Nulla sarà mai più come prima. Il Covid ha già cambiato il mondo. Anche e soprattutto nella sanità ci sarà un "prima" e un "dopo" Coronavirus. L'assetto della Asl di Frosinone non fa eccezione. Pierpaola D'Alessandro, da qualche giorno direttore generale dell'Azienda Sanitaria Locale, ha giocato d'anticipo, ridisegnando il Piano di organizzazione della rete ospedaliera. Un Piano dettagliato, che parte dall'emergenza Covid per proiettarsi nel futuro. L'abbiamo intervistata.

Allora dottoressa, cambierà tutto?
«Questa Asl ha un'organizzazione che va avanti da decenni. Il Covid ha sferrato un attacco micidiale a ogni tipo di assetto sanitario, mettendo a nudo le fragilità del sistema. Ma al tempo stesso questa emergenza rappresenta una straordinaria opportunità di riorganizzazione. Abbiamo lavorato quattro giorni ad un modello innovativo che supera tutte le fragilità di un'organizzazione travolta dall'avvento del virus».

Che tipo di organizzazione avete messo in campo? «Un'organizzazione di tipo "militare", perché dovremo fronteggiare un attacco massiccio. Mi sono sempre ispirata ai concetti di leadership flessibile. Non mi piacciono i giochi di parole: la realtà è che il Covid ha sepolto ogni assetto conosciuto. Anche nella Asl di Frosinone nulla sarà più come prima. La gestione di questa pandemia cambierà per sempre l'immobilismo e la rigidità di certe risposte al territorio. L'organizzazione che c'è stata per decenni non è più adeguata, non dopo il Covid. Flessibilità organizzativa e innovazione: la Asl del futuro è stata disegnata sulla base di questi due concetti, che in passato non erano mai stati richiesti né pensati».

Ci sarà un prima e dopo Covid ma anche un prima e dopo Pierpaola D'Alessandro?
«Ci sarà una linea di demarcazione, rappresentata dal nuovo Piano. Ma dico subito che dovremo riflettere continuamente, per aggiornarlo, per migliorarlo. La logica del "c'era già" è scomparsa. Abolita. Dobbiamo entrare nell'ordine di idee di una trasformazione continua, da attuare in tempi rapidissimi. E questo fa venire fuori "buchi" e defaillance. La metamorfosi dell'Azienda passa attraverso un'organizzazione speculare e complementare tra il nord e il sud della provincia».

Sveliamola questa organizzazione allora.
«I pilastri sono rappresentati dal polo ospedaliero di Frosinone e dal polo ospedaliero di Cassino. Presidi parzialmente Covid, rispettivamente con 151 e 80 posti letto dedicati. Questi due pilastri sono fondamentali perché tale assetto dovrà rispondere e reggere al picco che sta per arrivare».

Che tipo di picco sta per arrivare dottoressa? E quando?
«Nelle prossime due settimane. Un'onda d'urto molto forte, nella quale ai contagi per Covid si sovrapporranno anche i casi di influenza stagionale. E quindi saranno necessari molti ricoveri. Abbiamo i nervi saldi».

Torniamo all'organizzazione "militare".
«Ci saranno due ospedali interamente no Covid: il San Benedetto di Alatri e il Santissima Trinità di Sora. In questi poli sarà concentrata l'attività sanitaria "pulita".
Libera cioè dal Covid. Presidi fondamentali per i punti di emergenza e per la medicina d'urgenza. Il terzo asse sarà costituito dal presidio sanitario di Anagni e dalla Casa della Salute di Pontecorvo. In queste strutture si svolgeranno tutte quelle attività ospedaliere che sarà possibile assicurare in quei contesti. Poi ci sono le case di cura private accreditate che hanno un ruolo fondamentale in questa emergenza da Coronavirus. Mi riferisco al San Raffaele di Cassino (24 posti letto Covid), alla Città Bianca di Veroli (89), a Villa Gioia di Sora (29)».

La sensazione è quella di un'organizzazione molto ramificata e diversificata. Nella sanità del futuro ci sarà sempre più medicina territoriale? «Sicuramente. Ma c'è un altro aspetto da tenere in considerazione. In futuro ci saranno altre pandemie, altri virus. E, più in generale, l'ospedale è una struttura complessa, complicata e delicata. A disposizione dei malati. Lo dico in modo brutale: l'ospedale non è un luogo sicuro per chi sta bene. Dentro l'ospedale "siamo tutti malati": voglio dire che dobbiamo pensare che ci sono altre strutture nelle quali dare assistenza di qualità per quei casi che non necessitano di ricovero».

Sora e Alatri no Covid. Con quale vocazione?
«Beh, la vocazione oncologica di Sora è una realtà consolidata. Evidente che in quell'ospedale saranno attenzionate e curate le malattie che hanno a che fare con l'immunodepressione. In un quadro di asetticità e di percorsi "puliti". Alatri sta dando da mesi un contributo fondamentale alla sanità provinciale no Covid. Però ripeto: il quadro va pensato a livello globale. A Pontecorvo abbiamo intenzione di prevedere anche chirurgia ambulatoriale. Un servizio fondamentale.
I piccoli grandi supporti saranno decisivi. Tutti daranno una mano. Confido molto nell'apporto dei privati accreditati. Non mi riferisco solo alle strutture che già ricoverano pazienti Covid. Il ragionamento è il seguente: occorre massima flessibilità, soprattutto in questo momento. Ogni qualvolta ci sarà un picco di contagi le strutture private dovranno dare una mano.
È un tasto sul quale batterò moltissimo».

Gli ospedali Covid di Frosinone e Cassino saranno complementari?
«Senza ombra di dubbio. Ho personalmente voluto un assetto speculare tra il nord e il sud della provincia. La trasformazione del Santa Scolastica in struttura parzialmente Covid è cruciale in questa fase. Ripeto: dovremo fronteggiare il picco della curva dei contagi, che determinerà molti ricoveri. Il reparto di Pneumologia tornerà a Cassino in una logica di complementarità.
Malattie infettive di Frosinone e Pneumologia di Cassino dovranno collaborare continuamente: dalle consulenze specialistiche a tutto il resto. Lo dico ancora meglio: si sposteranno i professionisti, i primari, i medici. L'ubicazione dei reparti sarà a Frosinone e Cassino, ma i professionisti dovranno spostarsi secondo le esigenze».

C'è il nodo di Pediatria, tra Frosinone e Alatri.
«Il punto di partenza di questo ragionamento è l'asetticità dell'ospedale di Alatri nell'ambito dei percorsi "puliti" no Covid. Frosinone invece è parzialmente Covid. Il punto nascita resterà al Fabrizio Spaziani, ma tutto ciò che riguarda i bambini in età pediatrica tornerà ad Alatri. Voglio però aggiungere altre due cose. La prima: abbiamo chiesto la disponibilità della Medicina generale per allestire due punti dove effettuare tamponi: uno nel cassinate e uno nel nord della provincia. Inoltre punteremo molto, a livello centralizzato, sul teleconsulto e sulla telemedicina. L'obiettivo è duplice: mettere in contatto i medici tra loro e con la popolazione».

C'è anche il Covid hotel di Fiuggi.
«Un presidio importante: 53 posti abilitati all'isolamento fiduciario all'Hotel Villa Laura di Fiuggi».

In quale tipo di fase siamo relativamente alla pandemia? E cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?
«L'ondata autunnale purtroppo ci ha travolto. Adesso, lo ripeto, ci sarà un periodo di sovrapposizione tra casi Covid e situazioni riconducibili all'influenza stagionale.
Nei prossimi dieci-quindici giorni ci aspettiamo una forte pressione sulle strutture ospedaliere. Ma siamo pronti, la nuova organizzazione è stata pensata anche e soprattutto per questo».

Medici e infermieri chiedono il lockdown. Lei cosa ne pensa?
«Certamente se non ci saranno dei comportamenti disciplinati sarà molto complicato reggere l'urto all'infinito. Penso che occorra la logica del lockdown individuale: tutti dobbiamo proteggere i nostri cari, le persone fragili, i nonni. Noi operatori della sanità stiamo facendo il nostro mestiere, presidiando le trincee di questa pandemia. E lo stiamo facendo nonostante i cacciatori di scoop a tutti i costi. Il più grande nemico è rappresentato dai comportamenti irresponsabili. Qui non sono in gioco l'amicizia e gli affetti. Qui sono in gioco la salute e la vita. Tutti vogliamo bene ai nostri nonni e ai nostri genitori. Tutti vorremmo abbracciarli.
Ma dobbiamo proteggerli. Il lockdown individuale serve per salvaguardare chi è malato, chi è fragile, chi è anziano. Questo è il momento della minore socialità possibile. Oggi i nostri "assistiti" sono i bimbi, gli anziani, le famiglie. Dobbiamo proteggerli senza che ce lo imponga una regia sanitaria o politica. Non dovrebbero dircelo le ordinanze. E lo ripeto ancora una volta: il picco non è ancora arrivato».

Lei crede nella soluzione del vaccino?
«Credo nella scienza e quindi nel vaccino. Ma credo ancora di più nella scoperta di una cura. Aggiungo però che intanto è importante vaccinarsi per l'influenza stagionale. Pure in tal caso l'imperativo categorico è quello della protezione delle fasce più fragili della popolazione».

Relativamente a questa ondata autunnale in tanti puntano l'indice sul fatto che si è perso il tracciamento.
«Francamente penso che bisognerebbe spegnere i "rumori di fondo". Abbiamo idea di quali numeri stiamo parlando? Quello che vedo ogni mattina e ogni sera è che il contenitore sanitario di questo Paese ha messo in gioco tutto per fronteggiare la pandemia. Tutto. L'ondata è enorme. Nel Lazio sono stati fatti i miracoli. Letteralmente. I posti letto sono stati moltiplicati. E si continua così. I direttori generali delle Asl laziali sono in collegamento continuo da nove mesi. Giorno e notte.
Sono state aperte strutture, assunti medici e infermieri.
Basta davvero con i "rumori di fondo". C'è bisogno invece di un patto sociale: uno sforzo capace di coinvolgere tutti i cittadini, i sindaci e gli amministratori, le organizzazioni sindacali, tutte le forze sociali rappresentate nel nostro territorio».

Il nemico è il virus.
«Esattamente. E il virus è pericoloso perché è altamente contagioso. Non per la mortalità. Ma per la contagiosità, perché i grandi numeri mettono in crisi i sistemi pubblici. A cominciare da quello sanitario naturalmente. Il grande "rumore di fondo" ha un solo effetto: depistare. L'unico obiettivo è fermare il contagio.
Niente conta di più».

Alcuni Comuni della provincia di Frosinone sono fortemente attenzionati. Qualcuno rischia la zona rossa?
«I contagi nei singoli Comuni sono quotidianamente monitorati da Asl e Prefettura. Al momento non ci sono parametri per zone rosse, ma basta un focolaio. L'attenzione è massima».

Come sarà la sanità post Covid?
«Intanto oltre il Covid ci dobbiamo arrivare. La parola d'ordine è "futuro". Garantendo l'ordinario e affrontando l'emergenza. In una logica di Casa di vetro».

Quando nominerà il direttore sanitario e quello amministrativo?
«Entro i prossimi quindici giorni».

Che impatto ha avuto con la Ciociaria?
«Stupendo. Questa terra ha una generosità enorme.
Durante il periodo del lockdown ho scoperto la forza e la solidarietà della Ciociaria. Dovete andarne fieri: è merce rara. È qualcosa che mi ha cambiata».