Operazione "Bazar"
26.09.2019 - 09:00
La concreta sinergia messa in campo dai reparti operanti, le intercettazioni ambientali e telefoniche, ma anche informazioni di alcuni "confidenti", sono stati proficui per portare a individuare le persone accusate a vario titolo nell'operazione "Bazar" di acquisto, trasporto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Nonostante tutte le precauzioni adottate dagli indagati, mediante l'utilizzo di frasari "convenzionali" per la conduzione dell'attività criminosa (fettuccine/abbacchio/antimuffa) e per sviare eventuali investigazioni nei loro confronti, non sono riusciti ad eludere l'efficace ed incisivo monitoraggio dei carabinieri.
Le basi dello spaccio erano costituite anche da abitazioni, bar e ristoranti, all'insaputa dei titolari. In un caso, stando alle accuse, gli spacciatori si erano addirittura appropriati della casa di un consumatore. La utilizzavano sia per lo spaccio che per nascondere lo stupefacente costringendo il proprietario ad allontanarsi o a dormire sul divano. Costretto a subire pressioni psicologiche e violenze.
LE PAROLE DEL PENTITO
Importante la testimonianza di uno degli indagati che ha rilasciato dichiarazioni spontanee, accusandosi di aver effettuato, proprio per conto degli albanesi, dei trasporti di cocaina. «Angelo mi propose un facile lavoro per guadagnare alcuni soldi. Nella fattispecie Angelo mi riferiva che doveva recarsi a Bologna a fare un viaggio proponendomi di andare con lui. Il viaggio era finalizzato all'approvvigionamento di circa 300 grammi di cocaina con un compenso per me pari a 500 euro per volta. Inizialmente rifiutai per paura di finire nei guai, ma atteso le mie precarie condizioni economiche acconsentii».
«Per quanto riguarda gli indagati Myftar Balliu, Massimiliano Severa, Consuelo Di Lorenzis, Achille Terrinoni e Valentino Bronzetti - scrive il gip - si è visto che il coinvolgimento in attività delittuose aventi ad oggetto gli stupefacenti è sostanzialmente quotidiano, per cui rappresenta una fonte stabile di guadagno. Gli indagati rappresentano un punto di riferimento conosciuto nelle rispettive piazze di spaccio, per cui è evidente che vivano con i proventi di tali attività e che se lasciati in libertà continuerà a delinquere».
Il ruolo dell'infermiera
Nel complesso, le investigazioni hanno permesso di debellare un importante "giro criminoso" di elevato spessore con importanti illeciti guadagni, di individuare un altro canale di approvvigionamento facente capo a un'insospettabile infermiera di Ostia, che di volta in volta, a richiesta, riforniva la piazza di spaccio di Fiuggi, con a capo il cinquantaduenne Massimiliano Severa.
Carrozzieri compiacenti
Le auto utilizzate dagli indagati erano appositamente attrezzate da compiacenti carrozzieri per l'occultamento della droga. I serbatoi delle vetture erano stati sostituiti con "siluri" identici ai serbatoi originali.
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