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L'approfondimento

Un movimento artistico tutto da scoprire: le grandi illusioni dell'Op Art

Un viaggio immersivo nel mondo artistico. La Op Art è una tecnica degli anni '60 rivolta verso l' arte astratta con la manipolazione di figure

Il bellissimo mondo dell'arte che sin dai primi anni del Novecento vede la nascita di alcuni movimenti e di alcuni linguaggi nuovi e originali che porteranno spesso a delle vere e proprie rivoluzioni in campo artistico. Nel nostro viaggio tra le tecniche, questa volta andiamo a conoscere la Optical Art o Op Art. Si tratta di un movimento artistico del tutto nuovo nato dal pensiero e dalle idee di alcuni artisti verso l'arte astratta intorno agli anni Sessanta e che insieme ad un altro famoso movimento quello della Pop Art riuscirono a portare interessanti novità e alcune idee geniali arrivando ad influenzare e a cambiare il mondo dell'arte, strettamente legato ai movimenti dell'Arte Cinetica e dell'Arte Costruttivista.

L'Optical art si basa sullo studio della percezione visiva e su sperimentazioni legate ad essa e affonda le radici nell'interesse per la rappresentazione del movimento e nel carattere astratto di molta arte del '900. La Op Art riprende la ricerca di altre correnti dando risalto ai puri valori visivi. Questo scopo viene realizzato attraverso linee collocate in griglie modulari e strutturali diverse, attraverso l'accostamento opportuno di particolari soggetti astratti o sfruttando il colore, affinché le loro opere provochino illusioni ottiche, tipicamente di movimento. I maestri di questa corrente cercano di unire ricerca scientifica e armonia formale. Per raggiungere tale obiettivo si occupano della manipolazione di figure geometriche elementari e degli effetti che si possono conseguire accostando colori diversi o incrociando linee e trame.

Così facendo ottengono opere in cui riescono a dare l'impressione del movimento e l'illusione della tridimensionalità. Diventa così centrale la figura dello spettatore che, spostandosi di fronte ai quadri, può dare vita a una serie di letture e interpretazioni sempre nuove. Per quanto i lavori della Op-Art possano, a prima vista, sembrare dei virtuosismi ad effetto, in realtà esse si basano sui rigidissimi codici visivi e fondamenti scientifici relativi allo studio della percezione visiva. Tali opere, che si rifanno a regole percettive universali basate su sperimentazioni grafiche che attengono ai fenomeni della Gestalt, indagano sui rapporti causa effetto tra l'immagine e lo sguardo dell'osservatore, tra l'oggetto e il soggetto ricevente. Gli artisti vogliono ottenere, attraverso linee collocate in griglie modulari e strutturali diverse, effetti che inducono uno stato di instabilità percettiva.

In tal modo, essi stimolano il coinvolgimento dell'osservatore. La op art riprende ancora una volta la ricerca del Bauhaus, di De Stijl, quella concretezza e quella cinetica del Futurismo, dando risalto ai puri valori visivi. Per la gran parte le opere degli artisti della op Art realizzano le loro opere in modo da darci l'impressione visuale del movimento attraverso la scientifica organizzazione di forme geometriche e la precisa combinazione di colori puri che sono in grado di agire sulla sensibilità percettiva di qualunque osservatore. Spesso le opere che danno una maggiore illusione sono quelle astratte e soltanto con una maggiore attenzione riusciamo a vederne l'effetto rappresentato. I primi esperimenti cinetici furono realizzati dagli artisti Richard Anuszkiewicz, Bridget Riley, Julio Le Parc e Victor Vasarely, nelle cui composizioni l'effetto ottico è fortissimo. Anche in Italia abbiamo avuto degli ottimi rappresentanti della Op Art e dell'Arte cinetica come Gianni Colombo, Marina Apollonio, Alberto Biasi, Getulio Alviani e Piero Dorazio.

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