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Cassino

Maestre accusate di maltrattamenti. La sentenza si avvicina

Il pm ha chiesto 4 anni e mezzo in totale. Ieri la parola alle difese: solo frame e non i video integrali dove si vede l’affetto e l’attenzione educativa

tribunale cassino

Il tribunale di Cassino

È durata dalle 14 alle 17 l’arringa difensiva degli avvocati Paolo Marandola, Sandro Salera e Adriano Cortellessa, legali delle due maestre imputate nel processo sui presunti maltrattamenti avvenuti nell’asilo di via Zamosh.

Fulcro dell’impianto difensivo è l’aspetto “temporale”: secondo i legali, la procura avrebbe fondato le accuse su alcuni frame dei video e su spezzoni selezionati tra le circa 80 ore di registrazioni effettuate dagli investigatori. Si tratterebbe, dunque, di episodi isolati, decontestualizzati rispetto alla quotidianità della vita scolastica, che mostrerebbe invece - nelle immagini integrali - un ambiente sereno, con la maestra affettuosa, attenta, capace di incoraggiare i piccoli e di farli recitare poesie.

Per la difesa, non vi sarebbe una condotta abituale, sistematica o continuativa di maltrattamento. Gli episodi contestati sarebbero piuttosto rimproveri, legittimi e proporzionati, nati da comportamenti “scorretti” dei bambini - come sputi, sgambetti o scherzi finiti male - ai quali le insegnanti avrebbero reagito con tono acceso ma con finalità educative. Nei filmati integrali, hanno sottolineato i difensori, si vedono momenti di riconciliazione e affetto, con bambini in braccio alle maestre e qualcun altro che addirittura non voleva tornare a casa.

Un elemento, questo, che a parere della difesa smentirebbe l’esistenza di un clima di disagio o di paura. A sostegno di tale tesi, è stato evidenziato come non esistano certificazioni psicologiche che attestino traumi o conseguenze sui piccoli.

La pubblica accusa, nella penultima udienza, aveva invece chiesto una condanna a due anni di reclusione per una maestra e due anni e sei mesi per l’altra, accusate di aver maltrattato bambini tra i tre e i cinque anni. I fatti risalgono al gennaio del 2019, quando, al rientro dalle vacanze natalizie, alle due docenti - allora di 54 e 63 anni - venne notificata la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio di insegnante.

L’indagine, durata un mese e mezzo e coordinata dal pm Bulgarini Nomi, aveva previsto quindici giorni di riprese con telecamere nascoste, autorizzate dalla procura, da cui sarebbero emerse - secondo l’accusa - urla, minacce e punizioni. Le maestre, dal canto loro, hanno sempre negato ogni addebito.

Una vicenda che, all’epoca, scosse profondamente la città e suscitò un vasto clamore mediatico, arrivando rapidamente all’attenzione nazionale. Dopo un procedimento lungo e complesso, il pubblico ministero ha sostenuto in aula l’esistenza di una “violenza verbale e psicologica” esercitata sui bambini, posizione alla quale si sono associate le parti civili, depositando corpose memorie e avanzando richieste significative per le provvisionali. Sul fronte del risarcimento dei danni si procederà in separata sede. Dopo le parole della difesa, pronunciate nel pomeriggio di ieri, la sentenza si avvicina: è attesa per il 21 novembre.

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