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La "Malaterra"

Sacco avvelenato: scoperto un altro scarico illegale, nei guai azienda chimica

Denunciati il rappresentante e il tecnico della Univar di Morolo. Ieri è scattato il sequestro da parte dei carabinieri forestali e della polizia provinciale

Non c'è pace per la Valle del Sacco. Schiuma, cattivi odori. Un "fiume" di polemiche che da anni, oramai, tiene banco soprattutto sui social. Di pari passo, senza sosta, il lavoro dei carabinieri forestali e della polizia provinciale.

I controlli proseguono, anche in "silenzio", di giorno e di notte, per contrastare uno dei drammi più grandi della Ciociaria: l'emergenza ambientale. E proprio durante uno degli ultimi controlli congiunti sul fiume Sacco, il personale del Nipaaf di Frosinone e della polizia provinciale è stato sequestrato lo scarico dell'azienda chimica Univar che si trova a Morolo.

Denunciati il rappresentante dell'azienda, in quanto la società scaricava i reflui direttamente sul suolo. Ma lo stesso è finito nei guai, insieme al tecnico della società, con l'accusa di aver redatto dei documenti relativi ad ottenere l'autorizzazione allo scarico delle acque reflue industriali, domestiche e meteoriche, nei quali si attestava falsamente che lo scarico avvenisse sul corpo idrico. I sigilli sono scattati ieri mattina. Gli investigatori hanno eseguito un decreto, emesso dal GIP del Tribunale di Frosinone su richiesta della Procura presso il Tribunale di Frosinone. 

La ricostruzione
Durante i controlli il nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale del gruppo carabinieri forestali di Frosinone e la polizia provinciale hanno notato che i reflui dello scarico dell'azienda finita sotto la lente, stagnavano in una pozza schiumosa direttamente sul suolo, per poi convogliare (senza tubazioni protettive e quindi con una canalizzazione situata sul suolo) nel fiume Sacco.

Le analisi e le verifiche
Le successive analisi di Arpa Lazio sui reflui hanno rilevato un superamento dei limiti tabellari imposti dalla norma per i parametri solfiti e tensioattivi totali.
Le verifiche, dunque, sono state indirizzate al sistema di raccolta e depurazione delle acque di processo, domestiche e meteoriche della società Univar, a valle della depurazione, nonché sullo stato autorizzativo dello scarico.

Gli investigatori, stando alle accuse, hanno constatato che la società avrebbe dovuto scaricare i propri reflui direttamente su acque superficiali, mentre nei fatti lo scarico avveniva a circa trenta metri dal fiume. Ciò - secondo le accuse - è potuto accadere perché il tecnico della società, nell'istanza autorizzativa, avrebbe fatto figurare lo scarico come recapitante reflui direttamente sul fiume, mentre nella realtà la tubazione si fermava molto prima, scaricando i reflui sul suolo.

Le denunce
Denunciati il rappresentante della Univar in quanto stando sempre alle accuse la società scaricava i reflui direttamente sul suolo. Inoltre lo stesso rappresentante è accusato, insieme al tecnico per aver redatto dei documenti per ottenere l'autorizzazione allo scarico, attestando però falsamente che lo scarico di tali reflue avvenisse sul corpo idrico.

Invece i sospetti dei carabinieri forestali e della polizia provinciale si sono concentrati sulla densa schiuma che proveniva dallo scarico. E i reflui stagnavano in una pozza schiumosa direttamente sul suolo, per poi convogliare (senza tubazioni protettive e quindi con una canalizzazione situata sul suolo) nel fiume Sacco.

L'azienda ora può continuare a produrre ma non può utilizzare lo scarico. I reflui devono essere raccolti e smaltiti come rifiuti liquidi. Il sequestro di ieri, come detto, è frutto dei continui controlli lungo il fiume Sacco da parte del gruppo carabinieri forestali di Frosinone e della polizia provinciale. Controlli che proseguiranno in modo incisivo e capillare su tutto il territorio attraversato dal corso d'acqua.

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