Cinquanta anni di affiliazione. Due titoli italiani per club, una storia gloriosa e tanti giocatori di enorme livello che hanno indossato quella casacca.
Parliamo del Ctt Ferentino, un club grazie al quale il tennistavolo è diventato popolare in Ciociaria. Popolare e vincente, che spesso è un binomio indissolubile.
Del Ferentino, della sua storia e del suo momento attuale parliamo con Gennaro Di Napoli, che da giocatore conquistò i due scudetti e fu protagonista in tante finali per il titolo, oltre a raccogliere allori individuali, come il titolo italiano di doppio. Attualmente Gennaro Di Napoli è il direttore tecnico del club, che milita di nuovo in A2. Con quali propositi ed ambizioni? ”La nostra unica ambizione è la salvezza. Quest’anno il girone B della A2, nel quale militiamo, ha un livello molto alto. Ci sono giocatori che stazionano dal decimo al quarantesimo posto delle classifiche nazionali individuali e stranieri fortissimi. Noi abbiamo sulla carta la squadra forse meno forte, ma dobbiamo assolutamente strappare la permanenza e faremo del nostro meglio, attraverso il lavoro quotidiano. L’esempio è Marco Talocco, che anche se non è più un giovanissimo, si allena con l’entusiasmo di un ragazzino e con la professionalità di un numero uno e sta ottenendo grandi risultati. Abbiamo poi due stranieri, l’indiano Akash Pal e il bulgaro Teodor Alexandrov e due giovani che ancora devono sbloccarsi, Pizzi e D’Alessandris. Entrambi sono molto validi tecnicamente, ma la serie A è molto diversa dalla B e perciò devono entrare nell’ottica di un maggiorato impegno negli allenamenti per tenere i ritmi di questo campionato e per cogliere il primo successo. Io sono tornato con grande entusiasmo e mi piacerebbe tanto avvicinare i giovani a questa disciplina. Purtroppo c’è il problema delle strutture, che in qualche modo frena la crescita. Vorrei però elogiare in questa sede tutti coloro che si sono adoperati per ridare dignità e forza a questo club: i fratelli Talocco, Palombo, Botticelli e i fratelli Marinelli. Senza il loro sforzo non avremmo potuto allestire una squadra capace di reggere il confronto con realtà di primo piano. Mi preme anche citare Intermodaltrasporti, Studio Isabelli, Sif-Studio Ingegneria Fontana, Cepo Imballaggi Srl, Vetreria Pellino, System Kit, IF arredamenti su misura, Italteloni, Innovatech e Bcc Roma, i nostri partner commerciali. E’ grazie a loro se possiamo sognare di tornare, in tempi non troppo lunghi, nel massimo campionato”. Quel campionato che voi avete vinto nel 1991 e nel 1994. Quali sono i tuoi ricordi? ”Entrambi gli scudetti sono scritti a carattere indelebile nel mio cuore. Nel 91 con me c’erano Lorenzo Nannoni e Sun Ling, nel 94 ancora Nannoni, Silveri e Li, con Valentino Piacentini che sebbene fosse giovanissimo era già un atleta di grande livello. Impossibile dimenticare il presidente Leoni e prima dil ui il compianto Luciano Collalti, il tecnico Vittorio Collalti e tanti dirigenti di spessore, come Giorgi, Bruscoli, Palombo e Affinati. Devo dirti però, in tutta sincerità, che tanto grande quanto la gioia di aver vinto quei due titoli, con 800 persone alle nostre gare casalinghe e tutta una città a festeggiare per le strade, è il rammarico per aver perso le finali del 92 e del 93. Anche in quelle stagioni agonistiche eravamo la squadra più forte, però le controprestazioni dei nostri cinesi, Sun Ling nel 92 e Chen nel 93. finirono con l’essere decisive per il responso che premiò Cagliari e Alfaterna. Abbiamo perso anche altre finali, ma quelle due davvero non mi sono andate giù”.
Che differenza c’è tra il tennistavolo che hai vissuto da giocatore e quello attuale? ”La disciplina è diventata molto più fisica, la parte della forza atletica è diventata preponderante rispetto alla tecnica e alla tattica, un un po’ come sta accadendo anche nel tennis. In questo momento sta andando forte la scuola francese. Se guardiamo alla Cina, da sempre la nazione guida del tennistavolo, ora hanno preparatori atletici, mental coach e tante altre figure che ai miei tempi non esistevano. I materiali sono cambiati, la velocità è aumentata, ma probabilmente i campioni di una volta avevano una tecnica più raffinata”. Il Ferentino giocò anche le Coppa Europee, misurandosi con giocatori di fama mondiale... ”Sia in Coppa Campioni, contro i campioni di Francia, che nella Coppa Evans, che ci vide arrivare fino alle semifinali, contro il Lubeck, ci togliemmo grandi soddisfazioni. Tra i nostri avversari c’era addirittura Gatien, che era uno dei primi cinque giocatori del mondo all’epoca. Restano ricordi indelebili, partite da consegnare in qualche modo alla storia di questo sport”. Di cosa ha bisogno il tennistavolo per crescere come disciplina, non solo in Ciociaria, ma in tutta la Penisola? ”La carenza di strutture è il principale freno a una popolarità che potrebbe crescere in modo esponenziale. Bisognerebbe inoltre far propaganda anche nelle scuole. Al Nord ci sono più strutture e non è un caso che da quelle parti ci siano giovani molto bravi. La Nazionale italiana giovanile è tra le potenze europee, ma poi questa supremazia a 15-16 anni bisogna confermarla in età più matura e non è semplice a queste latitudini. Anche ai miei tempi eravamo forti fino alle giovanili, poi perdevamo terreno rispetto a Francia, Germania, Svezia e le altre potenze”. Quali sono i progetti immediati per l'attività individuale? "Abbiamo intenzione di far maturare esperienza ai nostri ragazzi in tornei nazionali. Di recente D'Alessandris ha raggiunto la finale in una competizione nazionale riservata ai Terza Categoria. Sarebbe poi nostro desiderio organizzare a Ferentino un torneo di questo tipo, che farebbe da volano anche per le attività commerciali locali, visto che sono competizioni capaci di muovere oltre 300 partecipanti. Il principale passo avanti deve essere però compiuto, come detto, a livello di strutture". La chiacchierata finisce qui. Gennaro torna a lavorare in palestra, con i giovani che devono crescere e apprendere la cultura del lavoro. La sola possibile per rincorrere i sogni”.