Spazio satira
Lo scenario
10.11.2022 - 11:00
Nicola Zingaretti, deputato del Pd e presidente della Regione Lazio per dieci anni
Oggi Nicola Zingaretti si dimetterà da presidente della Regione Lazio, chiudendo una stagione politica lunga dieci anni. Con due vittorie consecutive: la prima nel 2013, la seconda nel 2018. La carica di Governatore è incompatibile con quella di deputato. L'addio avverrà dopo il giudizio di parifica della Corte dei Conti sul Collegato di bilancio della Regione. Quello di Zingaretti è un gesto di garbo istituzionale.
L'analisi
Ieri a Roma, al Tempio di Adriano, Zingaretti ha presentato il "Rapporto di fine mandato, il Lazio è più forte". All'evento erano presenti tutti gli assessori della giunta, tranne Roberta Lombardi e Valentina Corrado, del Movimento Cinque Stelle. Martedì il leader pentastellato Giuseppe Conte aveva tenuto una conferenza stampa interpretata dai Dem come una ulteriore presa di distanza. Allontanando l'ipotesi di una ricomposizione del Campo Largo. Ha affermato Nicola Zingaretti: «Alle 4 di questa mattina (ndr: ieri per chi legge) il consiglio regionale del Lazio ha approvato l'ultima legge di questa consiliatura, una norma importante che chiude alla grande uno straordinario periodo di rinnovamento dell'istituzione. Questa legge contiene per cittadini, imprese e terzo settore provvedimenti molto importanti: sul costo energetico ci sono aiuti ai cittadini per 25 milioni, per chi vive in case Ater 10 milioni e altri 23 per i Comuni del Lazio».
Aggiungendo: «Firmerò le mie dimissioni dopo l'intervento alla Corte dei Conti al decimo giudizio di parifica del rendiconto della Regione Lazio. Ho ascoltato la conferenza stampa di Giuseppe Conte. Penso che in questo modo Conte rompe l'alleanza di centrosinistra che governa il Lazio, senza motivo, perché la Regione non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore. Lo abbiamo deciso noi da anni e non lo decide certo Giuseppe Conte. Non serve che ce lo ricordi».
I commenti al Collegato
Il consigliere regionale Mauro Buschini rileva: «Un impegno concreto (ndr: il Collegato) nel quale abbiamo messo al primo posto l'ambiente, la salute e lo sviluppo dei nostri territori. Così come abbiamo fatto nel corso di questi cinque anni, sotto la guida del presidente Nicola Zingaretti e di tutta la giunta regionale, che ringrazio per il lavoro svolto, insieme a tutto il personale della Regione che non ha mai fatto mancare il proprio apporto decisivo. Abbiamo ottenuto risultati importanti, imprimendo una vera e propria svolta economica, sociale e politica alla nostra Regione, portando avanti un modello di gestione di governo unico nel nostro Paese a cui dobbiamo dare assolutamente continuità per continuare a garantire crescita e progresso a tutto il Lazio».
Sara Battisti, anche lei consigliere regionale dei Democrat, afferma: «Per me una grande soddisfazione per l'approvazione dell'emendamento che, finalmente, introduce la figura dello psicologo di cure primarie nel Lazio, tramite la sperimentazione di protocolli che prevedono la presenza della figura dello psicologo presso i punti unici di accesso (Pua) e le Asp. È stata una delle prime leggi a cui ho lavorato in questa legislatura, una promessa che si è fatta esigenza improrogabile con il Covid-19. Si tratta di una vera rivoluzione per il nostro sistema sociosanitario, attraverso il quale viene riconosciuto in concreto il benessere psichico al pari di quello fisico. Finanziando questa norma con oltre sei milioni fino al 2025, diamo sostanza al bonus psicologo rafforzando la rete dei servizi pubblici». Sia Buschini che Battisti si ricandideranno al consiglio regionale.
L'opzione D'Amato
A questo punto riflettori accesi sull'evento di oggi pomeriggio al Teatro Brancaccio, che vedrà protagonista Alessio D'Amato. Il quale ieri ha detto: «L'assenza delle colleghe M5S al rapporto di fine mandato di Zingaretti è uno sgarbo istituzionale. E segna una rottura definitiva». Non è un mistero che Alessio D'Amato, come candidato alla presidenza della Regione Lazio avrebbe l'appoggio del Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Con lui sono schierati altresì alcuni esponenti importanti del Pd. La domanda però è la seguente: se l'alleanza tra Dem e Cinque Stelle non si farà, è possibile che Alessio D'Amato possa diventare il candidato di tutto il partito? In un contesto di coalizione con il Terzo Polo? L'ipotesi è sul tavolo e dipenderà altresì dall'approccio di D'Amato. Ha argomentato l'assessore alla sanità: «Alleanze? C'è una discussione in corso. Io ricordo che alle ultime elezioni il centrosinistra unito vinse e il M5S corse solo. Quello che contano sono i risultati. Io candidato del Terzo Polo? No, sarò candidato unitario». Una sottolineatura, "candidatura unitaria", che apre più di uno spiraglio. Anche se bisognerà vedere se nel Pd ci sarà qualcuno intenzionato a effettuare un tentativo estremo per cercare di ricostruire il Campo Largo. Domani, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, Goffredo Bettini potrebbe confrontarsi con Giuseppe Conte.
Centrodestra
Per quanto riguarda il centrodestra, a meno di clamorosi colpi di scena a indicare il candidato alla presidenza sarà Fratelli d'Italia. In questo momento in pole position sembra esserci l'onorevole Fabio Rampelli. Ma restano in corsa sia Chiara Colosimo (anche lei deputato) che Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa. A questo punto dipenderà molto anche da quando si andrà alle urne. La data più probabile sembra essere quella di domenica 12 febbraio. Oppure il 5 dello stesso mese. Nel Lazio il sistema elettorale è a turno unico, non è previsto il ballottaggio. Inutile aggiungere che la Regione ha un peso politico notevole nello scacchiere nazionale.
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