione all'esercizio della professione. Il medico volontario non percepirà alcun rimborso.

La situazione
La Regione ha rimodulato il programma vaccinale dopo il via libera dell'Aifa su Astrazeneca, che potrà essere somministrato ad una fascia di popolazione compresa dai 18 ai 65 anni di età. Si attende l'atto ufficiale del Ministero della Salute. Ma intanto si registra anche una importante novità per quanto riguarda Pfizer Biontech.
Le due case farmaceutiche, secondo quanto ha riportato un'agenzia belga, hanno annunciato che le dosi si possono conservare a temperature meno estreme di -70 gradi. In una lettera all'autorità americana del farmaco affermano che sarà sufficiente una temperatura compresa tra -25 e -15 gradi centigradi. La conseguenza è che le dosi potranno essere conservate per due settimane a questa nuova temperatura. Mentre attualmente il vaccino resta in frigo per cinque giorni al massimo dopo essere stato conservato ad una temperatura di -70 gradi centigradi.

Il programma
Prosegue la vaccinazione degli over 80 anni, con le dosi di Pfizer Biontech. Le prenotazioni andranno avanti fino a maggio. Mentre il prossimo 22 febbraio inizieranno le vaccinazioni (con Astrazeneca) del personale scolastico e universitario. Le prenotazioni sono partite il 18 febbraio scorso per la fascia di età 45-55 anni. Poi 56-65 anni dal 22 febbraio; 35-44 anni parte dal 24 di febbraio e infine gli under 34 anni dal 26 febbraio. Questa modalità non riguarda gli studenti (over 18). Da lunedì 15 febbraio è iniziata nel Lazio la somministrazione del vaccino Astrazeneca. Le forze dell'ordine i primi a partire. Il problema è che circa il 20% degli appartenenti alle categorie delle forze dell'ordine e degli insegnanti non ha la residenza sanitaria nel Lazio. Il che vuol dire che dovrà attendere le rispettive regioni. Ma lo step più atteso è quello del 1° marzo, quando le prime dosi del vaccino Astrazeneca arriveranno negli studi dei medici di famiglia. I quali cominceranno a somministrare le dosi alle persone nate nel 1956 (i 65enni). 

I soggetti vulnerabili
Nel piano regionale è previsto che l'identificazione dei soggetti estremamente vulnerabili avverrà attraverso l'utilizzo combinato dei codici di esenzione, delle banche dati informative (regionale e aziendali), dell'individuazione da parte dei medici di medicina generale e dei medici specialisti. Saranno altresì utilizzati da subito tutti i contesti di assistenza per intercettare e sottoporre a vaccinazione i soggetti aventi diritto indicati nella circolare ministeriale del 9 febbraio scorso. In sostanza cominceranno ad essere vaccinati i soggetti vulnerabili aventi diritto che figurano in assistenza ospedaliera. Infatti la campagna di vaccinazione è già in corso per dializzati e trapiantati.

Il modello israeliano
Il piano vaccini Lazio si ispira al modello israeliano ovvero seguendo le classi di età. Dopo gli over 80 anni, infatti, sarà la volta degli over 70 anni e nei giorni scorsi l'assessore Alessio D'Amato aveva detto: «Il vaccino Astrazeneca andrà a tutti i medici di medicina generale con l'obiettivo di vaccinare ogni due settimane una classe di età». Oltre al modello delle classi di età, c'è pure il sistema della "panchina", anche questo adottato in Israele. Vale a dire l'idea di assegnare ai pazienti in attesa nel turno successivo le dosi Pfizer avanzate per la rinuncia delle persone prenotate o per altri problemi.
Lo schema è semplice: si procede per fasce di età, dai più anziani ai più giovani. L'unica eccezione sulla priorità alle categorie è stata rappresentata dagli operatori sanitari.

Lo Sputnik
Il vaccino russo Sputnik V ha superato l'esame della commissione di studio dell'ospedale Lazzaro Spallanzani. Questo il giudizio: «Ottimo profilo di sicurezza a breve termine. Risposta immunitaria comparabile a quella dei vaccini già autorizzati. Dati di efficacia clinica comparabili a quelli dei due vaccini più efficaci attualmente disponibili». Il vaccino Sputnik è parametrato su due vettori adenovirali: prevede due somministrazioni intramuscolo a distanza di 21 giorni.
È prodotto in versione congelata (temperatura tra i -18 gradi e lo zero) e liofilizzata (tra i -2 e i -8 gradi). Può essere somministrato dai 18 anni in su. L'efficacia testata è del 91,6%. Non sono stati rilevati effetti collaterali rilevanti». Nel documento dello Spallanzani, pubblicato sulla rivista scientifica "The Lancet", si legge che «i dati disponibili depongono per un ottimo profilo di sicurezza a breve termine e che in termini di protezione dalla malattia sintomatica (superiore al 90%) e dalla malattia grave (100%) sono paragonabili ai due vaccini più efficaci attualmente disponibili e si sono dimostrati omogenei in tutte le fasce d'età».

Nella relazione il team di studio dello Spallanzani (composto dai dottori Andrea Antinori, Enrico Girardi, Simone Lanini ed Emanuele Nicastri, più il direttore sanitario Francesco Vaia) ha prodotto una tabella sull'efficacia dei vaccini. Al primo posto c'è Pfizer, con una copertura del 95%. Poi Moderna con il 94%. Quindi lo Sputnik V con il 92%. Astrazeneca ha un'efficacia del 60% se la seconda dose si fa a 4 settimane,dell'82% se il richiamo si effettua a 12 settimane. Come del resto il Ministero della Salute ha prescritto di fare. Per quel che concerne Johnson & Johnsoni i risultati oscillano tra il 72% e il 57% a seconda delle aree geografiche. Per esempio la percentuale più bassa si registra in Sud Africa, dove c'è la variante. Quindi il vaccino cinese Convidecia: efficacia del 66%.