Spazio satira
L'iniziativa
22.03.2024 - 10:30
L'incontro degli studenti dell'Istituto superiore “Angeloni” con la scrittrice Dacia Maraini
L'Istituto superiore "Luigi Angeloni" di Frosinone ha abbracciato calorosamente una delle autrici italiane più stimate al mondo. Il motivo è stato formalmente la presentazione del suo nuovo libro, "Vita mia" (Rizzoli, pagine 224), nel quale Dacia Maraini raccoglie e racconta le sue memorie in un campo di prigionia giapponese durante il Secondo conflitto mondiale.
In realtà, come ha spiegato il dirigente scolastico, prof.ssa Cristina Boè, «l'importanza dell'ascolto attivo e diretto degli alunni per una crescita formativa è alla base di un incontro di tale calibro». «Si è realizzato un sogno – questo l'incipit del saluto della dirigente – personale e della scuola. Non senza difficoltà abbiamo messo su l'intera macchina organizzativa per far sì che la nostra scuola potesse accogliere a braccia aperte una delle figure più straordinarie della storia letteraria del nostro Paese».
Un plauso è stato rivolto poi alle prof.sse Tiziana Lunghi e Claudia Messia, collaboratrici del dirigente scolastico, per il valido supporto organizzativo, ai diversi ospiti presenti, alla dott.ssa Valentina Sementilli, assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Frosinone, alla prof.ssa Mariolina Ciarnella, in rappresentanza dell'Irase Nazionale e Irase Frosinone, ente di formazione riconosciuto e accreditato dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, al prof. Francesco Mosticone, per l'Istituto San Bernardo di Casamari e alla prof.ssa Edina Furlan, dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo 1 di Frosinone. A moderare l'incontro, il prof. Stefano Testa, docente di discipline giuridiche ed economiche all'IIS Angeloni, che ha sottolineato l'importanza di leggere un romanzo autobiografico ma allo stesso ricco di contenuti storici «per capire i nostri tempi guardando al passato».
Toccanti e profonde le parole dell'autrice. «Parlare dei propri dolori – ha esordito –raccontarli facendo leva sulle proprie memorie è assolutamente terapeutico. Ce lo insegna Sigmund Freud. Non bisogna mai trattenere il proprio vissuto, non solo come arte catartica e liberatoria, ma soprattutto come insegnamento da trasmettere. Scrivere un testo come quello che vi presento oggi non è stato semplice ma doveroso, perché era arrivato il momento di opporsi a ciò che costituisce l'anima della guerra, che semplifica la realtà, dividendo il mondo in nemici ed amici, ponendosi e imponendosi come un brutale e violento dualismo da cui bisogna aver il coraggio di venire fuori». Un brillante intervento che è stato piacevolmente accolto dalla platea di alunni. «Amo il dialogo con i ragazzi – ha evidenziato l'autrice – Adoro rispondere alle loro domande (di cui appuntava ogni singolo dettaglio, ndr)».
E proprio da loro è arrivato un interessante stimolo sul ripercorrere quelle cicatrici che restano impresse sulla pelle ma che fanno dell'essenzialità la propria ragione di vita. Il pericolo, la paura, il rischio di morire da un momento all'altro, le costanti dell'infanzia della storica autrice italiana, contrapposte a ciò che sarebbe dovuto essere: gioco, sogni, libertà. E proprio sul vissuto della scrittrice, l'invito a coltivare competenza e passioni, a non porre il consumismo come faro o come costante di vita, ma ad offrire la propria conoscenza al servizio del prossimo. Per sentirsi felici e completi. Un ultimo insegnamento prima di dedicare spazio e tempo agli autografi di rito, Dacia Maraini lo ha rivolto agli alunni: «Agire per giustizia e mai per vendetta. Conoscere la storia per capire e per saper criticare».
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