Veroli: il chiostro di Sant’Agostino profuma d’estate e di storia, è stipato in ogni ordine di posti e taluni ne inventano di aggiuntivi, a lato delle colonne austere. Sembra un formicaio o forse, al riparo da metafore approssimative, solo un labirinto di pensieri.C’è un violino che veste e delizia l’attesa e ci sorprendiamo a pensare ad Ipazia, la pensatrice di Alessandria che rivoluzionò la storia con la forza delle idee. Ma son passati 1800 anni e perciò su quel palco le due sedie vuote non attendono Ipazia e le sue teorie neoplatoniche, ma due pensatori del terzo millennio. Chiara Francini è attrice e scrittrice, che è dittico non proprio intonso ma nemmeno così frequentato. Di regola le attrici brave e versatili come lei magari cantano o ballano. Invece lei scrive e non certo in modo banale: dispone le parole in modo armonioso, così armonioso da rapire l’immaginazione. Chiara come l’acqua di un ruscello, forbita e semplice al tempo stesso nell’eloquio che regala alla platea, una platea variegata per censo, età, look e gesti. A sollecitarla c’è Andrea Santacaterina, che fu pallavolista valente, rapito a un passo dall’esser campione da un’altra passione, quella della cultura, anch’essa variegata, forgiata tra scritti, racconti e tradizione. Incollato al territorio per scelta o per destino, muscoli guizzanti e analoga abilità nell’incedere del discorso, un interlocutore sagace per la bella scrittrice toscana, che fa giustizia in modo spietato di quel pregiudizio che vuole le donne avvenenti non proprio avvezze alle alchimie del pensiero. Bella, intelligente, impegnata, ci racconta la sua ultima fatica letteraria: “Le querce non fanno limoni”. Il titolo del libro è un proverbio sentito dalla nonna, il romanzo è avvincente e come ogni racconto che si rispetti scava nelle profondità dell’animo umano. Delia, la ex partigiana, arriva a Campi Bisenzio avvolta nel mistero: “fata, strega o aliena”, sinteticamente donna, che non ha paura della memoria, del confronto e nemmeno della vergogna, che può trasformarsi in “un’arma istituzionalizzata”, ma che è strumento di conoscenza, al pari del dolore, che fa parte della vita e alla vita bussa come un male necessario. <La lettura è cuore> afferma Chiara, e in questa affermazione c’è la summa di ogni slancio letterario, di ogni anelito di verità, perché c’è anche un profondo senso di giustizia ad animare il racconto. Romanzo storico, ma anche epistolare, un tertium genus di assoluta gradevolezza, “Le Querce non fanno limoni” sta raccogliendo meritati consensi di critica e pubblico. Fanno notare a Chiara che per taluni sarebbe un racconto un po’ troppo politico e lei cita Calamandrei e l’affermazione che la libertà sia come l’aria. E la libertà passa inevitabilmente dalla politica. La chiacchierata è avvincente, alcuni brani significativi del libro vengono letti da Chiara e da Andrea. C’è partecipazione vera, prima della fila per la dedica autografa e qualche selfie. E anche questa sera d’estate dedicata al sesto appuntamento di VeroLibri se ne va lì, tra le tante sere consumate, le frasi dette, le storie sussurrate. Ma i sorrisi e pensieri che ha regalato resteranno nell’anima di chi c’era, come una piccola stella che non teme di perder luce. Chiara come l’acqua di un ruscello.