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Frosinone

Sanità, la terapia d’urto di Cavaliere

Parla il nuovo direttore generale della Asl: «Ho un piano per risolvere la situazione dei Pronto Soccorso»

Ieri mattina è arrivato prestissimo nel suo ufficio di direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Frosinone. Per l’insediamento alla guida dell’Azienda di via Fabi. Arturo Cavaliere ha le idee chiare su come affrontare la fase dell’impatto iniziale. E ha convocato immediatamente una riunione “full time” (che si terrà oggi) con dirigenti e funzionari. Ha davanti una sfida complessa e complicata, ma al tempo stesso avvincente. È il diciannovesimo manager della Asl in meno di venticinque anni. Al timone della sanità in un contesto che conta 3 poli ospedalieri (Frosinone-Alatri, Cassino, Sora), 91 Comuni e meno di 500.000 abitanti. Sa che deve ambientarsi, ma intende farlo in fretta. E soprattutto senza alibi. Il curriculum di Arturo Cavaliere: laureato in Farmacia, con specializzazione in Farmacia ospedaliera.

Docente universitario, è stato direttore generale alla Asl Roma 6 e direttore di Uoc (Unità operativa complessa) presso l’Azienda ospedaliera universitaria Sant’Andrea, la Asl di Viterbo e l’Istituto dermopatico immacolata-Irccs. È presidente della Società italiana di farmacia ospedaliera e componente del Comitato etico per le sperimentazioni cliniche di terapie avanzate dell’Agenzia italiana del farmaco. La scorsa estate Arturo Cavaliere è stato rieletto alla guida della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (Sifo) per il quadriennio 2024-2028. Parliamo di una società con oltre 3.200 associati, riconosciuta dal Ministero della Salute per l’elaborazione di linee guida professionali. Lo abbiamo intervistato.

Dottor Cavaliere, con quale spirito inizia questa sua nuova sfida professionale?
«Con lo spirito di sempre: gentile e determinato. Ci sono degli obiettivi da raggiungere e bisogna concentrarsi su questo».

Tra i problemi da affrontare c’è sicuramente quello della carenza di personale. Come si può intervenire, considerando anche che tanti professionisti, vincitori di concorso, hanno rifiutato la sede di Frosinone? Come si rilancia l’attrattività?
«Per invertire la tendenza è necessario comunicare meglio. Convincendo professori, medici e dirigenti che la Asl di Frosinone ha carte in regola e potenzialità significative. Penso a tutte le attività chirurgiche e della diagnostica, penso alle “specialistiche”. I livelli sono molto buoni. Vanno portati a conoscenza e poi va detto ai professionisti (giovani e meno giovani) che da queste parti c’è una scommessa che può essere vinta. E che quindi, declinando le giuste competenze, si può fare bene».

Ma è davvero possibile individuare delle soluzioni operative per migliorare la situazione dei Pronto Soccorso?
«La strategia va orientata sul sovraffollamento. Il Pronto Soccorso è la “trincea” di ogni ospedale. Per come la vedo io va costruito un sistema basato su più opzioni e soluzioni. Per esempio, in prospettiva, ritengo che debba essere tenuto in considerazione il contributo che possono dare i privati accreditati per una quota e una tipologia di pazienti. Poi intendo lavorare su un modello di efficientamento basato su una sorta di “turn over” organizzato e sistematico. Lo dico meglio: bisognerà arrivare ad un momento nel quale i pazienti che arrivano al Pronto Soccorso, dopo essere stati visitati, vengano rapidamente smistati nei vari reparti di competenza. La sanità pubblica rimane il cardine del sistema della sanità pubblica».

Ritiene quindi che serva un potenziamento dei posti letto, anche nell’ottica della riorganizzazione del Pronto Soccorso?
«Naturalmente un aumento dei posti letto è sempre importante. Ma dai numeri che ho potuto vedere, la Asl di Frosinone ha una buona dotazione. È sicuramente importante rimodulare. Lavoreremo molto su questo aspetto».

Da anni questo territorio aspetta il riconoscimento di Dea di secondo livello per l’ospedale di Frosinone. Pensa che si possa arrivare a dama?
«Mi sono appena insediato e quindi ho bisogno di capire come stanno le cose e fin dove è arrivato il percorso. Certamente lavorerò per centrare un obiettivo del genere. Per il riconoscimento di Dea di secondo livello, come tutti sanno, è necessario effettuare una serie di passaggi concreti. È evidente a tutti che una novità del genere rappresenterebbe un punto di svolta importante».

Quanto è importante il rapporto con il territorio?
«Beh, è imprescindibile. Infatti ho intenzione di confrontarmi con tutti coloro che lo rappresentano ai diversi livelli».

A suo giudizio quale il tema più importante da portare avanti in questa fase? Quale la “madre di tutte le battaglie”?
«Nessun dubbio: l’attivazione dei cantieri per le 14 Case di comunità e i 4 ospedali di comunità. Bisognerà correre. E tanto. Parliamo di investimenti relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza, parliamo di strutture attraverso le quali si può declinare la medicina territoriale. Ripeto: vanno attivati i cantieri e ci sono dei tempi da rispettare. Anche per quanto concerne le fasi del collaudo».

Ricapitolando sul versante delle priorità da affrontare subito?
«Attivazione dei cantieri per Case di comunità e ospedali di comunità, soluzioni per i Pronto Soccorso. Naturalmente bisognerà pure intervenire per quanto riguarda le liste di attesa e il reclutamento del personale. Ragione per la quale occorrerà fare i concorsi. Ci sono tutte le condizioni per fare bene».

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